Mar 2008 “L’8 Marzo delle schiave – Cosa c’è da festeggiare?”
Comunicato dell Ass. “Progetto: La Ragazza di Benin City”
Le vittime della tratta giungono in Italia affrontando viaggi allucinanti nel deserto; molte muoiono in viaggio; altre sono fermate nei campi di concentramento libici finanziati dai vari governi italiani per fermare i migranti; di quelle che arrivano, in tre anni ne sono state assassinate 200; la loro storia è fatta di stupri e violenze quotidiane, aborti clandestini e figli sottratti alle madri dai servizi sociali o dai trafficanti che le ricattano, un debito da pagare ai trafficanti che esigono almeno 60 mila euro, fughe durante impietose retate della Polizia, la detenzione in carcere o nei CPT e il rimpatrio con famiglie che le respingono e autorità che le buttano in una galera, uscendo dalla quale non hanno altra alternativa che ricominciare il viaggio; e più cresce la disperazione, più queste ragazze si rassegnano a non ribellarsi alla mafia che le ha schiavizzate: spacciano droga, tacciono sul traffico di bambini e di organi, accettano che arrivino ragazze sempre più giovani (anche 12-14 anni e sono già buttate in strada) e diventano – infine – maman, cioè da vittime si trasformano in sfruttatrici. Da donna a donna chiedo alle donne italiane, specialmente in questo 8 MARZO, di impegnarsi affinché, mentre lottano per i diritti delle donne, contribuiscano a LIBERARE LE SCHIAVE che non hanno identità, diritti e voce. Non c’è niente da festeggiare, quindi…
Agli uomini dico meno mimose e più fatti, meno clienti e più coscienza maschile e, soprattutto, a quelli che intendono essere risorsa contro la tratta, chiedo di essere i primi ad uscire dalla clandestinità: non è possibile accompagnare una clandestina in un percorso di uscita, se ci si nasconde dietro l’anonimato, se si è sposati e se si vive sostanzialmente una doppia vita, se si è turbati e non ci si fa aiutare dai pari che offrono auto-mutuo aiuto o dagli esperti o dalla famiglia. I clienti POSSONO essere una risorsa contro la tratta, ma non so lo sono di per se e, anzi, ancora oggi troppo spesso diventano complici dei trafficanti e sono i veri responsabili del fatto che la tratta non è sconfitta. Se il vostro 8 marzo non è questo, cari maschi, se il vostro 8 marzo non è un impegno contro ogni violenza sulle donne, vuol dire che state festeggiando un’altra causa: il vostro egoismo.
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