Perché ci sarò anch’io in piazza domani,
di Sergio Minni, su Facebook 12 .02.2011
Ci sarò anch’io in piazza domani. Assieme alle donne della mia vita – mia moglie innanzitutto – , a quelle che ho rispettato e a quelle che non ho rispettato abbastanza. Ci sarò per una ragione semplice e importante: perché la mia dignità di genere è in gioco.
E’ ora che noi maschi smettiamo di nasconderci dietro al femminismo e iniziamo a costruire una nuova teoria di genere che riesca a interpretare e governare il nostro mondo che oramai è diventato una “chasa degli orori” in cui si mescolano sensi di colpa, reazioni primordiali, non detti miserabili. Finora a parte alcune belle iniziative come maschileplurale, è mancato un pensiero autonomo maschile non-maschilista: ce ne sono tracce nella discussione su pacifismo e nonviolenza, nell’universo transgender, ma i nodi non sono stati affrontati: l’enormità dell’evidenza dell’oppressione maschilista ha portato a una giusta decostruzione dei simboli maschili, ma questa decostruzione non è stata accompagnata da una costruzione: si è delegato al femminismo pezzi della nostra identità.
Così mentre parte del mondo maschile interiorizzava all’incontrario i pre-giudizi delle donne e tentava faticosamente di trovare un percorso di liberazione personale un’altra parte, intatta, intoccata, ha continuato per la propria strada e cavalcando la tigre che pensa di avere nelle mutande ha costruito una nuova egemonia, tutta tirata verso il basso (ventre), insinuatasi nella nostra vita attraverso televisioni e comportamenti che lentamente hanno costruito un nuovo maschio superpotente, rassicurante, dominante, il MASCHIO ALFA TELEVISIVO.
Anche il dibattito maschile/femminile è superato di fronte alla necessità di fermare questa egemonia, che così tanto toglie all’uomo in termini di spessore etico, evoluzione culturale, consapevolezza di sé e della propria complessità irriducibile al fenomeno pur affascinante dell’erezione.
NON è in gioco solo il futuro delle nostre compagne: e correremmo un gravissimo rischio di fraintendimento se andassimo in piazza solo per “stare loro accanto”, magari “supportandole nelle loro sacrosante rivendicazioni”… Perché forse dovrebbe essere vero il contrario: sono loro ad avere gli strumenti culturali per reagire, li hanno costruiti in anni di faticose elaborazioni, cacciandoci giustamente dai loro luoghi dove eravamo di troppo e proprio per affermazioni come “fateci capire”.
No, uomini del nuovo millennio intrappolati ancora nel medioevo dobbiamo capire che non possiamo salvarci andando una volta in piazza, che non andiamo lì per dimostrare o esibire qualcosa, ma andiamo lì perché DOBBIAMO IMPARARE AD ESSERE PERSONE, ad AGIRE il nostro essere persone COLLETTIVAMENTE.
Il mondo oramai è pieno di uomini che sanno vivere il loro essere maschile con dignità ed orgoglio ma questi uomini non vengono rappresentati, non fanno cultura, esistono soltanto… e solo le loro compagne/mogli/amiche sanno della loro fatica e dei loro trionfi e sconfitte.
Questo mondo è minoritario e culturalmente schiacciato sotto il tallone dei vari Lele Mora e compagnia danzante almeno quanto e lo è l’universo femmnile sotto i tacchi a spillo delle escort che in questi giorni sembrano pullulare nelle pagine dei nostri giornali e nelle stanze da letto dei nostri palazzi.
Io per questo sarò in piazza domani: per la mia dignità, per la mia sofferenza, per la mia impotenza: e voglio che essa diventi collettiva, che l’urlo di Munch della nostra condizione disperata arrivi anche a chi crede che i sentimenti possano avere un prezzo, che una donna è quella cosa inutile che ruota intorno intorno a una figa.
In bocca al lupo maschietti che ne abbiamo bisogno 🙂
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