L’esperienza recente di MP e alcuni segnavia per il futuro
Si è discusso molto – e abbiamo discusso anche tra noi – in queste settimane di quello che è successo intorno all’accusa di violenza che ha riguardato un esponente di Maschile Plurale.
Ne abbiamo discusso con lui, dapprima in una serie di scambi personali, poi anche in un incontro collettivo al quale hanno partecipato una ventina di noi. Abbiamo ascoltato il suo racconto e la sua sofferenza per un’accusa a suo giudizio infondata. Questo intenso scambio si è accompagnato alle parole molto chiare pronunciate da alcuni di noi: spesso nei casi di violenza chi la commette non ne è consapevole. L’appartenenza a una rete di uomini impegnati proprio sul terreno della violenza maschile richiede a maggior ragione un percorso diverso dal silenzio. Un percorso di aperta interrogazione sul proprio vissuto di fronte alla parola di una donna che afferma di aver subito violenza psicologica.
Contestualmente si è aperta una discussione sui social network. Sono stati mossi rilievi e critiche, e sollevate domande importanti nei confronti di Maschile Plurale. Abbiamo fatto e detto, in quanto rete e associazione maschile impegnata sul terreno della violenza, tutto quello che era giusto fare e dire pubblicamente in un frangente come questo?
Poiché non tutti hanno partecipato alla discussione in rete e la polemica ha assunto toni accesi, abbiamo proposto un incontro in presenza, aperto a tutte e tutti coloro che fossero interessati a questo scambio. L’incontro si è svolto presso la Libreria delle Donne di Milano l’11 luglio scorso. Sul sito e sulla pagina facebook della Libreria, sul sito e sul gruppo facebook di MP, si possono leggere una serie di testimonianze e di reazioni relative a quel confronto, che ha riacceso la discussione su basi a nostro avviso più solide.
Siamo impegnati in un percorso di elaborazione e approfondimento sui contenuti di questa discussione, che riteniamo essenziale per una migliore definizione del nostro impegno, personale e politico, e di cui continueremo a dar conto pubblicamente.
Crediamo che nel confronto – soprattutto per responsabilità nostra, di chi ha preso parola come di chi non l’ha presa – non siano emersi con la necessaria nettezza il riconoscimento e la considerazione del vissuto di sofferenza relativo alla violenza psicologica che lei ha reso pubblico, e che ha anche raccontato a qualcuno di noi. Un vissuto che l’ha condotta a cominciare un percorso con il centro antiviolenza della città in cui risiede.
Riteniamo importante ribadire – come alcuni di noi hanno già fatto con interventi personali – il massimo riconoscimento e la considerazione verso una donna che prende parola per nominare una violenza che sente di aver subito.
Abbiamo inoltre percepito che alcune considerazioni nella discussione hanno aggiunto sofferenza e disconoscimento. E di questo vogliamo farci carico politicamente e scusarci, consapevoli della gravità della cosa.
Per noi è importante sottolineare che c’è stata una forte distanza tra il vissuto e lo spirito con cui diversi di noi hanno affrontato questa vicenda e quello che è stato percepito da altre e altri, dentro e fuori la nostra rete. Un limite di cui siamo consapevoli e su cui ci interessa continuare a riflettere.
Gli uomini che si riconoscono nella rete di Maschile Plurale hanno sempre affermato che la violenza interroga tutti gli uomini e tutte le relazioni e che può emergere nell’esperienza di ognuno. Nessun uomo, nemmeno chi lavora da anni sul tema della maschilità e delle relazioni tra i sessi, può ritenersi immune da questo rischio.
Per questo riteniamo irrinunciabile nel nostro percorso – di fronte a un racconto di maltrattamenti e di violenza da parte di una persona con cui si è stati in relazione – la disponibilità a porsi in ascolto della sofferenza prodotta con i propri comportamenti e a ridiscutere se stessi e i propri atti. Se questo non accade è giusto approfondire il confronto e il conflitto tra noi.È irrinunciabile il partire da sé e l’assunzione delle proprie responsabilità. Ci aspettiamo che chi tra noi è interpellato per i propri comportamenti violenti faccia i conti esplicitamente con la propria esperienza quando prende la parola.
Queste, crediamo, sono premesse essenziali per un lavoro critico positivo sul maschile come per la costruzione di relazioni umane e politiche nuove tra uomini e donne.È un impegno non facile né di breve periodo. Questa esperienza ci ha turbato profondamente e alcuni di noi hanno cercato di parlarne pubblicamente con la massima trasparenza. Lo facciamo anche qui e lo rifaremo. Abbiamo da svolgere un lavoro ancora più approfondito per elaborarla e trarne nuovi strumenti per la ricerca di una pratica politica realmente capace di mettere al centro e di non rimuovere l’esperienza personale, i sentimenti, i conflitti e i desideri che animano le nostre vite. Nella nostra storia molti di noi hanno tratto vantaggio dai gruppi di confronto e condivisione come pratiche di consapevolezza e di cambiamento. Ci sono ovviamente anche altre possibilità che si possono esplorare. Certamente ora che una persona dell’associazione viene accusata di violenza, il nostro lavoro da fare è ancora più grande.
Marco Deriu, Claudio Vedovati, Alberto Leiss, Stefano Ciccone, Alessio Miceli, Andrea de Giacomo, Sandro Casanova, Antonio Canova, Domenico Matarozzo, Jacopo Piampiani, Beppe Pavan, Michele Poli, Sergio Perri, Marco Cazzaniga, Mario Gritti, Roberto Poggi, Orazio Leggiero.
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