Nell’ultimo fine-settimana di maggio 2015 ci siamo incontrati a Livorno
Eravamo 20: Nino da Bari, Lorenzo da Bologna, Daniele da Pisa, Riccardo da Pisa, Alessio da Milano, Antonio da Viareggio, Alberto da Roma, Gabriele da Livorno, Roberto da Torino, Mario da Brescia, Jacopo da Livorno, Domenico da Torino, Stefano da Roma, Giacomo da Parma, Gianluca da Roma, Franco da Viareggio, Giorgio da Pavia, Marco da Parma, Massimo da Pisa, Mario da Modena
Arrivavamo a questo incontro dopo molti conflitti, molte difficoltà e con uno sfilacciamento delle nostre relazioni, avevamo quindi molti timori, molta fatica e la necessità di ritrovare una motivazione.
L’incontro è stato molto ricco e vitale, un’occasione di ascolto reciproco profondo, di esplicitazione di aspettative, delusioni, conflitti che hanno però trovato capacità di ascolto reciproco facendoci fare un passo avanti importante. Vogliamo ringraziare per questa occasione Gabriele e Jacopo che hanno ospitato l’incontro, curandone l’organizzazione, accogliendo domande e richieste e, soprattutto, curando il tempo e lo spazio del nostro stare insieme.
Abbiamo discusso il primo giorno fino alle due di notte, il secondo fino a mezzanotte, il terzo fino alle 13 con tantissimi interventi.
Sentiamo di aver ritrovato e rimotivato il senso del nostro stare insieme. Al tempo stesso abbiamo affrontato problemi e questioni che ci pare non possano essere rimossi ma chiedano una riflessione comune aperta.
Abbiamo detto che nel nostro percorso vogliamo tornare ad affrontare temi che riguardano la vita e i desideri degli uomini come la paternità, la sessualità, la politica, le relazioni con le donne e tra uomini ma che, al tempo stesso, resta imprescindibile il confronto con la violenza maschile verso le donne.
Affrontando il tema della violenza, come abbiamo fatto negli incontri di questi mesi, abbiamo visto come davvero ci riguardi tutti e come riguardi ognuno di noi: ogni singolo, ogni gruppo locale ha da raccontare qualcosa che ci ha messi fortemente in discussione. Oggi abbiamo potuto condividere di più tutto questo vedendo come non si possa mai dare per risolta questa riflessione. Oltre il riconoscimento di quanto la violenza sia parte della cultura condivisa, delle forme di relazione tra i sessi, del linguaggio, dell’immaginario in cui siamo immersi dobbiamo continuamente indagare su come questo emerga nelle nostre vite, nelle nostre relazioni. E’ stato ripetuto che centrale è la narrazione delle storie, dei vissuti che parlano della violenza agita o percepita dentro ognuno di noi, così come della violenza subita, e della violenza osservata (o invece rimossa: percepita solo quando si verifica platealmente). Storie personali che non sono mancate anche negli scambi di queste riunioni. E’ effettivamente accaduto che il caso di uno di noi accusato di violenza psicologica da una donna abbia stimolato il riconoscimento e la messa in parola di altre esperienze della violenza vissute da diversi di noi. Resta aperto il nodo delle nostre relazioni tra noi e di ognuno di noi con lui: la scelta di accogliere la parola della donna, di non costruire posizioni collettive giudicanti, ma di cercare uno scambio di verità con lui ha coinvolto diversi di noi producendo conflitti acuti e dolorosi.
Continuare a lavorare sulla complessità delle dinamiche relazionali, con rigore e con la capacità di andare a un’interrogazione reciproca profonda è per noi il modo di stare alla radicalità che la violenza impone.
