Giu 2005 “Le nostre responsabilità”
di Umberto Varischio
Lettera pubblicata su Il manifesto il 29 Giugno 2005
In mezzo a questa ondata di richieste di inasprimento delle leggi e dei controlli, di castrazione chimica e non e di repressione nei confronti degli immigrati un dato, pubblicato anche dal manifesto, rischia di sfuggire: più di mezzo milione di donne in Italia sono vittime di stupri o di tentativi di violenza sessuale.
Al di là delle strumentalizzazioni politiche, dei casi enfatizzati dalle cronache di questi ultimi giorni questo dato ci interroga tutti in quanto uomini; un numero così alto di violenze o tentate violenze non sono certo opera solo degli immigrati anzi è presumibile che la stragrande maggioranza siano state agite da noi italiani di diverse età. Certo vanno ricordate, come è stato fatto, sia le cause sociali che quelle culturali di questo fenomeno e anche le politiche di esclusione che creano emarginazione e disperazione ma le dimensioni dello stesso, unito a quello crescente delle violenze domestiche non sessuali e quello degli omicidi di donne da parte di mariti, conviventi o parenti ci spinge a chiederci quali sono le altre radici profonde di quello che sta accadendo.
Nessuno dei commenti che ho letto sinora si interroga sulle cause che possono essere riferite al genere, cioè al nostro essere uomini. E’ come se su questo punto si mettesse in atto una rimozione collettiva che riferisce le responsabilità dell’accaduto solo all’altro da noi, altro che può essere lo straniero, oppure gli altri uomini oppure a cause economiche, sociali e culturali. E se di straniero si tratta non c’è di meglio che imputare l’inciviltà e la barbarie a un altro uomo, che oltre tutto nelle fantasie più estremiste (ma non solo) mette in pericolo e ruba la donna di nostra proprietà. Cosa di meglio se non mettersi in competizione con l’altro (uomo) per la supremazia e il possesso, giocando sul piano della maggiore o minore civiltà, che ha come «premio» la donna. Come se i devianti, gli asociali in questo campo fossero sempre qualcosa di esterno al nostro maschile, dimenticando che i dati e le statistiche ci parlano d’altro, d’una violenza, anche sessuale, che si agisce all’interno della civiltà occidentale, bianca e cristiana, oltre che all’interno delle nostre case. Forse dovremmo invece cominciare a interrogarci, in quanto uomini, sul nostro rapporto con il potere, la violenza e la sessualità, la pornografia e la prostituzione. E anche con il nostro quotidiano nei rapporti tra donne e uomini. E forse dovremmo farlo, partendo dalla nostra parzialità, anche collettivamente.
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