Sulla manifestazione del 13 febbraio
Alberto Leiss Intervento pubblicato sul quotidiano online ligure “mente locale” ttp://genova.mentelocale.it/ 09.02.2011
Domenica 13 molte donne, e forse anche molti uomini, scenderanno nelle piazze delle città, Genova compresa. Lo scandalo cosiddetto “Rubygate” sta provocando una grande mobilitazione e una grande discussione (vedi per esempio il sito www.donnealtri.it) , e anche – a mio giudizio – una certa confusione. Mi auguro comunque che questo confronto pubblico possa farci fare – uomini e donne – un “passo in avanti”.
Per questo però è necessaria la sincerità e la precisione, per quanto è possibile, nel linguaggio, giacchè lo spettacolo di Arcore – a meno di non liquidarlo molto semplicemente: un premier non può comportarsi così – può toccare nel profondo ognuno di noi in quella zona spesso opaca dove giocano la sessualità, il desiderio, l’etica, la politica.
Le iniziative che ora confluiscono nella manifestazione del 13 sono partite, da un punto di vista linguistico, con il piede sbagliato. Si sono contrapposte le donne “per bene” che lavorano in casa e fuori casa prendendosi cura delle loro famiglie a quelle “per male” che intrattengono rapporti col Premier, oppure che non si dissociano da lui. Si è parlato soprattutto della dignità delle donne ( e assai meno di quella dei tanti uomini che reggono la coda al Cavaliere). Si è detto e si continua a ripetere che il “bunga bunga” sarebbe lo specchio di un’Italia quasi completamente alla deriva, attraversata da una “mutazione antropologica”.
Non credo che le cose stiano proprio così. Il consenso di cui gode Berlusconi è alto, ma per lui e il suo partito vota comunque una minoranza di italiani e italiane. Il vero problema è che chi critica e chi si oppone a Berlusconi, per tanti giustissimi motivi, in tutti questi anni non ha saputo ancora elaborare una proposta politica credibile, soprattutto agli occhi di quei ceti popolari che dovrebbe rappresentare. Per non dire che quando il centrosinistra ha governato – attuando peraltro politiche più serie e efficaci di quelle del berlusconismo – è riuscita a danneggiare autolesionisticamente se stessa: dalla fine precipitosa imposta al governo Ciampi nel ’94, all’autogol del primo governo Prodi dopo l’introduzione dell’Euro, alle dissennate risse nella maggioranza del secondo Prodi… Come meravigliarsi che tanti cittadini si fidino poco di un’alternativa?
Secondo me la radice del problema riguarda la crisi di autorità, nel senso di autorevolezza, che coinvolge l’intero ceto politico maschile, incluso quello di sinistra (il discorso potrebbe essere esteso ad altre strutture del potere: i media, l’industria culturale, la Chiesa, l’Università…). Si è sviluppato un interessante dibattito sull’ultimo rapporto Censis, che per analizzare il malessere italiano è ricorso a concetti psicanalitici come l’assenza della “legge” e del “desiderio”, con il venir meno della dialettica creatrice tra questi due termini, che produce la civiltà. E si è messa questa condizione in relazione alla “evaporazione del padre”.
Negli anni 30 Jacques Lacan legava l’affermazione delle dittature totalitarie alla crisi dell’autorità paterna nella famiglia e nella società. Oggi, in tempi di ancora più marcato tramonto del patriarcato, la storia – nel sempre sorprendente laboratorio italiano – si ripete in termini grotteschi, clowneschi. Berlusconi rappresenta una sorta di “padre osceno”, finge di impugnare i sacri valori della famiglia, e si abbandona pubblicamente al godimento più sfrenato, fino a inciampare prima nella micidiale denuncia della moglie, poi nell’ipotesi di reato di prostituzione minorile. Lascio agli esperti la domanda se in questo comportamento non emerga anche qualcosa di mortifero, oltre che di ridicolo.
La storica Anna Bravo, sulla “Repubblica” dell’8 febbraio, così come Sandro Bellassai sul “manifesto” dello stesso giorno, invita gli uomini, tutti gli uomini, a interrogarsi su che cosa ne sia, oggi, del loro desiderio e della loro dignità. Io spero che le manifestazioni di domenica possano contribuire a spostare su questo la nostra attenzione. La questione che si è aperta – cari uomini – è tutta maschile.
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