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Cavaion Veronese (Vr) 24/11/2019 – #rispettiAMOci!

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Alcuni testi che verranno letti

  1. La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini. I dati sono allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. 
  2. Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo. E tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche.
  3. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità con un’antica attitudine maschile, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi e alla maggiore libertà femminile.

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  1. Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. La violenza è l’emergenza più drammatica.
  2. Il corpo femminile è negato con la violenza. Ma viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio. Lo sguardo maschile non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
  3. Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro. Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi.

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  1. Quando si prende la parola contro la violenza sulle donne da una parte c’è il rischio di indossare i panni dell’uomo buono, che condanna i malvagi considerandosi estraneo al problema; dall’altra c’è il rischio opposto, cioè di sentirsi colpevole per il solo fatto di appartenere al genere maschile. Facile quindi sentirsi schiacciati, e avere la tentazione di rinunciare.
  2. Io sono qui perché credo che ad essere in gioco non sia soltanto la sacrosanta libertà delle donne, bensì anche la mia e la tua. La speranza sta in questo fatto: un numero sempre maggiore di uomini si sta accorgendo che senza la libertà femminile non può esistere neanche quella maschile.
  3. Gli uomini NON sono tutti uguali. Gli uomini possono sganciarsi dalle dinamiche autoritarie e violente della virilità patriarcale e costruire tra loro relazioni di vicinanza, affetto e verità, in modo che gli altri maschi non siano più potenziali rivali in perenne competizione e in modo da essere finalmente liberi di disporsi nel vasto oceano delle differenze maschili.

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  1. E’ importante incoraggiare il desiderio maschile di vivere in modo più positivo e profondo la paternità sostenendo anche il riequilibrio nel lavoro di cura domestica e genitoriale. Ciò significa armonizzare il modo di lavorare e di produrre reddito con i tempi della vita e della riproduzione della vita.
  2. E’ importante anche aumentare l’occupazione femminile e migliorare la condizione di tutti i lavoratori e le lavoratrici rispetto alle scelte familiari e di convivenza e ai tempi di vita. Tutti noi dobbiamo avere il tempo da dedicare alle relazioni e alla cura.
  3. Trasformare il maschile è pratica quotidiana di ciascuno che dura tutta la vita, quella personale e quella dell’umanità, e aiuta a stare nelle relazioni con cura e rispetto.                                                      

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  1. Ci sono poche parole che dicono ciò che davvero conta: cura reciproca, rispetto di ogni altro/a, amore… che poi si traducono di volta in volta in pazienza, disponibilità, ascolto, gratuità, accettazione…
  2. Il lavoro quotidiano di trasformazione della mia maschilità e di incontro con una virilità a molte dimensioni, non appiattita sugli stereotipi di forza e affermazione di sé, mi aiuta davvero a stare sempre meglio nelle relazioni e nella vita.
  3. Questi mi sembrano i due scopi principali e fondamentali da perseguire: il cambiamento personale e quello di tutto il genere maschile. Una cura autentica di sé è già desiderio di amore per il mondo.

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  1. Io ho sempre avuto un profondo disagio a rivestire quello che ci sia aspettava da me come uomo. Abbiamo tantissime immagini di un maschile orrendo fatto di prepotenza, rigidità, intolleranza, competitività, aggressività, forza, dominanza. Una mascolinità tossica per le donne ma anche per noi! Quanta ansia da prestazione mette il dover sempre aderire a quel modello!
  2. Questo tipo di virilità maschile ha tolto agli uomini la virilità emotiva, il diritto alla fragilità, alla gentilezza, alla sensibilità, l’empatia. Maschio non è solo quello del cielodurismo: maschio è un sacco di altre cose empatiche, responsabili, partecipate e partecipanti, belle e altrettanto gratificanti. Certo: tocca alzare il culo dal divano e fare fatica a metà con le donne.
  3. Prendiamoci la libertà di entrare in contatto con i nostri sentimenti e sentiamoci liberi di parlarne. Potremmo scoprire che non è così male! E non c’è nulla di debole, di sconveniente o di sbagliato. Recuperiamo la dolcezza come “qualità” pura, rintracciabile nello sguardo, fruibile solo per assaggio che nasce e si manifesta con lo sguardo. Cerchiamo di “sentire” con attenzione ed empatia quando la nostra compagna ci dice la sua sofferenza per nostri comportamenti che percepisce come violenti… Maschio è bello. Io non voglio essere il paladino delle donne. Semmai il paladino di nuovi uomini.

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  1. Io vivo in un’epoca moderna, negli anni duemila ma rimango uno dei bambini cresciuto per essere forte, un piccolo guerriero che non piange, che se PREVARICA I Più DEBOLI VIENE GIUSTIFICATO E RITENUTO BENEVOLMENTE “UN BAMBINO VIVACE”. Osservo che uno dei verbi che descrive l’atto sessuale se il soggetto della frase è un uomo è “possedere”. Ora: e se io non volessi “possedere” una donna? Rischierei forse di non essere più uomo? Agli occhi dei miei simili diventerei… “frocio”?
  2. Io vengo dopo la liberazione sessuale ma conosco il sesso sulla carta patinata di un rivista prima che nello sguardo e nel corpo di una donna. Degli argomenti legati al sesso parlo con gli amici attraverso frasi fatte, ELENCANDO LE MIE CONQUISTE, OBBLIGATO IN UN rituale.    PER  chi non LO SEGUE, la pena è una soltanto: ESSERE CHIAMATO «Frocio!».
  3. Io vengo dopo la costituzione repubblicana, vivo in paese libero, eppure ho la sensazione di non poter chiedere consiglio agli amici: della serie «Non aiutatelo: deve farcela da solo!». Come se, tra noi uomini, ci fosse sempre, sullo sfondo, un agonismo strisciante, una specie di gara sempre in corso.
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