Un fotogramma da L’uomo di marmo di Andrzej Wajda (1977)
Mag 2012 “Da dove nasce il rancore degli uomini?”
di Giovanna Pezzuoli
dal Blog “La 27a ora” del Corrieire della Sera
Una presentazione del contributo di Stefano Ciccone al libro,
curato con Barbara Mapelli, “Silenzi. Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini”,
“C’è una relazione tra vittimismo maschile e violenza. Se attribuisci alle donne la responsabilità dei tuoi fallimenti, ne scaturisce la frustrazione alla radice dell’aggressività. L’assunto di molti uomini è: io non sono violento, la colpa è sua, è lei che mi esaspera. E dunque la mia violenza è soltanto punizione, vendetta. Oggi molti siti Internet fanno leva su un disagio reale, come quello dei padri separati, ma lo interpretano in modo distorto. Come mai la vocazione alla cura dei figli non si traduce, ad esempio, in una battaglia per il congedo di paternità?”. Stefano Ciccone, 48 anni, fondatore dell’associazione e rete nazionale Maschile Plurale, è un uomo che analizza lucidamente il rancore degli uomini.
Un rancore che è un sentimento molto ambiguo, come scrive nel libro “Silenzi. Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini”, curato insieme a Barbara Mapelli, ed edito da Ediesse. Che è “espressione di una resistenza maschile alle trasformazioni in atto nelle relazioni fra i sessi, ma anche sintomo di un desiderio confuso di libertà, di affrancamento da ruoli e rappresentazioni stereotipate il quale, non trovando parole per esprimersi, si rivolge a narrazioni misogine e frustrate”.
Il modello tradizionale maschile è un “feticcio non più proponibile”, ma allontanarsene troppo è un rischio, mette in discussione la propria identità sessuale.
E Ciccone si avventura nei “vicoli ciechi” dei percorsi di costruzione dell’identità maschile, come la ricerca di virtù in un’essenza originaria basata sulla fissità delle funzioni dei sessi operata dai Maschi selvatici; o la rappresentazione paranoica della persecuzione “femminista” denunciata da Uomini 3000; o ancora l’esplicita ammissione della crisi del dominio maschile degli Uomini Beta con la contrapposizione tra opportunismo femminile e superiore etica maschile.
Ma da dove nasce il rancore? Dalle dolorose vicende di separazione, dallo “scandalo” per una promozione sociale di donne ritenute non meritevoli, dal risentimento per lo stesso potere seduttivo femminile, che svela tutta la fragilità della presunta autosufficienza dell’uomo.
“Perché – si chiede Ciccone – reagire alla denuncia della violenza contro le donne come se fosse una denigrazione degli uomini?
Questa violenza, pur chiamandoci in causa, non ci condanna come “naturalmente” violenti”. Il problema è un altro. Non serve “farsi sequestrare” in una polemica sterile, serve invece riconoscere il disagio maschile e cercare di dargli una risposta diversa da quella rivendicativa. “Nel cambiamento in corso gli uomini hanno da guadagnare e non solo da perdere potere e privilegi”, aggiunge. “Perché difendere l’”onore” degli uomini invece di guardare la loro libertà possibile? Questa è oggi la nostra responsabilità: dare a questo cambiamento una rappresentazione sociale che tenga conto del nuovo desiderio di paternità e sveli l’inadeguatezza di un’identità maschile tutta fondata sul lavoro”.
Pensate anche voi che sia possibile uscire dalle sterili contrapposizioni donne contro uomini e viceversa? Quali passi, quali strumenti sono necessari per avviare insieme una riflessione?
E’ possibile che anche gli uomini traggano beneficio dalla maggiore libertà delle donne?
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