A voi donne e a tutti gli uomini vogliamo innanzi tutto dire:
siamo noi uomini i responsabili della violenza contro di voi.
Un’altra donna è stata uccisa. Da un uomo.
Questa volta è toccato a una ragazza: Nicolina una ragazza di 15 anni.
Ancora una volta sdegno e costernazione vengono dichiarate pubblicamente. Ancora una volta, però, senza che si dica da parte nostra, da parte di noi uomini, in modo esplicito e non equivoco che la responsabilità umana, culturale e politica della violenza contro di voi è nostra.
Diciamolo in esplicito, allora: la violenza contro le donne è responsabilità di noi uomini e solo di noi uomini.
È responsabilità di noi tutti e non solo del singolo uomo che materialmente la mette in atto.
Noi, gli uomini, con i nostri valori, credenze, desideri e fantasie su di voi, sul posto che vogliamo occupiate nel mondo, siamo i portatori e gli esecutori di tanta violenza contro di voi.
Ognuno di noi, quindi, deve innanzi tutto dichiarare la sua responsabilità politica e umana.
Ognuno di noi, prima di ogni altro atto di riparazione, scusa, dichiarazione di solidarietà o desiderio di cambiamento, deve assumersi la responsabilità e rispondere davanti a voi della violenza che vi infligge.
Questo è il primo passo ed è necessario: dobbiamo compierlo se vogliamo imparare a rispettare i vostri corpi, i vostri desideri, la vostra libertà.
La violenza contro di voi nasce da noi, dalla nostra cultura, dal nostro sistema di valori dalla nostra, maschile, concezione della vita e, quindi, noi riguarda e noi interpella.
Se vogliamo, davvero, imparare ad ascoltarvi e a rispettarvi, se vogliamo, davvero, cambiare noi stessi, il modo con cui ci comportiamo, la relazione che abbiamo con voi, il mondo in cui viviamo, dobbiamo diventare consapevoli che è proprio da noi e dal nostro sistema di valori e di giudizio che la violenza verso di voi nasce. Vogliamo, perciò, dichiarare a voi e a tutti gli uomini il nostro impegno per imparare a rispettare la vostra persona, il vostro corpo, il vostro desiderio, la vostra libertà di fare e di desiderare.
Soprattutto quando sentiamo che ciò che volete non corrisponde a ciò che noi vogliamo.
Ciò che dobbiamo fare e tradurre in impegno personale e politico, è lavorare come fate voi ogni giorno, per diventare uomini differenti, uomini accoglienti e non più violenti, uomini per cui la svalutazione e il disprezzo per voi, i vostri desideri e la vostra libertà, per cui l’arroganza, la violenza, la sopraffazione su di voi possa, davvero, diventare un brutto ricordo.
Partendo da questo desiderio di riconoscimento e valorizzazione della vostra libertà, da questo desiderio di cambiamento personale e politico vogliamo partecipare consapevolmente all’iniziativa indetta per il 30 settembre nelle piazze di tutta Italia, dal Segretario Nazionale della CGIL Susanna Camusso: “Riprendiamoci la libertà!”.
Vogliamo accogliere e fare nostre anche le parole da lei usate: “la violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne”.
È un problema degli uomini e noi uomini, per porvi rimedio, dobbiamo rompere il nostro silenzio e dire la nostra responsabilità, anche per ridare senso alle parole che usiamo.