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"Raffina i sentimenti, trasgredisci i rituali"

Mar 2008 “Uomini parliamo d’aborto senza suicidarci”, di S.Ciccone, C.Vedovati e A.Leiss

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Mar 2008 “Uomini parliamo d’aborto senza suicidarci”
di Stefano Ciccone, Claudio Vedovati, Alberto Leiss
pubblicato su Liberazione 11/04/2008, pgg 12-13

Lo scacco del non avere un corpo di donna può essere un punto di partenza. Se conduce alla percezione della parzialità maschile. Altrimenti, se significa solo impotenza e desiderio di sopraffazione dell’altra, diventa suicida. Il nodo profondo della paternità è in scena. Incarnato da Ferrara, interrogato dagli uomini (da Adriano Sofri a Maschileplurale) che dicono: Giuliano così non va!

La campagna di Giuliano Ferrara per la “moratoria” sull’aborto un merito lo ha avuto.

Ha funzionato come cartina di tornasole per la lettura degli umori maschili profondi in questo momento della nostra storia facendo emergere un forte risentimento, misto a paura, verso la libertà femminile in tanti maschi che hanno aderito entusiasticamente all’iniziativa del direttore del Foglio.

Mar 2008 “Alle origini del gruppo uomini” di J.Mannino

GRUPPO MASCHILE PLURALE - ROMA (chiuso)

Mar 2008 “Alle origini del gruppo romano”
di Jones Mannino

Era ottobre del 2000 quando alcuni uomini provenienti da Roma si ritrovarono a un incontro nazionale di uomini organizzato in provincia di Torino, a Villar Pellice, dal gruppo uomini della comunità cristiana di base di Pinerolo.

Alcuni di loro (Stefano Ciccone, Claudio Vedovati, Andrea Baglioni e altri) si erano già incontrati qualche anno prima nei movimenti che, all’inizio degli anni ’80 avevano portato al centro della mobilitazione le lotte contro il nucleare militare (gli euromissili in sicilia) e civile (le centrali nucleari di Caorso e Montalto, Chernobyl e il referendum antinucleare), le denunce di un modello di sviluppo non più sostenibile, di un modo di produrre rovinoso per il pianeta, di un modo di fare scienza e di trasmettere i saperi funzionale ai poteri forti della politica e dell’economia, di un modo di fare politica fuori e dentro i partiti che aveva svuotato la partecipazione, corrotto il sistema politico, prodotto inefficienza, corruzione, violenza, e disaffezione dei cittadini per le istituzioni. Si tentava di affermare la necessità di un nuovo modello di sviluppo, di un altra qualità della vita e delle relazioni, di un nuovo sistema di relazioni tra i popoli e gli stati improntate alla pac e alla nonviolenza.

Erano anni in cui già si vedeva quanto in profondità il movimento delle donne avesse inciso con le sue mobilitazioni e le sue conquiste nella società italiana, nelle relazioni tra uomini e donne, risignificando concetti quali sessualità, famiglia, maternità e denunciando prima di chiunque altro quanto lontano dalla vita, dai corpi, dai bisogni e dalle relazioni, fosse il mondo della politica, dei partiti e delle istituzioni.

Roma 11 Apr 2008 “L’ombra della madre” Presentazione a Roma

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Il libro affronta una delle questioni che più hanno coinvolto il femminismo e il rapporto politico tra le donne, ovvero il legame con la madre, sul quale si è giocato nel passato recente il significato stesso di libertà femminile.
In particolare viene indagato l’aspetto oscuro del rapporto con la madre, che si può veder proiettato nei legami delle donne fra loro. È quell’aspetto del rapporto con la madre che si avverte vivo e inquietante, nel senso che mette in movimento, fa uscire dalle quiete e incute paura. La paura, per le donne, deriva dall’angoscia della ritorsione della madre, del suo giudizio, della sua potenza. L’intenzione che ha guidato le autrici è stata quella di affrontare l’impensato dell’ombra del materno senza arrivare a risposte utilizzabili subito; si è scelto piuttosto di vedere cosa avviene dentro e fuori di noi, nelle nostre relazioni e nel rapporto con il mondo.

Le Biografie di autrici e autori : ….

Mar 2008 “L’8 marzo e le donne della tratta”, dell’Ass. “Progetto: La Ragazza di Benin City”

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Mar 2008 “L’8 Marzo delle schiave – Cosa c’è da festeggiare?”
Comunicato dell Ass. “Progetto: La Ragazza di Benin City”

Le vittime della tratta giungono in Italia affrontando viaggi allucinanti nel deserto; molte muoiono in viaggio; altre sono fermate nei campi di concentramento libici finanziati dai vari governi italiani per fermare i migranti; di quelle che arrivano, in tre anni ne sono state assassinate 200; la loro storia è fatta di stupri e violenze quotidiane, aborti clandestini e figli sottratti alle madri dai servizi sociali o dai trafficanti che le ricattano, un debito da pagare ai trafficanti che esigono almeno 60 mila euro, fughe durante impietose retate della Polizia, la detenzione in carcere o nei CPT e il rimpatrio con famiglie che le respingono e autorità che le buttano in una galera, uscendo dalla quale non hanno altra alternativa che ricominciare il viaggio; e più cresce la disperazione, più queste ragazze si rassegnano a non ribellarsi alla mafia che le ha schiavizzate: spacciano droga, tacciono sul traffico di bambini e di organi, accettano che arrivino ragazze sempre più giovani (anche 12-14 anni e sono già buttate in strada) e diventano – infine – maman, cioè da vittime si trasformano in sfruttatrici.