“Lo sai che ti amo, vero?” -Un familiare, violentatore.
Foto da Project Umbreakable
A photography project aiming to give a voice to sexual assault
Savignano (MO) 26 Nov 2012 ore 20,30
“Fermiamo la violenza sulle donne: la parola agli uomini”
Municipio di Savignano
Intervengono:
Assessore alle Pari Opportunità, Ana Maria Tabilio,
Vittorina Maestroni del Centro Documentazione Donna di Modena,
Giorgio Penuti dello Sportello “Liberiamoci dalla Violenza”
Mario Simoncini dell’Associazione “Maschile Plurale“.
Pubblichiamo qui un articolo di Giovanni Moi dal Blog locale www.lacarbonarablog.it
[…] Il titolo “Fermiamo la violenza sulle donne: la parola agli uomini” sembra in apparenza una provocazione: se la violenza riguarda le donne perché dovrebbero essere gli uomini a parlarne?
La risposta è fin troppo scontata: perché sono proprio loro, i maschi, a infliggerla alle esponenti del gentil sesso. E il fenomeno è ancora più preoccupante se si pensa che l’80% delle molestie avviene tra le mura domestiche ad opera di mariti e conviventi contro mogli e compagne. Per troppo tempo si è dato per scontato che l’unico modo per affrontare il problema fosse correre in soccorso delle donne seviziate che chiedevano aiuto. Per troppo tempo si è dato per scontato che le uniche vittime fossero loro e non anche i rispettivi partner prigionieri di una cultura machista e maschilista dura a morire. Intendiamoci, è più che doveroso aiutare le donne che pagano un prezzo altissimo in termini di vite umane: il 2012 non è ancora terminato ma sono già 115 i casi di femminicidio da gennaio a oggi. “Il problema è che non è facile avere dati certi sull’argomento e, i pochi che ci sono, sono variamente interpretabili” ammette l’Assessore Tabilio.
Negli ultimi anni ad esempio si è assistito a un aumento delle denunce. Ma come interpretarlo? Sicuramente in modo positivo perché denota la volontà e il coraggio di un numero sempre crescente di donne di voler uscire dalla loro situazione. Una determinazione che si riscontra maggiormente nelle esponenti del gentil sesso che lavorano e quindi godono di autonomia economica e che magari vivono in una regione come l’Emilia Romagna in cui, in caso di necessità, le strutture di assistenza e accoglienza sono radicate e presenti sul territorio. Nel valutare un dato di questo genere è quindi necessario tener conto della realtà a cui si riferisce e, in ogni caso, non è detto che il fenomeno sia più diffuso laddove ci sono più casi portati davanti al giudice. Quel che è certo è che, dietro a ogni denuncia, ci sono moltissimi altre situazioni che rimangono nell’ombra ed è molto difficile quantificare la parte dell’iceberg che rimane sommersa. Gli omicidi stessi sono solo l’epilogo finale di una lunga serie di soprusi e angherie che, se scoperti in tempo, avrebbero potuto evitare la tragedia.
Del resto se le donne faticano ad esporsi a causa della vergogna (“ci mettono in media sette anni prima di denunciare” mi informa Ana Maria Tabilio) e magari, di fronte al medico del Pronto Soccorso sostengono di essere cadute dalle scale, per gli uomini è ancora più difficile perché non sono culturalmente abituati a mettersi in discussione. Da una ricerca del Professor Marco Deriu condotta su un gruppo di detenuti di Bologna condannati per violenze, risulta che quando descrivono il fenomeno ne parlano come se riguardasse solo gli altri. Manca del tutto in loro la consapevolezza di aver procurato essi stessi tanto dolore e disperazione. Si capisce bene quindi che la strada maestra è quella di coinvolgere sempre più il genere maschile in un analisi introspettiva del proprio ruolo.
L’incontro di lunedì sera a Savignano sarà l’occasione per tracciare una sorta di bilancio del centro “Liberiamoci dalla violenza” di Modena. Qui operano 3 psicologi, Giorgio Penuti (uno dei ralatori a Savignano), Paolo De Pascalis e Alessandro De Rosa, capitanati da Monica Dotti. La struttura, inaugurata un anno fa, si rivolge a “uomini autori di violenze, abusi e maltrattamenti contro le donne” ed è stata fino ad ora contattata da 90 persone, di varia estrazione e condizione sociale.
Dal canto suo Mario Simoncini parlerà dell’esperienza portata avanti con l’Associazione “Maschile Plurale”. Con Vittorina Maestroni del Centro Documentazione Donna di Modena si farà invece il punto sul progetto “Bimbo bullo, bimba bella”. Un’ iniziativa voluta dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Savignano, rivolta agli alunni e agli insegnanti del quarto anno delle Elementari, per combattere “lo stereotipo dei maschi bulletti e prevaricatori e delle femminucce belle bamboline” aggiunge Ana Maria Tabilio ”che si manifesta fin dai primi anni di istruzione”. Gli scolari di oggi saranno gli adulti di domani e quindi anche la scuola può svolgere un ruolo educativo fondamentale “ a monte” per prevenire la violenza maschile contro le donne.
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