Breve e poetico racconto di Giancarlo dopo il nostro incontro interno di Bologna del weekend 29-31 gennaio 2016
La relazione
di Giancarlo Viganò
Maschile Plurale cosa vuol essere?
Un’Associazione?
Un Movimento?
Vuol essere una Relazione.
Si abbracciano, si baciano anche senza conoscersi.
Poi si siedono a chiudere un cerchio o meglio un’ellisse di sguardi che vogliono riconoscersi, ciascuno col carico del viaggio e l’incertezza di quel che verrà, cercando di adattarsi al sedile e alle vibrazioni del luogo che accoglie.
La stanza è incurante del mondo attorno a sé, densa solo della sua energia e delle sue storie.
Si parla ed è un dire fraterno, un sorriso che sa di apertura e ospitalità.
Forse perché sono in pochi, forse perché si sentono legati da un pensiero comune, da una speranza che porte possano aprirsi e restare aperte.
E il tempo scorre, le parole si stendono prima contratte e poi più lunghe, come onde al largo.
E’ il mare aperto dei pensieri che accoglie la barca degli uomini plurali, ciascuno col suo remo che affonda sollevando spruzzi diversi.
In taluni il gesto è breve e secco, e il remo si solleva dall’acqua quasi asciutto, in altri l’immersione è più lenta e vibrante, quasi a raccogliere energia nel mordere il bagnato.
Il mare aperto è necessario, solo al largo del riconoscibile il blu è più intenso, profondo.
Gli uomini portano impressi addosso i loro segni distintivi, tanto che la pelle di ciascun viso sembra impregnata dell’humus della propria terra che traccia il contorno delle rughe e delle voci.
La Campania da colore al Piemonte, la Brianza riconosce il Lazio, la Sicilia rimane Sicilia anche col rigore sabaudo e la Puglia rafforza il sapore già forte dell’Emilia.
Gli uomini hanno nel sorriso le loro radici.
E’ forte la sensazione che ognuno abbia il desiderio di attingere alla ricchezza dell’altro di cui si sente carente o, almeno, dissetarsene e che, dopo il viaggio nel mare del desiderio comune di esserci, rimanga magari la sete ma senza l’arsura.
E quel mare è il desiderio di partecipare per dire che la forza maschile è forza buona e non di violenza, è forza di combattere la violenza e di farlo insieme alla forza del femminile.
Infine il saluto lasciando nella stanza che li ha accolti l’abbraccio impalpabile della loro energia.
La relazione è un equipaggio che, seduto ai banchi dei remi e senza catene, spinge con ritmo di un coro la nave verso una meta condivisa.
Commenti recenti