Quattro fili
Nov 2006 Trad. it. Massimiliano Luppino
una panoramica sulle differenze principali che esistono tra i movimenti maschili.
“Agli uomini che si avvicinano per la prima volta al movimento degli uomini, come pure agli spettatori ingenui, il movimento degli uomini può sembrare un luogo armonioso in cui noi tutti condividiamo obiettivi e scopi comuni. Ma per i veterani incalliti come me (da 9 anni, da quando cioè ne avevo 29) sono impegnato su questi temi, il termine “movimento degli uomini” può nascondere disaccordi molto importanti.
Parlare di “movimento degli uomini” tout court è come mettere insieme il Ku Klux Klan e i gruppi aborigeni per il diritto alla terra e chiamarli “il movimento della razza”. Tutti i partecipanti appartengono alla categoria “uomini”, tutti sono impegnati in qualche tipo di esplorazione delle vite degli uomini e delle tematiche maschili, ma il fatto è che alcuni gruppi di uomini sono in reciproca contrapposizione. (Un esempio attuale è il conflitto a Brisbane tra l’Agenzia per i diritti degli uomini e gli Uomini contro la violenza sessuale). Più in generale, ci sono considerevoli diversità e disaccordi su questioni politiche di base, modi di lavorare e gamma delle tematiche specifiche.
Questi disaccordi e conflitti sono talora nascosti, negati o banalizzati in occasione degli eventi organizzati dal movimento degli uomini. Una ragione di ciò è che le parole “conflitto” e “politico” sono parole sporche per alcuni uomini formati in approcci di crescita personale, terapeutica e spirituale. Essi preferirebbero non sapere che il disaccordo esiste o, quando lo riconoscono, lo rappresentano come irrilevante, come un “attacco” – e pertanto illegittimo – o come espressione di un eccesso di intellettualismo, una posizione “di testa, non di cuore”. C’è del vero in tutte queste risposte, ma esse non dovrebbero impedire una rispettosa ricerca di dialogo e comprensione attraverso le differenze.
Mi sono seduto in grandi cerchi di uomini e mi è stato detto “siamo tutti fratelli qui” o “ci amiamo tutti l’un l’altro”, quando so perfettamente che io ed altri uomini non sempre sentiamo tutto questo. Sono inoltre stato ad eventi organizzati da uomini dove la “diversità” è riconosciuta, ma questa è solo l’apparenza e una particolare prospettiva resta dominante nell’organizzazione e nel contenuto dell’evento.
Come dobbiamo allora intendere la composizione del movimento degli uomini? Suggerisco un modello a quattro fili [componenti, n.d.t.]: antisessisti/filofemministi, liberazione degli uomini, spiritualisti e diritti degli uomini/diritti dei padri. I primi due comunque hanno sostanziali sovrapposizioni, come si vedrà nell’analisi che segue.
(1) Antisessisti
L’assunto centrale di questa componente è che il modello attuale, dominante di maschilità è oppressivo per le donne, come pure limitante per gli uomini. La società è vista come caratterizzata da ingiustizie e disuguaglianze fondate sul genere. Gli uomini devono assumersi la responsabilità dei loro comportamenti e atteggiamenti sessisti e lavorare per cambiare comportamenti/atteggiamenti degli uomini in generale. Gli uomini e i gruppi del filone antisessista sono in sintonia con varie letture femministe della società.
Ciò che ho detto finora potrebbe essere applicato anche alla componente “liberazione degli uomini” e in questo senso potrebbe dedursi che stiamo parlando di un solo filone, non di due. Kenneth Clatterbaugh nel suo libro Prospettive contemporanee sulla mascolinità (“Contemporary perspectives on masculinity”) fa proprio questo, scrivendo in maniera congiunta di uomini “filofemministi radical” e uomini “filofemministi liberal”. Comunque egli individua differenze tra queste correnti, differenze che anch’io osservo in Australia. Entrambi sono filofemministi, ma essi utilizzano differenti correnti del femminismo, quella radical e quella liberal. Per Clatterbaugh, gli uomini filofemministi radical danno maggior enfasi all’organizzazione della mascolinità e della vita degli uomini come privilegiata a scapito di quella delle donne e come violenta e aggressiva. Gli uomini filofemministi liberal danno maggior enfasi ai modi in cui sia gli uomini che le donne sono coartati dai ruoli di genere ed alcuni di loro sostengono che gli uomini, come le donne, sono “oppressi”.
