Nov 2012
“Presentazione del CAM a Ferrara”
di Michele Poli
Coordinatore Centro di Ascolto uomini Maltrattanti di Ferrara
A Ferrara, al fine di rafforzare le azioni di prevenzione e di contrasto della violenza di genere, si è costituita una Associazione temporanea di Scopo, denominata “Violenza di genere e rete locale”, con a capofila il Comune di Ferrara e, quali partner, il Centro Donne Giustizia, l’associazione Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM) e il Movimento Nonviolento.
Il progetto è stato ammesso al finanziamento dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità con il co-finanziamento del Comune.
Il progetto prevede, al fine di potenziare la rete di sostegno per le vittime, anche la realizzazione di un centro per il trattamento degli uomini maltrattanti, che deriverà conoscenze e saperi dal primo centro in Italia che il CAM ha realizzato a Firenze. Tutto questo supportato e potenziato da un vasto programma di formazione per gli operatori, per gli studenti delle scuole medie e superiori, per l’università e per i giornalisti e per chi lavora nel campo dell’informazione, al fine di poter usufruire in città di una corretta e informata trattazione del problema. La formazione sarà pensata in maniera condivisa dalle tre associazioni in stretta cooperazione.
Senza addentrarmi nei dettagli tecnici del progetto per il Centro dedicato agli uomini, penso che una delle sue connotazioni positive, oltre alla finalità principale di arginare i comportamenti maschili violenti, risieda innanzitutto nell’idea di unire le forze provenienti dalle associazioni di estrazioni diverse. Cosa per niente scontata, se si pensa che la necessità di difendere il punto di vista delle donne vittime della violenza maschile ha comportato per i centri antiviolenza, una elaborazione autonoma delle tecniche e delle procedure.
Per quel che so, credo sia la prima volta che si realizza una così stretta comunione, fattiva e pratica, tra il nascente pensiero maschile della differenza e quello più maturo femminile, finalizzata al combattere la violenza di genere. Infatti, seppure mantenendo ciascuno autonomia nel proprio ambito d’intervento, le donne trattando le vittime e gli uomini i maltrattanti, tutti comprendiamo e condividiamo l’importanza della riflessione femminista, sviluppata su tali problematiche, ed il suo peso che inevitabilmente connota e determina l’azione in una dimensione di servizio concreta ed operativa. Dopo i primi scambi relazionali, ho sentito che molte delle persone coinvolte nel progetto sperano si possa dare vita ad una riflessione comune sulle pratiche antiviolenza, che possa portare a una maggiore comprensione della violenza degli uomini, magari capace di pensare nuove strategie atte al suo contrasto, finalmente uomini e donne insieme.
C’è un grande desiderio di tenere assieme le ragioni del femminismo, profondamente politiche, grazie alle quali sono stati portati alla luce i problemi degli uomini violenti: questi ultimi mai letti in chiave esclusivamente patologica o psicologica, bensì come necessaria conseguenza del contesto culturale maschilista, in palese connessione con il modo in cui avviene la costruzione l’identità maschile.
Fin da subito, ci siamo accort* che questo progetto comune non solo può arricchire la città di un nuovo servizio in grado di farsi carico degli uomini che agiscono violenza, ma può creare un volano per una maggiore cultura della democrazia e del rispetto tra i generi, oltre a favorire una maggiore sicurezza sociale. Il centro metterà a punto tecniche di intervento totalmente rivoluzionarie rispetto a quelle dei presidi che normalmente impattano sulla violenza (pronto soccorso, , medici, forze dell’ordine ecc.), assumendole dalle più importanti esperienze europee ed extraeuropee, ma anche dall’esperienza di anni di condivisione all’interno di gruppi di uomini.
Questo tipo di approccio crediamo provocherà dello sconcerto tra gli operatori del settore e, quindi, potrà determinare in loro il bisogno di un ripensamento delle consuete dinamiche di intervento.
Infatti, spesso le procedure che convenzionalmente sono autorizzate e, dunque, seguite all’interno delle istituzioni, risultano essere inefficaci per rilevare, stigmatizzare e contrastare gli autori stessi della violenza. Se il centro riuscirà nel suo scopo evidenzierà inevitabilmente queste carenze e,quindi, non solo le colmerà con interventi mirati, ma cercherà di promuovere la diffusione degli strumenti atti a trattare gli uomini violenti, in diversi ambiti della società. Le donne già da decenni stanno lavorando affinché la violenza sia fermata, occupandosi soprattutto delle vittime; noi uomini siamo debitori e “figli” di questa cultura femminile, ma possiamo finalmente crescere prendendoci le nostre responsabilità, inserendoci in un auspicato processo che anche in Italia, come già accade in gran parte dell’Europa, porti a un maggiore riconoscimento dei diritti di uomini e donne. Insomma, desideriamo essere un centro di uomini che si prende cura di uomini, di donne e di bambin*.