In questi mesi la nostra esperienza è stata oggetto di critiche che abbiamo vissuto come ingenerose ed è stata anche attraversata da conflitti aspri e vissuti reciprocamente da molti come delegittimanti e svalutanti. Un tema centrale è stato dunque la riflessione sulle relazioni tra noi, su come viviamo i conflitti e che risorse ci diamo per non farli divenire distruttivi, come affrontiamo il peso delle aspettative reciproche, delle proiezioni, delle frustrazioni, delle dinamiche di potere, competizione, delega e gerarchia. Molti interventi hanno affrontato il problema del rapporto tra conflitto e violenza anche nelle discussioni tra di noi. È fondamentale l’ascolto dell’altro quando viene nominato un vissuto di violenza, così come lo spazio per un diverso rimando reciproco. Un problema e una responsabilità che riguarda i singoli all’interno delle relazioni ma anche i gruppi e i contesti collettivi nei quali le relazioni si sviluppano.
La possibilità di nominare laicamente i gesti, le posture che vengono vissuti come violenti e aggressivi nei nostri conflitti, senza lasciarli deteriorare nel non detto o trasformarli in strumento per sottrarsi al confronto e negare legittimità al discorso dell’altro, permette un diverso e più utile ascolto reciproco, permette di attraversare la fatica e il disagio di misurarsi con rappresentazioni percepite come svalutanti, con sensazioni di misconoscimento, senza rimuovere o fare velo al merito di questi conflitti. Il reciproco rimando ed ascolto può aprire a interlocuzioni che modifichino questi vissuti. Continuare a perseguire la fatica della nominazione, della riflessività su di sé e sulle proprie relazioni e del dialogo è l’unica strada per evitare di rinunciare ai conflitti, anche quelli più pesanti e difficili.
Molti altri interventi, con accenti e sensibilità diverse, hanno parlato delle prese di posizione pubbliche (diffuse e commentate su Facebook) di Claudio Vedovati e di Claudio Magnabosco e della rete di uomini che agisce con lui contro la tratta. Testi che hanno affermato la scelta di una distinzione rispetto a Maschile Plurale. Le relazioni che ognuno di noi ha con l’uno e con l’altro sono molto diverse, come diverso è il legame che ha unito nel corso degli anni Claudio Vedovati e Claudio Magnabosco all’esperienza di MP.
Ha ferito molti l’affermazione di Claudio Vedovati che Maschile plurale è una realtà «sovrastata dalla prepotenza e dalla violenza» e che La violenza richiede un taglio perché altro possa accadere». In realtà durante l’incontro molti hanno raccontato e analizzato proprie esperienze di rapporto con la violenza nelle relazioni ed è stata affermata la volontà di ascoltare e approfondire le cose dette da Claudio Vedovati, non solo mantenendo relazioni personali con lui (cosa che anch’egli afferma nella sua lettera), ma considerando sempre aperto lo scambio e l’accoglienza con MP.
Anche la volontà di confronto con Magnabosco e la rete di uomini contro la tratta, con Isoke e le altre donne impegnate in questa battaglia, è stata riaffermata, con l’auspicio che possano essere chiariti i punti di incomprensione e di dissenso che si sono verificati. Molti hanno ricordato che Maschile Plurale è una rete cui si partecipa ognuno a titolo personale che si basa sul confronto e l’incontro effettivo e non una “federazione di organizzazioni”. C’è stata probabilmente da parte di noi di Mp – è stato anche detto – una mancanza dell’attenzione e della cura necessaria nei confronti di uomini che si mettono in gioco così radicalmente, nominando pubblicamente la loro partenza dall’esperienza di essere stati «clienti», una esperienza che, materialmente e simbolicamente, non possiamo consideriamo estranea o lontana da noi. E che va riconosciuta come un valore molto importante nella comune ricerca di un altro modo di vivere la propria maschilità. Maschile Plurale e gli uomini che ne fanno parte non hanno però mai stigmatizzato né delegittimato questa esperienza, né compresso lo spazio di confronto nella nostra rete. Quando ognuno di noi vive un senso di mancato riconoscimento si pone un problema della qualità di ascolto della nostra rete di relazioni ma anche sulle aspettative e le proiezioni che alterano il nostro modo di frequentarla.
D’altra parte il confronto su che cosa è per noi MP e che cosa desideriamo in questa azione comune ci ha portato anche a discutere dei nomi che usiamo: una associazione, una rete, un movimento. E l’esperienza molto intensa di questi mesi ci chiede anche di ripensarne il modo di essere e il nostro modo di nominarla e di concepirla in rapporto all’esterno.
