Apr 2012 “Cinquantaquattro”
dal Sito Femminismo a Sud
Riportiamo la pagina di Femminismo a sud pubblicata dopo l’uccisone di Vanessa Scialfa.
In questi stessi giorni abbiamo pubblicato anche
l’appello “Mai più complici” lanciato da Se non ora quando e alcune blogger, con una risposta di Stefano Ciccone di Maschile Plurale,
l’adesione che all’appello ha dato l’Associazione Ragazze di Benin City e
la lettera aperta che Fulvia Bandoli ha indirizzato agli uomini del suo partito.
“Nella mailing list di coordinamento dei blog femministi si discute dei vari modi attraverso i quali comunicare e raccogliere contenuti e proposte contro la violenza sulle donne. Tante hanno già detto e stanno già dicendo parole, ciascuna a partire dalla propria sensibilità ed esperienza. Contrarie alla modalità a reti unificate che appiattisce differenze e sensibilità uniformandole al parere di chi ha più visibilità mediatica, noi continuiamo a ribadire, contro ogni egemonia culturale e dal margine, che ogni singola voce è importante. Incluso la nostra. La proposta di una di noi, che potete discutere, integrare, sottoscrivere, spammare, è quella che leggete sotto. Per Vanessa, per Stefania, per tutte”.
Cinquantaquattro
Sono #54 le vittime di violenza maschile in Italia dall’inizio del 2012. Inclusi bambini e uomini, nuovi partner, che diventano vittime trasversali di delitti finalizzati a sancire un diritto di proprietà degli ex o attuali partner sulle donne.
L’ultima vittima, Vanessa, aveva vent’anni. Nei media ancora una volta si avanzano moventi che realizzano un terreno di legittimazione della violenza sulle donne. Gelosia, raptus, droga, insistendo sul dettaglio dei contesti che da nord a sud vedono ripetersi esattamente le stesse dinamiche.
Il termine corretto per classificare questi delitti è “Femminicidio”, ovvero un delitto che limita, prevarica, la libera scelta delle donne nel momento in cui vorrebbero lasciare un uomo, decidere con chi stare, chi amare. Le vittime di questi delitti muoiono per la propria libertà e in Italia nel frattempo si continua a diffondere una cultura che invece impone la limitazione delle libertà di tutti incluse quelle delle donne a partire dai provvedimenti che le rendono più precarie, senza reddito e dunque dipendenti economicamente dagli uomini che spesso poi le uccideranno, a partire da quelle regole che impongono alle donne ostruzionismi e obiezioni circa la propria sessualità, la contraccezione, l’applicazione della legge 194, i consultori, a partire dalle leggi che isolano e marginalizzano molte donne perché migranti costringendole alla clandestinità e dunque nelle mani di sfruttatori, ricattatori e clienti assassini.
La libertà di scelta delle donne in Italia viene limitata sempre salvo poi riconoscere diritto alla “tutela” da parte di quello stesso Stato che impone restrizioni e regole morali degne degli anni ’50.
Le donne in Italia non muoiono per caso. Lo sanno le donne e gli uomini che non agiscono e non concepiscono quella violenza e che ogni giorno combattono, insieme, per realizzare una società che elimini ogni forma di discriminazione.
La violenza sulle donne non si può risolvere imponendo una prigione morale alle vittime e neppure imponendo soluzioni che operino esclusivamente sul terreno repressivo senza mai parlare di prevenzione, cultura e di supporto alle vittime.
Servono più centri antiviolenza. Serve parlarne nelle scuole. Serve che le donne che sfuggono la violenza possano poggiare su una rete di riferimento ampia che offra loro l’opportunità di trovare servizi concreti, strumenti, supporto concreto, quando è utile. Serve poi che le donne vittime di violenza non siano dimenticate mai. Bisogna parlare di loro e seguire i processi (come quello per il delitto di Stefania Noce) che derivano da quei delitti perché bisogna impedire che i loro volti ricorrano sui media giusto il tempo di fare audience per poi vederli cancellati dalla memoria di tutti sostituiti dalla notizia del delitto successivo.
Sono #54. #54 persone uccise. E’ il momento di cominciare a pensare alle soluzioni. Quelle concrete. Insieme.
Noi ci siamo.
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