Ott 2010 “Laboratorio di violenza di genere e Centri antiviolenza”
di Claudio Tognonato
L’idea di creare un laboratorio di violenza di genere nasce sette anni fa dal confronto con alcune compagne dell’associazione Differenza Donna. Sappiamo che la violenza maschile è la principale causa di sofferenza e morte per le donne nel mondo. In Italia l’indagine ISTAT 2007, in convenzione con il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, ha rilevato che 6.743.000 (il 31,58%) delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita.
Il Laboratorio che fa parte dei corsi di laurea della Facoltà di Scienze della Formazione di Roma Tre riscuote un grande successo tra gli studenti, l’uso del maschile è sicuramente eccessivo perché ad assistere, purtroppo, sono prevalentemente studentesse. Siamo abituati all’aula gremita e a lezioni con una partecipazione attiva molto stimolante.
Le professioniste dei servizi sociali, assistenti sociali ed educatrici, che si formano all’interno della nostra Facoltà si trovano spesso in prima linea ad affrontare situazioni di violenza maschile contro le donne. Di frequente sono anche il raccordo tra il Tribunale dei Minori e le famiglie, tra il Tribunale e le madri vittime di violenza domestica e bambini danneggiati dalla violenza assistita.
Più che un corso teorico è veramente un laboratorio dove si parte dalle storie reali di violenza, dagli esempi, per arrivare a capire le dinamiche che le sostengono: miti e stereotipi culturali diffusi che tendono a giustificarla, occultarla e minimizzare la sua gravità e le sue deleterie conseguenze. La nostra grande soddisfazione è aver riscontrato tanto interesse e soprattutto partecipazione nelle discussioni e riflessioni in aula. Dopo questa esperienza molte studentesse diventano tirocinanti all’interno dei Centri Antiviolenza.
Quando abbiamo creato questo spazio all’interno del percorso universitario ho deciso di lasciare l’aula alle donne e mettermi da parte, di non occupare un ambito che di solito è mio. Intervengo alla presentazione del corso, segnalando l’importanza che ha per il servizio sociale una chiara consapevolezza della tematica e delle possibilità di risposte. Un’importanza non solo quantitativa, l’alta frequenza dei casi di violenza è davanti agli occhi di tutti, ma qualitativa in quanto è necessario capire quanto sia fondamentale per una valida socializzazione un rapporto paritario tra i sessi. Presento il laboratorio e poi, in generale, mi dileguo.
Con il passare degli anni la nostra decisione si è dimostrata sempre più appropriata. Viviamo in un momento storico e sociale di arretramento dei diritti, dove a vincere, in ogni campo è il più forte. In questo quadro la violenza maschile emerge nelle sue forme più becere e pericolose perché sostenuta, difesa e avvalorata anche dall’alto del potere politico ed economico. Purtroppo il nostro Paese è all’avanguardia delle prepotenze. Ma i rapporti umani non sono come una partita di calcio e spesso vincere è la peggiore delle sconfitte.
La sempre maggiore forza dei media e della televisione in particolare, veicola modelli maschili e femminili stereotipati nei vecchi schemi del “machismo” dove la donna è sempre più oggetto e meno persona. La diffusione di questi modelli ha generato un grave danno nella consapevolezza del problema della violenza.
Il ritorno al privato e il conseguente minore interesse, comunicazione e partecipazione al sociale ha provocato un retrocesso e portato anche molti professionisti a considerare la violenza sempre più come un problema individuale. Spesso la violenza è oggi ridotta a disagio psicologico, a patologia isolata o banalizzata come problema di coppia. Una lettura che tende a sminuire l’importanza e l’influenza del sociale e della cultura nelle decisioni e nei comportamenti dei singoli.
Il laboratorio, indirizzato a future assistenti sociale ed educatrici, vuole creare uno spazio di riflessione su queste tematiche, che possa levare il problema della violenza maschile dal contesto privato, dal terreno della malattia o da quello del disagio mentale per riproporlo come problema sociale e culturale in modo tale di dare alle future operatrici sociali strumenti per affrontarla e debellarla in modo adeguato.
Ho deciso di condividere questo spazio con un’associazione femminista con una forte presenza a Roma, non perché sono altruista, ma perché sono convinto che la progressiva liberazione della donna contribuirà necessariamente alla liberazione dei maschi. La libertà è contagiosa, si espande e intacca ruoli che credevamo assoluti, indiscussi ed eterni. Sono convinto che non esiste una forma di essere donna o uomo come ci hanno insegnato, ma tanti possibili percorsi. Per millenni l’uomo ha costruito questo contrasto e su questo pensiero binario ha creato opposti inconciliabili, escludenti ed in reciproco conflitto. Superare questo orizzonte culturale significa aprire nuovi spazi di libertà per l’essere umano.
Programma per l’anno accademico 2010-2011 presso L’ Università degli Studi Roma Tre, Facoltà di Scienze della Formazione
Corso di Laurea in Management del servizio sociale ad indirizzo formativo europeo (MASSIFE)
Laboratorio di Etica dei Servizi alla Persona: Violenza di genere e Centri antiviolenza
(in collaborazione con l’Associazione Differenza Donna )
2 CFU
Il Laboratorio di Violenza di Genere prevede incontri sulle seguenti tematiche:
Dalla cultura della violenza alla cultura della libertà.
Maltrattamenti in famiglia.
Violenza sessuale: Stupro da sconosciuti e conoscenti.
Prostituzione.
L’ascolto.
Violenza sessuale: Stupro in famiglia.
Pedofilia. I bambini “esposti” alla violenza.
Dalla teoria alla pratica. I Centri Antiviolenza.
Il Laboratorio prevede 18 ore.
Assistenza obbligatoria
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