Maschile plurale – su questo abbiamo verificato una ampio accordo, dopo una approfondita discussione sul rapporto che c’è tra la condivisione dei vissuti e l’esigenza di strumenti di organizzazione e per l’azione comune più coerenti e anche efficienti – è innanzitutto una rete di relazioni tra uomini, tra singoli e tra gruppi di uomini , uno spazio politico aperto e libero, di confronto e di pratica trasformativa dell’esperienza maschile, delle relazioni tra i sessi, delle rappresentazioni stereotipate di genere. La nostra risorsa è il percorso personale di ognuno di noi e la capacità di costruire ogni volta ascolto reciproco per produrre parole condivise e pratiche comuni. Non ci interessa avere “una linea” a cui fare riferimento ma crediamo importante produrre anche una presa di parola e una iniziativa collettiva come uomini. Questa è ogni volta il frutto di un percorso e non è mai dato una volta per tutte. Abbiamo una storia comune, una riflessione condivisa negli anni che consideriamo un patrimonio prezioso. Diamo grande valore alla scelta di ognuno di partecipare a questa esperienza, al tempo stesso “essere parte” di maschile plurale non vuol dire “aderire” a un’identità collettiva, o a una sorta di istituzione gerarchica che possa legittimare percorsi individuali o collettivi che vi partecipano.
Ci consideriamo inoltre parte di un percorso più largo e variegato che comprende la ricerca di altri singoli, gruppi e associazioni sul mutamento della cultura e dei desideri maschili. Esiste in Italia sicuramente da tempo un « movimento » di uomini che ha aperto una ricerca a partire da sé e in posizione critica sull’eredità del patriarcato. Amici come Vedovati e Magnabosco, ma anche altri che nel tempo si sono allontanati da una pratica politica comune in MP o che hanno avuto percorsi differenti partecipano comunque a un «movimento» di cui MP è solo una parte. Molto significativa nell’incontro di MP a Livorno la presenza e gli interventi degli uomini del gruppo e dell’associazione nuovo maschile di Pisa che hanno parlato della loro esperienza (attività di condivisione tra uomini, di relazione con le donne sul tema della violenza, attività nei confronti di uomini che hanno agito violenza, ecc.) e dell’interesse con cui hanno sempre guardato all’attività di MP e alla relazione con alcuni uomini della nostra rete. Altre esperienze, a Palermo e a Viterbo hanno cominciato con noi un dialogo.
Maschile Plurale dunque è una rete tra singoli e gruppi di uomini che hanno pratiche diverse, forme diverse di rapporto con l’impegno pubblico o con la costruzione di spazi di condivisione. A questa rete partecipano gruppi e singoli, ma nello spazio della rete ognuno partecipa a titolo individuale, i gruppi non hanno un ruolo di rappresentanza nella nostra discussione che resta confronto libero tra singoli. Numerosi interventi hanno parlato di un momento molto importante (“epocale” ha detto qualcuno) nell’esperienza di MP e dell’esigenza di un “salto quantico”, con riferimento in special modo alle relazioni che singoli e gruppi hanno e sviluppano con singole e gruppi di donne, soprattutto sul tema della violenza ma non solo. Ci sono stati scambi approfonditi sulla discussione e la relazione con le donne della Libreria di Milano e con altre esperienze del femminismo come il Gruppo del mercoledì o la Libera università delle donne, con i centri antiviolenza di numerose città e con esperienze come il gruppo sui generis o identità e differenza. E’ stato affermato che sempre più l’esperienza della ricerca di diverse relazioni tra uomini deve intrecciarsi contestualmente e stabilmente con la pratica delle relazioni tra uomini e donne.