Questa distinzione potrebbe non valere lo spazio che le ho concesso. Gli uomini che si dichiarano “filofemministi” e “per la liberazione degli uomini” sono importanti alleati nel movimento degli uomini australiano e il disaccordo sul definire o meno gli uomini “oppressi” (per esempio) può oscurare il loro impegno fondamentalmente comune per obiettivi di eguaglianza e di giustizia. Inoltre questi uomini imparano reciprocamente gli uni dagli altri, di modo che gli uomini filofemministi prestano maggiore attenzione al dolore degli uomini e agli effetti dannosi della mascolinità sugli uomini medesimi, mentre gli uomini per la liberazione prestano maggiore attenzione al potere degli uomini e all’ingiustizia di genere. Sebbene io e altri uomini abbiamo qualche volta rivendicato il termine “filofemministi” per distinguerci dagli altri partecipanti al movimento degli uomini, compresi quelli che sostengono la liberazione degli uomini, penso che ciò ci abbia fatto trascurare le opinioni politiche comuni ed abbia ostacolato lo sviluppo di alleanze produttive.
La violenza degli uomini è stata un importante nucleo di azione per gli uomini antisessisti e ciò si è riflesso nella formazione dei gruppi di “Uomini contro la violenza sessuale” (Men Against Sexual Assault, MASA) nella maggior parte delle città dell’Australia. I gruppi MASA comprendono uomini con vari punti di vista lungo un continuum da “antisessisti” a “liberazione degli uomini”. E’ inoltre degno di nota che alcuni uomini che si autodefiniscono filofemministi non si considerano parte del movimento degli uomini. Uomini sia interni che esterni al MASA hanno condotto un lavoro contro la violenza presso i ragazzi e le scuole ed hanno realizzato campagne educative sociali quali la Campagna del Nastro Bianco. A differenza della maggior parte degli altri gruppi del movimento degli uomini, questo lavoro è stato spesso compiuto in collaborazione con femministe e servizi dedicati alle donne (quali unità di crisi per gli stupri e la violenza domestica). Gli uomini antisessisti sono inoltre coinvolti nelle politiche per la salute degli uomini, nello sviluppo di curricula egualitari rispetto al genere nelle scuole, nella consulenza ai maschi responsabili di violenza e in altro ancora.
(2) Liberazione degli uomini
Come ho detto in precedenza, il filone per la liberazione degli uomini sostiene che gli uomini sono danneggiati dal “ruolo sessuale” maschile e che le vite degli uomini sono alienate, insane e impoverite. Prospettive di liberazione degli uomini sono condivise da molti uomini del movimento e tali idee possono essere reperite in tutte le componenti qui descritte.
La prospettiva di liberazione degli uomini presta un’assai lodevole attenzione ai danni, all’isolamento e alle sofferenze inflitte ai ragazzi e agli uomini attraverso la socializ-zazione alla mascolinità. Gli uomini sono costretti a lavorare troppo, addestrati a uccidere ed essere uccisi, resi incapaci di provare emozioni e soggetti a sensi di colpa e vergogna.
Una delle più importanti attività del movimento che assume questo punto di vista sono i gruppi di supporto per gli uomini. Tali gruppi sono un aspetto relativamente privato del movimento degli uomini, ma anche la sua linfa vitale, e rappresentano molto spesso un’esperienza altamente formativa e profonda per gli uomini coinvolti. Altre attività sono la terapia e la consulenza ed il coinvolgimento in impegni a carattere più marcatamente pubblico su tematiche quali la violenza e la salute degli uomini.
(3) Spiritualisti o mitopoetici
Il terzo filone comprende particolari modelli di prospettiva spirituale, enfatizzando il lavoro interiore degli uomini, ed è spesso chiamato “mitopoetico” poiché coinvolge sia la poesia che il mito. Gli uomini mitopoetici traggono il loro pensiero dalla psicoanalisi, in particolare dal lavoro di Carl Gustav Jung e Robert Bly. La mascolinità è vista come fondata su profondi modelli e archetipi inconsci, che si rivelano nei miti, nei racconti e nei riti. Clatterbaugh sintetizza questa prospettiva nel modo seguente: “gli uomini iniziano la loro vita come persone intere ma, attraverso le ferite emozionali, perdono la loro unità e diventano frammentati. Infine, se gli uomini esplorano gli archetipi sepolti nell’inconscio, possono guarire queste ferite e restituire loro stessi a uno stato di interezza e salute psicospirituale”. La crescita personale è considerata centrale e urgente e l’ottica non è esplicitamente politica. È più simbolica che formale, più terapeutica che teoretica.
