Lug 2010 “Omicidio-Suicidio a Mestre”
di Lorenzo Gasparrini
già pubblicato sul suo Blog Questo Uomo No
I femminicidi sono in aumento. Con questo termine intendiamo, si intende, l’omicidio di donne motivato solo dal loro essere donne, ovvero persone libere e autonome, che vogliono decidere se, come, dove, quando, con chi e perchè stare in relazione.
Alcuni uomini questo non lo sopportano e si sentono in diritto di privare le donne della loro libertà, e se lo ritengono, della loro stessa vita.
A questo proposito ripubblichiamo un intervento del nostro amico Lorenzo Gasparrini.
Una notizia:
Omicidio-suicidio a Mestre
e un blog di notizie del genere
Bollettino di guerra
Questo uomo no. Questo uomo incapace di accettare un rifiuto al punto di terminare la sua vita e quella di chi lo ha rifiutato. Debole? No: violento, perché uccide tranquillamente – con calma, premeditazione, freddezza – lascia testimoni dell’accaduto, non si cura più di nulla, tanto lui muore. Impazzito? Beh, insomma… guida, parla, sistema, prepara, la lucidità non gli manca. La cosa che m’impressiona è che non si fa il minimo problema ad uccidere, tanto (= quindi = perciò = perché = alla fine) si sente in grado, in diritto, in potere di far finire la vita di chi gli ha detto di no, e poi magari fa finire la sua, e tutto finisce lì. Per lui, s’intende. Raramente l’egoismo sfrenato ha un esito più tragico e spettacolare insieme.
Questo uomo no. Non riesco neanche a capire che tipo di egoismo è. Machismo? Maschilismo? Certamente, ma al grado massimo. La donne che dice no non deve proprio più esistere. I peggiori stronzi con le donne che io abbia conosciuto al rifiuto ridevano, s’incazzavano pure, ma il giorno dopo chiamavano un’altra. Questo uomo, invece, è uno che non vede altro. Uccide per eliminare un testimone, mi pare evidente. Uccide per eliminare la prova della sua debolezza, della sua inefficacia. Poi si elimina, così non paga e non si rimette alla prova. Game over, per tutti. Ma chi cazzo sei per decidere una cosa del genere?
Questo uomo no. Perché un altra persona deve pagare la libertà di dire no con la vita? E perché poi sarebbe “passionale” un delitto del genere? A me la parola passione non fa venire in mente questo. Questa è vendetta, frustrazione, impotenza, ignoranza, disprezzo totale di qualunque qualità umana in se stessi e nell’altro. Le passioni lasciamole altrove, chiamiamo le cose con il loro nome, per favore.
Questo uomo no. Uno che uccide per che cosa? Niente soldi, niente potere, niente sesso. Un uomo che uccide per un “no”. Che cosa lo ha tanto abituato a farsi rispondere sì? Che cosa gli ha insegnato che esiste solo un mondo di donne che dicono “sì” a lui? Che cosa lo ha imbestialito a tal punto che a un rifiuto non si può che reagire con uno o più assassinii? Facciamocelo dire dagli esperti, che subito conieranno una bella sigla, un bel nome nuovo per far entrare i vecchi “delitti passionali” nella nuova era tecnocratica. Ci vuole questo: un nome nuovo, e tutto potrà essere considerato ancora normale. “Eh, capita…”
Questo uomo no. Un uomo che non vuole testimoni dei suoi fallimenti. Un uomo che non può lasciare che un suo desiderio non si avveri senza vendicarsi. Un uomo che non ha in nessun conto la vita altrui e la propria. Un uomo che ammazza una donna per il solo motivo che lo è. Questo uomo no.
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