Vogliamo sviluppare una riflessione su di noi ma al tempo stesso vogliamo essere nel mondo. Ci interessa produrre strumenti per far crescere la consapevolezza maschile sulle dinamiche di violenza che attraversano le relazioni, per svelare la falsa naturalità di modelli stereotipati, attitudini e destini affidati ai generi. Ci interessa costruire strumenti per leggere criticamente la comunicazione pubblica e per produrre nello spazio pubblico un discorso diverso sulla vita degli uomini e le relazioni tra i sessi. Per questo siamo interessati a partecipare a percorsi di confronto nelle scuole, esperienze di consapevolezza professionale per chi lavora nei servizi, ci interessa contribuire a campagne di comunicazione, organizzare corsi, seminari, eventi, produrre video o mostre, partecipare a iniziative internazionali con associazioni di altri paesi.
Per fare queste attività ci siamo dati uno strumento che è l’associazione. Troppo spesso si è creata confusione tra questa e l’esperienza più complessiva di maschile plurale. L’associazione ha per legge degli organi amministrativi che non corrispondono a un ruolo politico e gerarchico nell’esperienza di maschile plurale: sono funzioni operative e di servizio per l’operatività di questa struttura. L’associazione pubblicherà sul sito un resoconto delle attività e dei progetti svolti ogni anno. Altrettanto potrà fare ogni gruppo tematico e locale.
Ognuno di noi sceglie di essere in questa esperienza innanzitutto per fare un percorso di cambiamento della propria vita e di consapevolezza. Ci interessa continuare a condividere, come abbiamo fatto a Livorno, pratiche e esperienze differenti che ognuno sceglie liberamente e porta come contributo da condividere. La scelta di costruire un’esperienza collettiva e nazionale risponde al desiderio di parlare ad altri, di contribuire al dibattito pubblico, di partecipare a iniziative di contrasto della violenza, della discriminazione, dell’imposizione di ruoli che condizionano la libertà delle vite delle persone in base alla loro appartenenza di genere. Per questo ci diamo la possibilità di prendere parola collettivamente, lo abbiamo fatto con i testi sulla violenza maschile contro le donne, lo abbiamo fatto partecipando ai Pride o aderendo ad iniziative promosse dalle associazioni delle donne su questioni importanti. Queste prese di posizione non sono competenza di un organo ma frutto dell’iniziativa di singoli che cercano la condivisione dei partecipanti alla rete. Una condivisione che non si misura contando pro e contro. Se una posizione non vede una larga condivisione viene promossa da quanti la condividono, che possono testimoniare la propria partecipazione a Maschile Plurale senza “parlare in suo nome”. Al tempo stesso una presa di posizione non deve attendere il pronunciamento di tutti: quanti legittimamente non sentono l’urgenza di intervenire e non hanno specifiche obiezioni lasciano che altri intervengano pubblicamente in una forma che non sentono contraddittoria con il proprio percorso. Ognuno di noi, quando interviene pubblicamente, testimonia il proprio percorso e dunque fa riferimento al tempo stesso a riflessioni condivise e alla propria storia personale
In conclusione dell’incontro abbiamo provato a tirare le fila e nominando i desideri riconosciuti da ciascuno, e la disponibilità a assumersi responsabilità di lavoro, abbiamo ipotizzato un nuovo modo di partecipare all’esperienza di MP sperimentando anche nuove forme. Crediamo che la cura nel tenere le nostre relazioni, l’avere una organizzazione minima che ci permetta di dare seguito ai nostri progetti e di parlare ad altri siano la condizione per sviluppare la nostra esperienza aprendola e rendendola più creativa. Abbiamo deciso quindi:
– di rimettere in moto dei gruppi di lavoro, divisi in base alle attività in corso.
– di organizzare tre incontri all’anno, di carattere diverso: uno esperienziale di condivisione dei vissuti, uno organizzativo di condivisione delle diverse attività, uno pubblico, organizzato di volta in volta su un tema definito dalla rete in collaborazione con donne con cui abbiamo relazioni politiche significative.
– di superare l’equivoco di una responsabilità “politica” di presidente e direttivo (che restano tuttora in carica per la specifica attività dell’associazione in quanto strumento operativo per i progetti) a favore di un coordinamento dei gruppi di lavoro e della costruzione collettiva delle prese di parola pubbliche.
