Milano 8 Apr 2011 dalle 10,30 alle 17.00
Vite al lavoro. Donne e uomini nella crisi: letture e proposte del femminismo italiano
Un convegno organizzato dall’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra
presso la sede della Camera del Lavoro.
Il convegno si propone di discutere le analisi e proposte sul lavoro, contenute in alcuni testi femministi: Gruppo lavoro della Libreria delle donne di Milano, Immagina che il lavoro (Sottosopra, ottobre 2009, www.libreriadelledonne.it); Aa. Vv. (del Collettivo Donne e politica) L’emancipazione malata. Sguardi femministi sul lavoro che cambia (Ed. Libera Università delle donne di Milano, 2010), Aa. VV. Se 60 ore vi sembran poche (dattiloscritto,dichiarazionelavori.xoom.it, www.ilavoridelledonne.it).
I lavori saranno introdotti da Maria Luisa Boccia e Alberto Leiss e saranno connclusi da una tavola rotonda a cui parteciperanno Maria Grazia Campari, Silvia Motta, Marisa Nicchi, Aldo Tortorella, Fulvia Colombini (CGIL lombarda) e Maurizio Landini (FIOM). La tavola rotonda sarà coordinata da Piero Di Siena.
Non è possibile comprendere il lavoro, né quello degli uomini né quello delle donne, se non si mettono al centro dell’analisi e della politica i soggetti, i loro bisogni e desideri, i modi diversi in cui l’organizzazione del lavoro e della società incide nelle loro vite.
Negli ultimi decenni la presenza delle donne nel mercato del lavoro è aumentata anche nel nostro paese, in misura consistente e costante. Questo cambia radicalmente il rapporto tra produzione e riproduzione, apre nuovi conflitti e richiede pratiche e proposte politiche diverse.
Le donne italiane lavorano fuori casa e in casa, per il mercato e per la cura, in modo obbligato e per scelta, retribuito e gratuito. Le loro vite e le loro aspettative non possono essere costrette in alternative secche, in modelli univoci. La crisi economico-sociale e le politiche fin qui adottate hanno acuito il contrasto tra il vissuto soggettivo del lavoro e le condizioni in cui si svolge. C’è una chiara volontà, nel privato e nel pubblico, di ridurre il lavoro a merce e di disporne senza regole.
La proposta dell’Ars nasce dalla convinzione che per superare questo limite sia necessario mettere al centro il discorso femminista.
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