Apr 2009 Oggetto di desiderio, di protezione e di propaganda
di Gianluca Ricciato
E’ molto importante in questo periodo che fa grande notizia la violenza alle donne, che sembra esserci stato un aumento incredibile e tutto il resto, è importante riconoscere che cosa è un fatto e che cosa è una costruzione mediatica della notizia.
I fatti ci dicono che continua ad esserci una integrazione difficile degli immigrati nonostante e anche a causa del loro crescente numero sul territorio italiano. Ci dicono anche che le politiche per l’integrazione da parte dei governi italiani praticamente non esistono e che tutto è lasciato nelle mani dei volontari o dei pochi enti locali sensibili. Quindi le condizioni di molti immigrati e immigrate, soprattutto delle etnie più isolate, sono drammatiche. E come in tutti i tempi, dalla povertà e dall’emarginazione nascono le situazioni di peggiori crimini.
Invece di finanziare progetti di sostegno e di crescita culturale, cioè il lavoro nel sociale di tante persone soprattutto donne che quotidianamente stanno a stretto contatto con uomini e donne straniere, i politici del centrodestra e del centrosinistra appoggiano atteggiamenti di repressione e intolleranza che spesso rasentano lo squadrismo xenofobo (vedi le ronde) e alimentano immaginari di violenza quotidiani che la maggior parte della gente assorbe attraverso i media
(cfr. indagine “La costruzione dell’insicurezza”, Demos-Unipolis, novembre 2008 – in sintesi qui:
http://www.articolo21.info/7708/notizia/rapporto-unipolis-quando-la-paura-invase-i-tg.html).
Ma la violenza contro le donne non è aumentata e non è una questione di rumeni, tunisini o altro. E’ questione di maschi che non sanno avere relazioni positive con le donne, che hanno bisogno di agire la violenza per sfogare frustrazioni e trarre godimento dal dominio e dalla sopraffazione. Molti maschi italiani sono esattamente così, sono stati cresciuti in un modo che li rende incapaci ad esempio di accettare di essere rifiutati in una relazione, di accettare in generale la libertà femminile senza imporre un dominio, che può essere solo verbale ma alcune volte finisce per essere fisico.
Succede nelle case italiane, lo fanno maschi di tutte le estrazioni sociali, soprattutto con le mogli, le fidanzate, le compagne, le ex, ma anche con le madri, le sorelle, le nipoti, etc. Infatti l’ultima relazione Istat su questo argomento parla della stragrande maggiornaza di reati commessi tra le mura di casa, da partners o ex partners
(www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf).
La violenza contro le donne è la prima causa di morte per le donne europee tra i 16 e i 50 anni. Succede ogni giorno in qualche casa praticamente, ma nella maggior parte dei casi non diventano opinione pubblica. Lo diventano sistematicamente se quell’uomo è immigrato, soprattutto romeno, chissà perchè…
Forse negli ultimi anni, l’aumento di autonomia femminile rispetto al controllo maschile ha stimolato da parte di alcuni uomini delle forme di difesa di un potere perso, che era il potere nella società patriarcale quando le donne non potevano studiare, lavorare, decidere da sole e quindi erano totalmente soggette ad un uomo, il padre prima e il marito poi. Le iniziative e gli atteggiamenti attuali in difesa delle donne, come le ronde o i taxi rosa, non fanno che alimentare l’immagine di una donna incapace di difendersi da sola e bisognosa appunto di protezione, la stessa protezione che non può avere tra le mura domestiche visto che è lì che si svolgono la maggior parte dei delitti, magari perpetrati dagli stessi uomini che organizzano le ronde. Questo di fatto giustifica alcune violenze rispetto ad altre e smaschera un sessimo che si nasconde dietro il finto buonismo protezionista.
Sono ancora molte le donne che non si riconoscono vittime di violenza perchè ad agire la violenza è il proprio compagno o marito, come se questo facesse parte della normalità di un rapporto affettivo. Ed è questa la vera emergenza da combattere: una cultura che riporta le donne a soggetti incapaci di autonomia e autodeterminazione rispetto agli uomini, e parallelamente una cultura maschile autoreferenziale e incapace di confrontarsi con la libertà femminile. Del resto questo della difesa della propria donna dallo straniero è un vecchio adagio che ritorna periodicamente, e non è da molto che nel nostro codice lo stupro è diventato reato contro la persona e non contro la morale (cfr. http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2007/02/23/i-soliti-sospetti-storia-della-legge-sullo-stupro.-quando-c-erano-i-capi-famiglia-e-lo-ius-corrigendi.
Questa mentalità, sfondo culturale della violenza di genere, non è una cosa nuova, quello che c’è di nuovo è che sono aumentati i casi di donne che denunciano, ma la maggior parte delle violenze domestiche ancora non vengono fuori. E soprattutto, i maschi italiani e occidentali in generale non hanno certo il diritto di accusare altre etnie. Un rom sfollato che stupra una sconosciuta in un parco compie lo stesso crimine di un medico italiano che stupra in casa la propria moglie che vuole separarsi da lui. Semmai dovrebbero essere diverse le attenuanti generiche se il diritto fosse tale, e non a favore del medico italiano. Ma dire questo oggi in Italia sembra dire un’eresia.
Lo ripeto perchè sia più chiaro quello che voglio dire: è un problema di uomini, di maschi, di relazioni tra i generi. Non è un problema di ordine pubblico, è un problema sociale e culturale tutto nostro, soprattutto di noi maschi, anche di noi che non agiamo la violenza e non pensiamo in termini sessisti. Perchè dobbiamo costruire una cultura alternativa a tutto questo, una nuova soggettività maschile.
Chi vuole farlo diventare un problema etnico, vuole sviare i termini reali e fare propaganda per altri interessi: prendere voti, creare paure e insicurezze, avere un controllo sociale delle informazioni e delle menti. Forse può sembrare pesante questo quadro, ma è solo perchè è l’esatto contrario di quello che si sente in televisione ogni giorno.
Ma molti e molte la pensano così, soprattutto chi si occupa ogni giorno di questi problemi.
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