GRUPPI DI LAVORO E ISCRITTI ATTUALI:
- vogliamo iniziare questa nuova fase con un incontro esperienziale, che si dovrebbe svolgere nell’autunno 2015.
Sentiamo il bisogno di ritrovarci in un’occasione in cui condividere i nostri vissuti, sperimentare linguaggi differenti, scavo sulle nostre emozioni, senza la necessità di prendere decisioni o programmare attività: per questo proponiamo a tutta le rete un appuntamento che sia soprattutto un’esperienza: un esperienza di condivisione, di messa in gioco del corpo, di ascolto profondo e di sperimentazione delle nostre relazioni. La volontà emersa dall’incontro di Livorno è quella di lavorare sui conflitti e sulle dinamiche di potere, sia nei momenti di incontro collettivo della rete, sia all’interno dei piccoli gruppi, usando modalità comunicative attente il più possibile all’ascolto dell’altro, all’accoglienza delle differenze e al lato esperienziale (che valorizzi cioè le esperienze “a partire da sé”). La condivisone dei vissuti e la gestione dei conflitti nell’ottica di una loro risoluzione non violenta, anche quando si affrontano questioni tecniche, politiche o burocratiche, rimangono per noi l’orizzonte di ogni nostra relazione, perché sono il motivo dell’esistenza di Maschile Plurale e del cammino verso l’uscita delle dinamiche di potere sessiste e patriarcali. (finora è arrivata la proposta di Nino che si offre di ospitarci al suo trullo nelle campagne di Cisternino, provincia di Brindisi ad oggi lavorano a questo appuntamento Nino De Giosa, Domenico Matarozzo, speriamo voglia collaborare Olivier)
- Vogliamo lavorare a un incontro pubblico che riprenda il senso dell’esperienza di Maschile Plurale e della nostra riflessione su come nuove relazioni tra donne e uomini possano contribuire a cambiare il mondo.
Crediamo sia importante riaffermare che il rapporto e il dialogo con le donne e con i femminismi è parte costitutiva del nostro percorso e della nostra riflessione. Lavoreremo per costruire un gruppo di lavoro con donne che consideriamo nostre interlocutrici in questa riflessione per organizzare un incontro nella prossima primavera che vogliamo diventi un appuntamento e un impegno stabile di maschile plurale
(Alberto, Marco, Stefano, Lorenzo….)
3 – GRUPPO “lavorare con uomini che agiscono violenza”
Sentiamo che è urgente riprendere la nostra riflessione sul lavoro con gli uomini che agiscono violenza dopo mesi in cui questo tema è divenuto oggetto di equivoci e conflitti. Ci interessa confrontare approcci ed esperienze divere e riaffermare che questo lavoro è inscindibile da una riflessione sulle radici culturali della violenza e da un lavoro con i centri antiviolenza. Con la cooperativa di ricerca “le nove” (autrici del libro sul « lato oscuro degli uomini ») abbiamo avviato un lavoro comune che dovrebbe portare a produrre un testo di analisi e un nuovo incontro pubblico di confronto Un tema importante di cui si è discusso è quello del rapporto con gli uomini che agiscono violenza (« maltrattanti »). Sia per il significato profondo che ha per ognuno di noi il confronto con questa esperienza, sia per il lavoro specifico che – con modalità volontarie o anche professionali – alcuni singoli e gruppi che si ritengono parte di MP svolgono anche in relazioni con diverse istituzioni nazionali e locali. Una discussione pubblica è avvenuta anche a partire dalle posizioni espresse da Marisa Guarneri (Casa delle donne maltrattate di Milano) in successivi articoli di Stefano Ciccone e di Claudio Vedovati con Sara Gandini. Altri scambi hanno riguardato l’esigenza di intervenire in modo più circostanziato nella discussione pubblica sulle modalità e gli approcci culturali degli interventi e del relativo riconoscimento sul piano delle nuove normative legislative e delle iniziative del governo nel Piano anti violenza.
