Nov 2008 “Uomini contro la violenza contro le donne e
per una nuova relazione fra uomini e donne”
del Gruppo Uomini di Viareggio
La violenza sulle donne ci riguarda come uomini, perché ne siamo gli autori materiali, e chiama in causa tutta la nostra storia di maschi. Il Gruppo Uomini Viareggio, che fa parte anche dell’Associazione Nazionale “Maschile Plurale”, da tempo si incontra e si interroga sul senso ed il significato del proprio maschile. Partendo ciascuno dalla propria storia e dalla propria esperienza, abbiamo cercato un modo di stare insieme tra uomini, nella relazione con le nostre compagne, i figli e le figlie, con la mente aperta all’impegno politico, sociale, che già caratterizzava la nostra vita.Questo per il fatto che non ci riconosciamo nel modello maschile che abbiamo ereditato e per tanto tempo praticato, ma soprattutto perché sentiamo uno stato di malessere , o quanto meno di disagio, rispetto ad una maschilità autoritaria, invadente e spesso violenta, che non sa riconoscere la propria “parzialità”, e pretende di esprimere ed interpretare pensieri, sentimenti e parole di tutte/i. Confrontandoci sul nostro vissuto e sulla pratica del presente, nel pubblico e nel privato, abbiamo tentato di indagare le cause della violenza maschile. Nelle nostre discussioni sono emersi almeno due motivi alla base di tale grave atteggiamento:
– Il primo è che la violenza è un dato storico del genere maschile, caratterizzato in molti casi da competitività, arrivismo, carrierismo, sopraffazione, controllo etc, legato al concetto di potere e dominio che l’uomo è da sempre abituato ad esercitare nelle relazioni di lavoro, negli ambienti sociali, politici, culturali, ricreativi etc., ed in particolare, nelle relazioni con mogli, fidanzate, compagne. Normalmente l’uomo ha una connotazione di forza e decisionalità: ha creato un mondo ed un mercato del lavoro a sua immagine e somiglianza, ha formato una struttura politico-amministrativa che risponde alle proprie esigenze di potere, decide e fa le guerre etc., in poche parole noi uomini siamo figli del “patriarcato”.
– Il secondo motivo lo abbiamo individuato nella reazione, a volte violenta, alla crisi che l’uomo sta passando, e cioè la crisi dell’ordine gerarchico patriarcale. Dal momento in cui il dominio maschile è stato fortemente messo in discussione dal movimento femminista prima e dalla politica della differenza di genere poi (politica che ha contaminato e contamina sempre di più tanti uomini), ha determinato reazioni diverse: in alcuni casi smarrimento, distacco, chiusura in se stesso, indifferenza e paura, in altri una reazione di diffusa violenza, fino ad atti criminali, perché l’uomo si è sentito privato delle tutele offerte da un modello autoritario maschile. Gli spazi di autorevolezza e di libertà, che le donne vanno sempre più conquistando, sono vissuti da molti uomini come un attentato alla propria libertà ed al proprio potere, mai messo prima in discussione.
Sulla base di questi ragionamenti ci siamo chiesti: una nuova relazione fra sessi è possibile? Pensiamo proprio di si, ad una condizione, che è quella di attuare una relazione nella differenza sessuale, in cui ciascuno/a riconosca la propria parzialità. La pratica da seguire è quella di porci in uno stato di ascolto, col desiderio di conoscerci, confrontarci ed attuare modalità di relazione includenti fiducia e riconoscimento reciproco per la conquista di spazi di sempre maggiore libertà per entrambi. Dato che nella famiglia avvengono il 70% delle violenze sessuali, pensiamo che quello sia il primo luogo nel quale si debba metter in atto la pratica sopra detta. Infatti nel rapporto duale (uomo – donna) ed in quello familiare c’è il terreno ideale per sperimentare relazioni diverse fra uomo – donna, padre – madre, figlie – figli. Lo stesso sistema di relazioni va naturalmente praticato anche in ambiti diversi, sui luoghi di lavoro, nella pratica politica e sociale, in un pacato rapporto di insegnamento, apprendimento, ascolto, in cui abbiano spazio sentimenti, emozioni, passioni e corporeità.
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