Per soli uomini,
di Andrea Bianchi pubblicato l’ 11.02.2011 su http://italia2013.org
Glii uomini in piazza domenica prossima saranno molti, moltissimi. Ma c’è qualcosa che non convince nelle adesioni (maschili) alla mobilitazione promossa da DiNuovo. Perché se è vero che, come sottolinea il documento dell’associazione, “il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della libertà delle donne” è verissimo che “senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza”. Ma ad uscire a pezzi dalle notti di Arcore, di Palazzo Grazioli, di Villa Certosa è probabilmente più l’immagine maschile che quella femminile. Così resto un po’ sorpreso (sono riflessioni che impongono la prima persona) nel leggere pagine e pagine firmate da donne e poche, pochissime, riflessioni di uomini. Al più ci si vergogna di essere italiani, ma in pochi ci vergogniamo di essere maschi italiani. Gli uomini utilizzano categorie neutre per riflettere sulla vicenda Ruby – la crisi della sinistra, l’impasse della cultura progressista, le responsabilità dei media – oppure scaricano responsabilità (e coscienza) sulle occasioni perdute della cultura al femminile (lo ha fatto qualche giorno fa Antonio Polito sul Corriere).
Questa rappresentazione è fuorviante.
Perché la posta in gioco oggi – se non ora quando? per riprendere il titolo del documento – è la dignità maschile. La possibilità di ri-cominciare a riflettere sul potere che si fonda su un dominio antico, quello di un sesso sull’altro. Non tocca a me giudicare i rilievi penali delle notti di Arcore, ma arrossisco di fronte alla gigantesca rilevanza politica di quei fatti spesso derubricati a barzelletta (le racconto anch’io). Gli ultimi trent’anni della vicenda italiana sono quelli del tele-dominio, dei modelli imposti per spot, del declino apparentemente inarrestabile degli intellettuali, del vuoto del pensiero critico, della rottura del nesso tra politica e cultura – su questo restano illuminanti le riflessioni di Alberto Asor Rosa ne “Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali” – ma sento che, anche qui, si corre il rischio di accontentarsi, di restare in superficie. Occorre immergersi e, in apnea, riportare a discorso pubblico (e politico) le forme del desiderio maschile (che è più antico delle televisioni del Biscione), l’idea stessa di relazioni, di potere, di libertà. Dovremmo cercare di farlo insieme in quella dimensione collettiva che è poi la politica. E lo dovremmo fare come uomini prima ancora che come cittadini. In questo senso è esemplare la riflessione del direttore di Europa, Stefano Menichini – “Se io facessi come lui” – di mercoledì scorso.
Un’occasione ci arriva, ancora una volta dalle donne. Da quelle di DiNuovo che ci dicono: “E’ tempo di dimostrare amicizia verso le donne”. Ci chiedono amicizia, nonostante tutto. L’amicizia è un sentimento – come l’amore – che può nascere, crescere e vivere solo tra uguali. Tra pari, certo nella differenza di genere. Gettiamo via, come ci suggerisce Maschileplurale, un’associazione che da una quindicina d’anni lavora su questo terreno impervio, la falsa alternativa tra consumo del corpo delle donne e autocontrollo perbenista. Cito uno stralcio dalla lettera “Da uomo a uomo” del Novembre 2009: “Quando assisto dell’ostentazione di chi usa soldi e potere per disporre delle donne, sento che quell’ostentazione è misera, squallida ed anche triste. Sono secoli che gli uomini comprano, impongono, ricattano e scambiano sesso per un posto di lavoro o per denaro. La novità sta nel vantarsene strizzando l’occhio agli altri uomini in cerca di complicità. Non ci stiamo, e non per invidia o moralismo. Non ci interessa l’alternativa tra consumo del corpo delle donne e autocontrollo perbenista. Al potere preferiamo la libertà, la libertà di incontrare il desiderio libero delle donne, ed eventualmente il loro rifiuto”. Se riusciremo a capire che i nostri desideri di uomini sono insicindibili dalla libertà delle donne riemergeremo dall’apnea. Con un segno concreto di amicizia verso le donne.
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