UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SULLA VIOLENZA, FUORI E DENTRO DI NOI
Circa 8 anni fa, alcuni di noi hanno scritto un testo intitolato “La violenza contro le donne ci riguarda”. Muovevamo dalla consapevolezza di una problematica che nelle sue diverse forme, da quelle più esplicite e drammatiche a quelle più sottili e difficili da riconoscere, interrogava la nostra cultura, le nostre abitudini e le nostre stesse relazioni, senza possibilità di proiettare il problema su categorie altre (persone di culture diverse, o portatori di difficoltà psicologiche o sociali). Recentemente siamo stati portati a riflettere ancora più in profondità su questa intuizione da cui siamo partiti.
Un membro della nostra associazione, infatti, è stato accusato dalla sua ex compagna di essersi reso responsabile di violenze psicologiche durante la relazione, cioè di aver avuto atteggiamenti arroganti, prevaricanti, umilianti e di continua svalutazione, generando in lei una situazione di profonda sofferenza. Alcuni di noi, venuti a sapere della situazione, si sono attivati per incontrare e ascoltare separatamente i protagonisti della vicenda, per comprendere a fondo l’accaduto, cercando di contribuire a fare un po’ di chiarezza e a creare momenti di riflessione e di ripensamento, nonostante i punti di vista e i vissuti radicalmente differenti delle persone coinvolte. L’accusato infatti per parte sua considera ingiuste le accuse e interpreta l’accaduto alla luce di una conflittualità che si è esacerbata con la conclusione del loro rapporto.
Chi tra di noi si è più impegnato nell’ascolto delle persone coinvolte ed in particolare nel confronto continuato a più riprese con il nostro associato lo ha fatto in primo luogo sulla base di relazioni di amicizia e stima, ma anche in quanto parte di un’associazione che da anni conduce una riflessione sulle molteplici forme di violenza maschile – dalle più eclatanti alle più sottili, da quelle fisiche a quelle psicologiche – che attraversano le relazioni tra i sessi e che ci devono interrogare quotidianamente e personalmente.
In questi mesi di confronto diverse persone che collaborano con la nostra associazione o hanno rapporti con alcuni di noi, ci hanno chiesto di scrivere articoli o commenti, o di intervenire pubblicamente sulla vicenda per non dare adito a ipotesi di rimozione. Finora lo spirito in cui ci siamo mossi è stato piuttosto quello delle relazioni in presenza, sulla base del confronto diretto con le persone coinvolte; il che richiede cura, capacità di ascolto e sensibilità, la capacità di riconoscere le differenze che ci attraversano, le divergenze d’opinione, nonché il coraggio di praticare il conflitto anche tra di noi. Ma mentre il percorso delle persone coinvolte deve continuare con le modalità più opportune di condivisione, accompagnamento e confronto, senza trascendere o degenerare in colpi a distanza o in facili tribunali virtuali, la vita e il lavoro dell’associazione devono poter continuare liberamente al fine di apprendere e maturare sulla base anche di simili esperienze.
Nelle prossime settimane e mesi organizzeremo dunque dei momenti di riflessione con tutti gli amici e le amiche sensibili e impegnate su questi temi su alcune questioni fondamentali per il lavoro che come associazione stiamo conducendo sulla violenza: per esempio quali segni o tratti ci permettono di comprendere quando nelle relazioni ci si trova davanti a divergenze di aspettative e conflitti di coppia e quando occorre riconoscere delle forme di violenza e di maltrattamenti psicologici? Che modalità ci si può dare tra uomini e donne per vivere il conflitto in maniera rispettosa? In che misura siamo capaci di tenere insieme nelle nostre vite la riflessione pubblica sulla maschilità e la violenza e la capacità di modificare in profondità noi stessi e le nostre relazioni? Che forme di intervento ulteriore si possono dare le associazioni di uomini della nostra rete per condurre una riflessione personale, associativa e politica su questi temi oltre quelle che già conosciamo e sperimentiamo abitualmente ovvero spazi di condivisione, gruppi di ascolto e di autoaiuto, pratiche di narrazione autobiografiche di sé, momenti di scrittura ed elaborazione collettiva, incontri pubblici ecc.
Un grazie a chi vorrà aiutarci e sostenerci in questo percorso di riflessione.
(Questo testo è nato dalla condivisione delle persone di Maschile Plurale che hanno seguito più da vicino questa vicenda)
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