Sull’8 marzo
Libertà femminile-194-sessualità maschile
Da tempo stiamo dicendo che la libertà delle donne è la nostra libertà ed il riconoscimento della differenza sessuale e di genere è il momento fondante di nuove relazioni.
La prima differenza fra una donna ed un uomo sta nel fatto che l’una può generare e l’altra no. Riconoscendo questa differenza biologicamente determinata, possiamo come uomini avere un sentimento d’invidia, ma entreremmo in grave contraddizione se pensassimo (ci sentissimo in diritto) di rimettere in discussione proprio questa naturale differenza.
Il riconoscimento, l’accettazione di questa differenza comporta anche il rispetto della decisione tutta femminile, su una eventuale interruzione di gravidanza. Non crediamo sia una posizione ideologica, ma soltanto la conseguenza di una pratica di relazione col genere femminile basata su un reciproco dirsi, confrontarsi, riconoscersi e rispettarsi anche nel momento della conflittualità. Pensiamo pertanto che in coerenza col pensiero della differenza che è anche il nostro e con la pratica delle relazioni, “la prima parola e l’ultima”, come si diceva un tempo spetti alla donna, altrimenti corriamo il rischio di non essere più credibili come uomini, se da una parte desiderassimo per le donne, spazi maggiori di libertà culturali, lavorativi, sociali e dall’altra volessimo intervenire con parole nostre condizionanti su un fatto in cui la differenza è naturale.
C’è poi l’aspetto della sessualità che ci riguarda da vicino. Il controllo del corpo femminile esercitato dal genere maschile, con buon sostegno della Chiesa, ha ridotto la sessualità, per il maschio, ad un atto di conquista e di possesso, ed ha ridotto il corpo femminile a merce, a mezzo pubblicitario, a oggetto da possedere oppure da coprire interamente, come nella tradizione islamica. Modalità opposte simbolo del dominio del maschio sulla femmina.
Tutto questo è durato finchè il movimento femminista ha rivendicato nella cultura e nella pratica l’autonomia del proprio corpo. Ora c’è un tentativo di ritorno indietro.
Si cerca, mettendo in discussione la 194, di sottrare alla donna l’autonomia decisionale sul proprio corpo. L’uso disinvolto della sessualità da parte del maschio, porta spesso ad una grave irresponsabilità le cui conseguenze ricadono tutte sulla donna (l’uomo infatti non rimane gravido ).
Il ricorso all’aborto è un fatto sicuramente doloroso che provoca in chi lo subisce notevoli sconvolgimenti interiori. Una buona e diffusa prevenzione può evitare alla donna questo dramma. Anche in questo campo però c’è una grande disparità: il corpo femminile è stato oggetto di ricerca e sperimentazione, non è stato così per il maschio, perché poco redditizio; a lui come detto non interessano le conseguenze, queste sono tutte per la donna. La ricerca ha ben capito, seguendo la cultura dominante maschile, che i profitti si sarebbero fatti con la pillola e non con il ‘pillolo’. In base a queste considerazioni non vi è dubbio alcuno che soltanto alla donna spetti la decisione di “far maturare” o “far cadere” il frutto del così detto “ amore “ che conserva nel proprio grembo.
Gruppo Uomini Viareggio
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