Nov 2008 “… non può finire nel silenzio”
documento di Maschile plurale per la
Giornata internazione contro la violenza maschile sulle donne
Una campagna del Consiglio di Europa sulla violenza contro le donne diceva “Inizia con le grida, non può finire nel silenzio”. E il silenzio più assordante è quello degli uomini, che si ritengono estranei al problema, brave persone che non hanno nulla da rimproverarsi. Noi torniamo a chiederci qual è il nostro ruolo in questo problema e torniamo a ripetere quello che scrivevamo l’anno scorso:
La violenza maschile non è un “corpo estraneo” da espellere perché riguarda la nostra stessa cultura: crediamo che la xenofobia, la negazione della differenza, il ricorso alla violenza per imporsi, la difesa virile dell’italianità e l’ergersi muscoloso “a difesa delle proprie donne” siano parte dello stesso universo culturale maschilista in cui cresce anche la violenza contro le donne.
A partire dal tema della violenza maschile sulle donne, molti di noi hanno cominciato il loro cammino di ripensamento dei modelli di mascolinità, della loro maniera di essere uomini e di avere relazioni con le donne in una società ancora troppo condizionata dalla disuguaglianza fra i generi.
La riflessione di chi da tempo si mette in discussione è andata avanti: più in profondità, più in generale rispetto agli eventi scabrosi, efferati che puntualmente la cronaca ci mette davanti agli occhi.
Ma all’approssimarsi della Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne, dobbiamo tornare a guardare a che punto è il mondo, le società e le culture in cui viviamo e dobbiamo tornare a unire le nostre voci, in maniera forte, chiara e comune.
Abbiamo messo al centro dei nostri ultimi confronti questa ricorrenza e sentiamo il bisogno di rafforzare la rete che abbiamo intrecciato tra gruppi maschili, gruppi femminili e gruppi misti sul tema della relazione tra i generi.
Il fenomeno della violenza maschile sulle donne presenta ancora un conto delle vittime troppo alto. Non dobbiamo smettere di far sentire la nostra voce. Dobbiamo essere presenti, visibili con la nostra testimonianza, ancora troppo diversa ed isolata, in questa giornata in cui tutto il mondo riflette, protesta, grida contro il silenzio e l’indifferenza, contro le soluzioni facili, contro l’ipocrisia.
Facciamo sentire la nostra voce e troviamo lo slancio e la forza per l’ennesimo sforzo di costruzione di dialogo in una società che ci vorrebbe sempre più individui isolati, sciolti, incapaci di pronunciare parole di impegno e di denuncia e di incidere e trasformare la realtà. Una campagna del Consiglio di Europa sulla violenza contro le donne diceva “Inizia con le grida, non può finire nel silenzio”. E il silenzio più assordante è quello degli uomini, che si ritengono estranei al problema, brave persone che non hanno nulla da rimproverarsi.
Commenti recenti