Cosa cambia se la questione della violenza alle donne viene interrogata come violenza maschile? Se si sposta lo sguardo dalle vittime agli autori?
È questa la domanda da cui sono partiti alcuni uomini che hanno deciso di prendere parola contro la violenza e di darsi appuntamento a Roma per confrontarsi e lanciare assieme una serie di iniziative concrete.
L’incontro nazionale, si terrà nella giornata di
sabato 14 ottobre presso il Teatro Due (vicolo Due Macelli 37):
si aprirà alle ore 11.00 con dei lavori di gruppo mentre alle 14.30 si terrà l’assemblea pubblica plenaria.
L’iniziativa ha suscitato molto interesse tra uomini e donne che a centinaia hanno scritto dando la propria convinta adesione ma anche proponendo spunti di riflessione o contributi alla discussione. Ora gli organizzatori si aspettano con l’assemblea romana di costruire uno spazio pubblico di confronto e di rilanciare nuove iniziative.
Si può aderire scrivendo una mail ad: [email protected]. Per informazioni: 338/5243829, 347/7999900.
L’iniziativa è stata presa da uomini impegnati nella riflessione sul maschile e sui rapporti tra uomini e donne, che qualche settimana fa hanno promosso un appello intitolato “La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo parola come uomini”. «L’appello – spiegano i promotori – è il risultato di una pratica di scambi tra uomini e donne e di appuntamenti di confronto moltiplicatesi sempre più negli ultimi anni in diverse città italiane, segno di un lento ma significativo cambiamento di coscienza».
L’appello, pubblicato da diverse testate giornalistiche locali e nazionali e quindi rilanciato via radio e via internet, ha oramai ottenuto oltre quattrocento adesioni da diversi gruppi e associazioni, ma anche da professori e insegnanti, politici, sindacalisti, giornalisti, artisti, psicologi, medici, o semplici cittadini uniti dalla volontà comune di dichiarare la propria contrarietà alla violenza e dalla disponibilità a interrogarsi come uomini sulle radici di questo inaccettabile fenomeno sociale. All’appello hanno aderito fra gli altri professori universitari quali Giuseppe Cotturri, Angelo D’Orsi, Ivano Spano, Alessandro Portelli, Osvaldo Pieroni, politici quale Piero Fassino e Franco Giordano, giornalisti quali Gad Lerner, Alberto Leiss, intellettuali quali Aldo Tortorella e Goffredo Fofi, Psicoanalisti come Luigi Zoja, scrittori come Nanni Balestrini.
«Non c’è alcuna intenzione di criminalizzare genericamente l’intero genere maschile», sottolineano ancora i promotori, «non si può tuttavia fare a meno di interrogarsi criticamente sul radicamento e l’ampiezza delle pratiche di violenza maschile, dallo sfruttamento sessuale, agli stupri, agli omicidi di donne. Questa piaga sociale ci obbliga a interrogarci in prima persona e a ripensare criticamente la cultura e la mentalità maschile e anche la concezione dei rapporti tra i sessi che segnano la nostra società. Tale problema non può essere risolto semplicemente con misure repressive o d’emergenza o trattando queste violenze come fenomeni di marginalità sociale o di follia. E a un cambiamento di civiltà tra uomini e donne, ciò a cui siamo chiamati. Non è solo una lotta contro la violenza e la prevaricazione, ma uno sforzo positivo per aprire spazi di libertà e di riconoscimento per tutti, per le donne e per gli stessi uomini».
L’iniziativa ha suscitato molto interesse tra uomini e donne che a centinaia hanno scritto dando la propria convinta adesione ma anche proponendo spunti di riflessione o contributi alla discussione. Ora gli organizzatori si aspettano con l’assemblea romana di costruire uno spazio pubblico di confronto e di rilanciare nuove iniziative.
Si può aderire scrivendo una mail ad: [email protected]. Per informazioni: 338/5243829, 347/7999900.
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