Serata del 2 novembre a Monza, organizzata dal Gruppo Uomini Brianza. La violenza sulle donne ci riguarda? Cambiare è possibile? Viaggio attraverso le parole degli uomini
di Giancarlo Viganò
La sala è grande e lentamente arrivano gli ospiti: circa 60/70. Come spesso accade, toccando certi temi, la grande maggioranza del pubblico è femminile, nonostante il titolo, nonostante la domanda. Introduce Danilo, preciso, esaustivo, padroneggia e illustra l’argomento. Ha il sorriso di chi sa cosa dice e cosa vorrebbe trasmettere e, in realtà, ci riesce perfettamente. Poi Alberto fa gli onori di casa, introduce gli ospiti tra cui Massimo Cirri, presentatore e autore radiofonico che modera la serata. In sala un altro gruppo maschile di Monza, “Padri ai fornelli”, uomini che discutono e si trovano, ormai da anni, a ragionare sulla paternità. Il tema è preciso, le domanda sono retoriche e vorrebbero provocare senza allontanare, vorrebbero spingere a porsi delle domande, a fare lievitare nell’anima degli uomini presenti un dubbio, una riflessione, che potessero, nelle nostre speranze, sfociare in una discussione. Gli ospiti sono un giovane avvocato penalista, una psicologa che si occupa di violenza sulle donne, un giornalista che dovrebbe illustrare come i media trattano il tema sulla violenza contro le donne. Il pubblico è attento e interessato.
Il volantino recita:
“La serata si rivolge agli uomini che come noi vogliono capire come è perché possano esserne coinvolti e alle donne per ascoltare le loro parole le loro riflessioni affinché si possa dare inizio ad un cambiamento nelle relazioni con l’altro sesso”.
Prende la parola il portavoce dei “Padri ai fornelli” che racconta la storia del loro gruppo, senza però insistere sulle motivazioni profonde che riguardano la ricchezza e la problematicità della paternità. L’avvocato penalista fa un excursus sulla legislazione e le difficoltà inerenti alla tutela delle donne, preciso e professionale. L’intervento di Lino riporta il punto sul tema della serata, sottolineando che se gli uomini non sono capaci di ascoltare se stessi, non saranno mai in grado di ascoltare il mondo femminile. È il turno della psicologa, molto ferrata in materia di violenza contro le donne, ma non in sintonia, come il primo ospite, sul tema della serata. Pure il giornalista tentenna. Interviene Franco che rivitalizza il dibattito, anche con un preciso intervento sul libro di Albinati “la scuola cattolica”. Riporta la frase del libro”Nascere maschio è una malattia incurabile”, nel senso che la malattia consiste negli stereotipi maschilisti e patriarcali che vengono iscritti quasi automaticamente nel DNA dei bambini maschi e che li affliggeranno per il resto della loro vita. Interviene il giovane Daniele, attore, che spiega di come la sua esperienza teatrale gli ha consentito di leggere meglio dentro di sé. È la volta di Giancarlo che legge un suo racconto che vorrebbe far percepire ad ogni uomo, nella sua brutale essenzialista, che la violenza maschile contro le donne è un’ombra che segue ciascun uomo e che non si può seminare fuggendo, dal momento che, pur non agita in prima persona, lo circonda e può colpirlo duramente. Un altro bell’intervento è quello di Mimma, presidente del Cadom di Monza. Preciso, forte, coinvolgente. Chiude la serata Mario che con tranquilla autorevolezza ringrazia il pubblico lasciando il suo sorriso.
La serata si può definire ben riuscita, ma in noi lascia un pò di amaro in bocca. Nessun intervento dal pubblico maschile, solo di qualche donna. Volevamo evitare di dare alla serata il clima da conferenza, ma in parte, fino ai nostri interventi, questo è accaduto. Forse abbiamo capito, e ne faremo tesoro per altre occasioni future, che, in serate come queste, la spinta di rinnovamento esplosiva e dirompente parte proprio dal racconto degli uomini in prima persona, del perché hanno sentito il bisogno di impegnarsi contro la violenza, e come questa consapevolezza si iscriva necessariamente nel più ampio tema di un maschilismo che fa della violenza un suo fulcro di senso. Allora sarà proprio dalla viva voce degli uomini che si impegnano a questo cambiamento, da quegli uomini che se la sentono addosso, che usciranno parole pesanti nella condanna e leggere nella propria liberazione. Perché nascere uomini non sia più né una condanna, né una malattia incurabile.