Appello per uno spezzone putatransfemministaqueer nella manifestazione del 15 Ott 2011
Siamo stanche di sessere carine e comprensive, di stare a casa, di fare lavori di merda, di chiedere il permesso, di sorridere, di avere stile, di farci toccare il culo…
Per troppi anni abbiamo chiesto un cambiamento sociale e istituzionale, l’uguaglianza e i diritti civili come donne e come lesbiche, gay, trans. Ci hanno risposto che i tempi non erano maturi, che sua santità non era pront*, oppure che qualche concessione poteva essere fatta, per le italiane, purché ci prestassimo al gioco delle retoriche e delle politiche nazionaliste, razziste, securitarie,normalizzanti. Purché ci prestassimo a dire che il pericolo per le donne e per le frocie sono gli immigrati. Purché dimostrassimo di essere donne e omosessuali per bene.
Di fronte all’esplodere sulla scena pubblica di scandali sessuali che hanno reso evidente la contraddizione di genere, ci siamo dette: se non ora, quando? Ma non era ancora il momento per poter rigettare in blocco il capitalismo pedo-pornografico-farmacologico che produce e regola questo regime di sessualità.
Oggi, di fronte alla crisi che investe, oltre alle nostre vite, la sovranità statuale, la rappresentanza, le forme della politica, è venuto il momento di agire pratiche comuni a partire dalla complessità e dalla molteplicità delle nostre collocazioni e situazioni, e di convergere verso le lotte precarie per il reddito e per il diritto all’insolvenza.
E’ venuto il momento di portare dentro di esse la critica all’eterosessualità obbligatoria e alla violenza maschile, la ricerca di immaginari postpornografici e di pratiche contrasessuali, per produrre localmente momenti in cui saltino simultaneamente tutte le stratificazioni del biopotere e del potere. Il neoliberismo è intrecciato al biopotere e i nostri corpi, le nostre storie, e le convergenze e alleanze che costruiamo, sono le pratiche che possono sovvertirlo.
A partire dalla giornata di mobilitazione internazionale del 15 ottobre, che vedrà in piazza contro la crisi e la precarietà student*, lavorat*, immigrat*, scenderemo in lotta per le nostre condizioni di vita materiali.
Il soggetto precar* non è una figura astratta della produzione postfordista: è un corpo parlante che comincia a esigere il suo “habeas corpus”.
Sappiamo di cosa parliamo quando nominiamo la ricattabilità politica, sociale e sessuale sul luogo di lavoro; conosciamo bene lo sfruttamento del corpo, dell’affettività, della capacità di relazione 24 ore su 24. Lo sappiamo come donne, gay, lesbiche, trans, queer, da sempre, da molto prima che diventasse una condizione generalizzata.
Il 15 non è che un passaggio: costruiremo uno spezzone che dia visibilità alla presenza inter-trans/lesbo/femminista/queer, in cui ci sia spazio per le pratiche anche diverse che ci caratterizzano.
Vogliamo uno sciopero precario in cui bloccare, assieme ai flussi materiali e immateriali della produzione, anche i flussi di desiderio sostenuti dal capitale, per fare irrompere uno spazio pubblico di riappropriazione dei corpi e dei piaceri, di relazioni e affettività altre.
“Siamo una realtà, operiamo un diverse città e contesti, siamo conness*, stiamo generando alleanze e strutture proprie: non ci farete tacere mai più.”*
Appuntamento sabato 15 alle 13.30 in Piazza Esedra- Roma
Frangette estreme
Fuoricampo Lesbian Group
MIT Movimento Identità Transessuali
Sexyschock
Circolo PINK Verona
Riprendiamoci la politica – Roma (aderisce con suo documento)
Valentina Vandilli
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