(Domenico, Roberto, Marco, Lorenzo…)
5 – GRUPPO “EDUCAZIONE FORMAZIONE” –
Molti hanno espresso il desiderio di riprendere uno scambio e una ricerca comune sui tema della formazione, del lavoro nelle scuole e del confronto con ragazze e ragazzi. Il gruppo “trasformazione” è un patrimonio da rimettere in gioco in esperienze nuove come l’appuntamento educare alla differenze di settembre a Roma, il progetto basato sui video sulla violenza “five men”, e i tanti incontri che ognuno di noi fa nelle scuole su temi diversi
Il gruppo è un’occasione per condividere e coordinare le attività in corso e future nel campo della didattica e della formazione e per una raccolta delle riflessioni pedagogiche in corso.
(Mario S., Nino, Giacomo, Alessio, Franco, Gianluca, Gabriele)
6 – GRUPPO “COMUNICAZIONE” – Coordina le attività di comunicazione virtuale
È necessario valorizzare di più il sito come strumento per stimolare una discussione pubblica, dobbiamo ridefinire il nostro uso di facebook e delle mailing list.
(Gianluca, Alberto, Stefano)
7 – GRUPPO “PATERNITA’”
Dare voce modo di stare degli uomini nel può cominciare da esperienze come quella della paternità in cui emergono nuovi conflitti, nuovi desideri, nuove modalità di stare al mondo. Vogliamo parlare delle nostre esperienze di “nuovi padri”, del modo di essere stati padri negli anni passati, delle paternità desiderate e mancate, del rapporto con i nostri padri.
(Marco, Mario, Giacomo, Gabriele, Jacopo, Mario S.)
- I nomi e le descrizioni delle attività di ogni gruppo sono provvisori, così come l’esistenza o meno di ogni gruppo qui nominato o di eventuali nuovi gruppi che si vorranno creare. Ogni gruppo deciderà tempi e modi del proprio lavoro, li comunicherà al resto della rete (possibilmente attraverso la lista Interna che resta lo strumento delle comunicazioni operative a distanza). Ci siamo anche trovati d’accordo sulla necessità di favorire il coordinamento operativo del lavoro anche grazie all’impegno di referenti dei vari gruppi.
Per segnalare la vostra partecipazione contattate i partecipanti o scrivete a [email protected]
Intanto grazie infinite per questo report. Ero in Sicilia per Five Men: avrei abbracciato con gioia ciascuno di voi.
D’acchito mi iscriverei a tutt i gruppi, perché, come per voi, tutt i temi fanno parte della mia esperienza e del mio impegno. In particolare, anche a Pinerolo sta nascendo una rete di donne e uomini per dare vita ad un servizio che si prenda cura di uomini che commettono violenze; e anche un rete soprattutto di insegnanti per far crescere la consapevolezza della responsabilità di adulti e adulte nella educazione alle differenze e alle relazioni di rispetto tra ragazzi e ragazze, tra uomini e donne.
Do quindi la mia disponibilità a partecipare a questi due gruppi di lavoro.
E spero di non mancare l’incontro esperienziale, anche se ogni volta devo fare i conti con altri impegni e appuntamenti.
Quello che non vi mancherà mai saranno il mio affetto, e la mia riconoscenza e il mio ascolto.
Vi abbraccio ad uno ad uno, in attesa di vedervi (chi verrà) il 19 e 20 settembre a Roma per l’incontro organizzato dalle Scosse.
Beppe
Sta bene cosi anche se nrl gruppo Educazione Formazione avevo chiesto di inserirmi insieme a Franco. Cmq non è un problema perchè lavoriamo onsieme.
Un abbraccio
Ciao 🙂 i partecipanti ai gruppi sono ovviamente solo indicativi… vi suggerirei di rispondere non qui ma nella mailing list maschileplurale nazionale perchè non tutti vengono qui a leggere i commenti e con le email riusciamo meglio a organizzarci.
Ora, ovviamente, bisogna far partire contatti, pensieri, proposte…perchè i gruppi non restino sulla carta..o sul web 🙂
un contributo da un’angolazione:
https://www.facebook.com/pages/Maschi-in-Movimento/809530272396529