Ott 2011 Pornotopia letto da GP Leonardi *
già pubblicato da finzionimagazine.it
col titolo Forza Gnocca sia…
Il più grande narratore italiano degli ultimi anni – almeno dalla morte di Pier Vittorio Tondelli (di cui tra un paio di mesi ricorre il ventennale, save the date) – è Silvio Berlusconi.
Ormai archiviato, senza infamia e senza lode, il postmodernismo e con il neoliberismo sul viale del tramonto, il narratore Berlusconi, ultima possibile incarnazione professionale del presidente, ha generato un persuasivo e nuovo immaginario collettivo, che si configura in altrettanti nuovi modelli di italianità, di maschilità e femminilità, produzione e fruizione culturale.
La potenza performativa del linguaggio e del corpo del capo, sempre esibito come un prodotto da vetrina, nella buona e nella cattiva sorte (cos’è se non un contratto matrimoniale, quello firmato con gli italiani nel salotto di Porta a Porta), ha reso possibile e auspicabile l’accesso a uno stile di vita tutto giocato sull’esteriorità, sulla superficie, sulla pelle. Il corpo del capo non si può imitare né sostituire, lo si può solo toccare, desiderare, possedere (ma non penetrare), anche solo per un giro, come nell’ingranaggio pornoutopico e mitizzante che è il bunga bunga.
All’alba di una nuova era, Berlusconi è stato ed è l’unico narratore occidentale capace di cogliere i segni e le istanze di un cambiamento paradigmatico ed epistemologico e farsene portavoce. Come in un grande reality trasversale, la realtà si è trasformata in uno spettacolo senza interruzione e senza confini: tutti possono parteciparvi, tutti possono vincere la possibilità di sedere alla sua destra.
Lo spazio privato scompare completamente nella grande narrazione berlusconiana, e nei discorsi di rimando che gentilmente gli offrono i fedeli nemici di Repubblica, tanto da essere interscambiabile con quello pubblico e ufficiale. Palazzo Grazioli a Roma, Villa San Martino a Arcore e Villa Certosa in Sardegna sono entrate a far parte di questo immaginario contemporaneamente come abitazioni private, sedi istituzionalizzate, luoghi di svago e centri nevralgici di controllo biopolitico, indistintamente. Lì, all’interno di spazi privati pubblici, il narratore Berlusconi tesse la sua trama coadiuvato da cortigiani, procacciatori, prelati.
Berlusconi è un highlander (non un bambaccione che oscilla tra infantilismo e precarietà, né un arzillo vecchietto con una sindrome senile di Peter Pan, ma un ‘uomo di mezz’età’ che sta a indicare un’età sospesa, indistinta, senza fine) che si nutre per sopravvivere e riprodursi di dispositivi tecnologici e umani, interscambiabili proprio come i setting dove ambienta le sue narr/azioni politiche, famigliari, erotiche e, in ultima analisi, politiche.
Il progetto architettonico di una nuova società e di una nuova ecologia dei poteri, così come narrato da Berlusconi, prende le mosse (spostandolo più in là) da un modello collaudato da Hugh Hefner a partire dalla metà del secolo scorso, proprio quando il capitalismo nella sua versione fordista stava mostrando i propri limiti. Con Playboy, nelle sue varie configurazioni editoriali (rivista, show televisivo, casa editrice, etc.) o spaziali (la Plaboy Mansion, i club sparsi nel mondo, l’agenzia di viaggio, l’aereo privato sintomaticamente denominato Big Bunny, etc.), Hefner realizza il primo impero multimediale e pornotopico dell’età moderna al cui centro è posizionato il maschio eterosessuale, borghese, bianco e indefessamente scapolo. Presentandosi già dal 1953 come una “rivista da interno”, Playboy promuove una riconquista dello spazio domestico da parte di questo neomaschio, che così si ritaglia nella realtà urbanizzata uno spazio privato nel quale organizzare la propria vita e i propri piaceri secondo le esigenze del proprio corpo, arredando la propria casa con gadget multimediali sempre a portata di mano, protesi artificiali a uso e consumo dei suoi desideri. L’attico dello scapolo è uno spazio nel quale le donne sono solo di passaggio, vi soggiornano (ma non vi risiedono) solo per soddisfare le sue pulsioni e fantasie.
A Playboy e alla sua avventura trans mediale è dedicato Pornotopia. Playboy: architettura e sessualità di Beatriz Preciado (Fandango Libri 2011, pp. 235, € 16,50), una avvincente e convincente storia della cultura occidentale contemporanea, imprescindibile anche per comprendere e resistere all’Italia di oggi.
* Figlio illegittimo di Virginia Woolf e Morrissey, e separato alla nascita dalla sorella gemella Adrienne Rich, gp è una lesbica intrappolata nel corpo di un gay. Pubblica con una certa regolarità su finzionimagazine.
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