Ott 2011 “Primo convegno ginecologi non obiettori”
Promosso dalla Laiga
Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194
Di fronte agli attacchi politici alla legge per la tutela sociale della maternità e l’interruzione di gravidanza (194/1978), si è costituita, già dal 2008, una associazione di Ginecologi che ha come scopo la tutela dei fondamentali diritti degli operatori e delle donne che usufruiscono della legge.
Gli obiettivi che l’associazione si è data sono:
- la difesa della legge 194;
- la difesa degli operatori legge 194;
- la difesa delle donne che usufruiscono legge 194 con particolare riguardo per le donne che chiedono l’aborto terapeutico;
- quello di creare una mappa dei luoghi in Italia dove sia possibile sottoporsi ad aborto terapeutico;
- quello di creare una mappa degli operatori al fine di consultarci, scambiarci notizie e sostenerci;
- la sorveglianza sulle “pari opportunità” in ambito lavorativo tra personale non obiettore e obiettore con denuncia lì ove vi sia discriminazione;
- la sorveglianza affinché la legge 194 venga attuata in tutte le ASL come previsto dalla legge e denuncia ove ciò non accada;
- quello di ottenere un aumento dei giorni di ferie e della retribuzione a favore degli operatori legge 194 poiché sopportano un carico psicologico maggiore rispetto agli obiettori.
La nascita di un’associazione di ginecologi non obiettori sembra rispondere al fatto che la loro scelta, nell’attuale quadro politico, li isola e li mette sotto attacco. Mentre si registrano casi di discriminazione in diverse strutture pubbliche, un pool di legali, valga solo ad esempio del clima, si é messo a disposizione dell’Associazione.
Il 21 ed il 22 Ottobre scorsi si é tenuto a Roma, in a Palazzo Valentini – sede della provincia di Roma, il “1° Convegno dei ginecologi non obiettori”. del quale è disponibile il programma.
Ne pubblichiamo volentieri il Comunicato Stampa di lancio.
Comunicato stampa: Primo convegno ginecologi non obiettori
I ginecologi non obiettori di tutta Italia si riuniscono per la prima volta a Roma, per creare una rete di conoscenze e per elaborare strategie di interventi per l’attuazione della legge 194.
Da quando è stata approvata, la legge ha permesso di azzerare mortalità e morbilità legate alle pratiche clandestine, ed il numero degli aborti è praticamente dimezzato.
Eppure gli attacchi a questa legge non si contano, ed una delle armi più efficaci per impedirne l’applicazione è l’obiezione di coscienza.
Uno strumento che in molte parti del nostro paese è diventato il primo passo per fare carriera negli ospedali, anche se si è anestesisti, ostetriche, infermieri, ausiliari.
Vi sono ginecologi obiettori perfino nei consultori. Siamo arrivati all’assurdità di proporre di ammetterne la liceità anche per i farmacisti, ovviamente solo per la pillola del giorno dopo.
I ginecologi non obiettori non lasciano sole le donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata o segnata da malformazioni o malattie del feto.
Questa assunzione di responsabilità e del proprio dovere di cura è diventata, nel caso specifico dell’aborto, una penalizzazione, in termini di carriera e di carichi di lavoro; il ginecologo non obiettore viene confinato a questa piccola chirurgia, viene considerato un ginecologo di serie B, e non un ginecologo “a tutto tondo”.
Difficilmente le donne protestano, perché confinate in quella zona grigia segnata dai sensi di colpa indotti da una società e da una medicina che si ergono a giudici anziché farsi carico del loro diritto alla salute fisica e psichica.
I ginecologi non obiettori si incontrano a Roma perché è tempo di fermare tutto questo.
E’ tempo di rivedere l’istituto dell’obiezione di coscienza, che non dovrebbe più essere ammessa per i nuovi assunti negli ospedali.
E’ tempo di ridare dignità a questa professione umanissima, pensando alla formazione dei giovani ginecologi, che dovrebbe prevedere anche l’insegnamento delle tecniche di induzione dell’aborto.
E’ tempo di riprendere la ricerca in questo campo per elaborare linee guida che permettano sempre meglio di tutelare la salute delle donne.
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