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"Raffina i sentimenti, trasgredisci i rituali"

Mar 2008 “Gli uomini e l’ 8 Marzo” di S.Ciccone e C.Vedovati

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Mar 2008 “Gli uomini e l’ 8 Marzo”
di Stefano Ciccone e Claudio Vedovati
Già pubblicato su Liberazione

Care amiche e compagne di liberazione e del forum delle donne di rifondazione,

il manifesto del forum per l’otto marzo ci intimava come uomini: “per una volta sta’ zitto!”, come se non fosse possibile altra parola maschile oltre quella finalizzata a limitare l’autonomia e la libertà delle donne. Ma anche i silenzi maschili sono parte di una lunga storia di discriminazioni e di oppressione.
Noi abbiamo sperimentato quanto l’eccesso di parola maschile – di medici, teologi, politici, giuristi, scienziati, moralisti – sia un silenzio degli uomini su se stessi, il silenzio di uomini che si nascondono dietro il ruolo di esperti e dietro astratte teorie sulla “Vita” per non mettersi in gioco. Un’invasione che è al tempo stesso una sottrazione maschile alla propria responsabilità e parzialità, come dice Angela Azzaro nel suo editoriale, sulle responsabilità degli uomini, sulla condizione maschile, sulle loro fortune che durano da millenni.

C’è anche un’altra parola, ancora molto limitata, che è quella degli uomini che scelgono  di fare un lavoro su noi stessi contro un sistema di dominio tra i sessi. Con questo non cerchiamo né un riconoscimento né una pacificazione dei rapporti tra i sessi. Vorremmo però cercare insieme una pratica di conflitto che non si da valore riducendo l’interlocutore ad un’immagine rassicurante e semplificata di alterità.

Gen 2008 “I ‘pezzi facili’ di Giuliano Ferrara” di A.Leiss

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Gen 2008 I “pezzi facili” di Giuliano Ferrara
di Alberto Leiss
da www.donnealtri.it

L’ultima delle ormai numerose versioni della “moratoria” sull’aborto inventata da Giuliano Ferrara, pubblicata sul Foglio di sabato 5 gennaio, si intitola “5 pezzi facili”, come il film di Bob Rafelson del 1970. Forse Ferrara è davvero perseguitato da un fantasma sessantottesco. In quel film il maschio in crisi Jack Nicholson seduceva una raffinata pianista bionda eseguendo un preludio di Chopin tecnicamente “facile” ma di grande bellezza sensuale. Lui era ben consapevole dell’ambiguità comunicativa che creava con quell’esecuzione.

Dic 2007 “Il Progetto “La ragazza di Benin City” e la rete maschile” di C.Magnabosco

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Dic 2007 “Lettera aperta dal Progetto
La ragazza di Benin City alla Rete degli Uomini”
di Claudio Magnabosco

Pubblichiamo l’intervento che Claudio Magnabosco ha inviato a nome del progetto “La ragazza di Benin City” all’assemblea della rete degli uomini convocata a Roma per il 15-16 dicembre.

[…] Cari amici dei vari gruppi

Vi rispondo in occasione del nostro Congresso e considero la risposta un atto del nostro Congresso.

La […vostra… ndr] lettera mostra con quanto interesse guardate alla nostra esperienza, interesse che è pari a quello che noi proviamo per la vostra.

Nelle differenze che ci caratterizzano e che sono la ricchezza di questo complesso movimento maschile che tutti insieme costituiamo, noi rappresentiamo… “un problema”…

Rappresentiamo, infatti, una consapevolezza sofferta e vissuta e non intellettualistica, rappresentiamo una criticità.
Quelli fra noi che accettano di operare a viso aperto non sono moltissimi e tutti hanno subito gravissime conseguenze personali per il loro “outing” come ex clienti, cioè come … responsabili di violenze sulle donne…poiché avvicinare una prostituta schiava è una forma di violenza, visto e considerato che le stesse vittime della tratta definiscono i comportamenti maschili “stupri a pagamento”.

Gen 2008 “Legge 194. La posizione delle Comunita Cristiane di Base”

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Gen 2008 “Sulla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza”
Comunicato stampa della Segreteria Tecnica Nazionale delle 
Comunità Cristiane di Base

Riceviamo e pubblichiamo volentieri

La vita è un valore troppo grande per essere ancora rinchiusa nella gabbia della cultura patriarcale che continua a imporre il proprio autoritario paternalismo amministrando e strumentalizzando le paure che l’uomo e ladonna hanno di fronte alle pulsioni della vita e alla finitezza della esistenza. Riteniamo distruttivo e opposto alla cultura della vita colpevolizzare le donne che vivono il dramma dell’aborto, definirle “assassine”, accostare l’aborto stesso alla pena di morte e accusare la legge 194 di “genocidio” dei feti.