Un progetto per trasformare la cultura della violenza
ARCHIVIO PROGETTI14/07/2023Il 5 giugno scorso sono iniziati i lavori del progetto di MP “Contrastare la violenza di genere trasformando la cultura che la produce”
Il 5 giugno scorso sono iniziati i lavori del progetto di MP “Contrastare la violenza di genere trasformando la cultura che la produce”
Dopo la presentazione delle intese Stato Regioni sul contrasto alla violenza di genere. La violenza maschile contro le donne è un fenomeno complesso e radicato in una cultura diffusa: per […]
Hanno superato quota 1000 gli/le iscritti/e al corso di formazione online su “La vittimizzazione secondaria nel contesto della violenza contro le donne” attivato lo scorso 14 ottobre dal progetto Never Again. In considerazione del grande interesse suscitato, le iscrizioni sono prorogate al 30 novembre 2021
La vittimizzazione secondaria nel contesto della violenza contro le donne: al via il corso di formazione gratuito rivolto a forze dell’ordine, operatori della giustizia e giornalisti nell’ambito del progetto europeo NEVER AGAIN
“Il silenzio delle campane. I virus della violenza e la cura” sarà presentato il prossimo venerdì 4 giugno alle ore 17 alla Casa internazionale delle donne di Roma (via della Lungara 19): interverranno Maura Cossutta, Fulvia Bandoli, Vincenzo Vita e Sergio Bellucci
Ha preso avvio il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e data non casuale, il progetto europeo Never Again che punta a trasformare l’approccio e la cultura professionale del sistema giudiziario, delle forze dell’ordine e dei media quando trattano di violenza domestica e di genere.
Cosa cambia se come uomini e come padri mettiamo al centro delle nostre relazioni il riconoscimento della vulnerabilità, dei bisogni e dei desideri di ciascuno, anziché l’ossessione per il controllo e l’autocontrollo?
Se ripensiamo il nostro corpo e il nostro sesso non come un’arma da scaricare ma come una soglia che si sporge a incontrare un altro desiderio?
Se proviamo a metterci in ascolto dei nostri diversi vissuti e bisogni, accettando la fatica del confronto e del conflitto anziché delegare ad “uomini forti” e ad esperti per trovare una via d’uscita?
Se testimoniamo un’idea di politica fondata sull’incontro e la convivenza tra diversi, anziché sulla chiusura e l’odio verso le alterità prossime e distanti?
Se ripensiamo l’economia e il lavoro in termini di cura, condivisione, manutenzione e benvivere quotidiano anziché in termini di crescita dei profitti e di sviluppo illimitato?