La marcia dei poliziotti ugandesi contro la violenza sulle donne
di Daniele Barbieri
Ripreso da La Bottega del Barbieri
Così lo presenta il settimanale «Internazionale» sul suo sito.
“Non è stato facile coinvolgere altri agenti in questa campagna”, dice il poliziotto ugandese Francis Ogweng . “Se riuscirò a convincere uno o due uomini a cambiare atteggiamento verso le donne, sarà già un traguardo importante. Con il tempo capiranno i vantaggi dell’uguaglianza”.
Nel 2017 più di venti donne sono state brutalmente uccise nei pressi della capitale Kampala. In seguito alla pressione dell’opinione pubblica, la polizia ha promosso una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. In Uganda, secondo i dati governativi, una donna su tre subisce violenze da parte del partner. Quasi tutti i casi di femminicidio restano irrisolti.
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E’ un video non retorico: aiuta a capire anche i retroscena che in così poco tempo (9 minuti) non possono venire mostrati. Pochi poliziotti hanno voluto la marcia e il loro primo passo simbolico è stato mettersi nei panni delle donne, prendendosi cura dei bambini e mettendo in testa quei pesi che sono l’emblema dei durissimi lavori “femminili” in Africa. Almeno all’inizio hanno avuto apertamente contro molti colleghi e le cosiddette autorità. Come spiega nel video Regina Bafaki (attivista ugandese per i diritti delle donne) è impressionante – e in crescita – la violenza sessista nel Paese. Ma polizia e governo finora sono stati complici o silenziosi. Aggiungo io – di questo nel video non si parla – che in Uganda esiste anche una pesante legislazione contro gli omosessuali. Dunque non sarà facile cambiare la mentalità che favorisce la violenza maschile, come si intuisce anche dai discorsi ascoltati in un’assemblea. Del resto in Italia è forse facile? Ma questa piccola marcia di pochi poliziotti coraggiosi è un buon seme, Sono 9 minuti di speranza: come si dice in questi casi, abbiamo tutto da imparare.
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