Secondo questa prospettiva (o, almeno, per i settori più influenzati dal pensiero di Bly), i ragazzi devono essere iniziati alla mascolinità dagli uomini anziani. Di conseguenza, una delle loro attività principali è rappresentata dai campi di uomini e ragazzi, nei quali i padri e gli altri uomini conducono i giovani uomini attraverso processi di iniziazione. I maschi aborigeni anziani partecipano talora a tali campi e la cultura aborigena è talvolta una risorsa per questi processi, in maniera molto simile all’utilizzo delle culture indiane degli americani nativi da parte degli uomini bianchi negli Stati Uniti.
Per Bly il femminismo è una grazia multiforme: mentre è una forza positiva per le donne, esso ha frenato gli uomini ed ha reso alcuni di loro “morbidi”. Alcune delle idee di Bly sulla vita degli uomini si rivolgono agli aderenti ai movimenti per i diritti degli uomini, altre agli uomini per la liberazione o ai filofemministi liberal. (Vedi “La politica della maschilità” [The politics of manhood] di Kimmel per un ampio commentario su prospettive e movimenti mitopoetici). Altre varianti del filone spirituale costituiscono l’analogo maschile della spiritualità femminista e della tradizione Wicca [la Wicca è la più popolare delle religioni neopagane, N.d.T.] e sono più filofemministi. In contrasto con Bly, essi suggeriscono che gli uomini sono tagliati fuori dal femminile e che il patriarcato impedisce loro di vedere il lato femminile della loro natura. Un’attenzione a temi ambientalisti e pacifisti è inoltre evidente nell’ottica di alcuni uomini di questa componente.
(4) Diritti degli uomini e diritti dei padri
Gli uomini per i diritti degli uomini condividono con quelli per la liberazione degli uomini l’idea che i ruoli maschili sono dannosi e nei fatti letali per gli uomini medesimi. Ma i primi incolpano le donne o il femminismo per il danno arrecato agli uomini, negano qualunque idea di potere maschile e sostengono che gli uomini sono oggi le vere vittime.
Quella per i diritti degli uomini è in genere una prospettiva antifemminista e viene descritta da molti commentatori nei termini di una “reazione”. Per alcuni sostenitori dei diritti degli uomini il femminismo è iniziato come movimento di liberazione per entrambi i sessi, ma è oggi un movimento che mira a trarre vantaggi per le donne: essi distinguono le femministe “egualitarie” (quelle buone) dalle femministe “vittime” o “della differenza” (quelle cattive). Per altri sostenitori, il femminismo non ha mai avuto alcun potenziale positivo ed ha addirittura tentato di trattenere gli uomini nei loro ruoli tradizionali. Gli uomini per i diritti degli uomini contestano l’idea che gli uomini (o alcuni uomini) detengano potere e privilegi nella società, sostenendo che gli uomini sono “oggetti di successo” come le donne sono “oggetti sessuali” e che essi devono farsi carico delle esigenze di mantenimento (providers). La violenza contro gli uomini (attraverso la guerra e il lavoro e da parte delle donne) è endemica, sebbene tollerata o nascosta dalle femministe maliziose e disoneste, e gli uomini sono discriminati nei divorzi e nelle procedure per l’affidamento dei figli.
I gruppi per i diritti degli uomini hanno una sostanziale sovrapposizione con i gruppi per i diritti dei padri ed i gruppi dei genitori non affidatari, i cui membri sono spesso padri. Questi uomini sono spesso molto arrabbiati, amareggiati e feriti e sono passati attraverso rotture matrimoniali e battaglie per l’affidamento profondamente dolorose. Ci sono disaccordi nell’ambito dei gruppi per i diritti degli uomini e per i diritti dei padri, con alcuni che sostengono la famiglia patriarcale tradizionale come l’unica forma di famiglia reale e naturale (spesso influenzati dal conservatorismo cristiano), mentre altri hanno concezioni più flessibili della famiglia e delle relazioni di genere. Alcuni sono più rabbiosamente e istericamente antifemministi di altri. Gruppi appartenenti a questo filone sono l’Agenzia per i diritti degli uomini di Brisbane (Men’s Rights Agency, Brisbane), l’Associazione dei padri soli (Lone Fathers’ Association), i Papà contro la discriminazione (Dads Against Discrimination), la Rete popolare per l’uguaglianza di Melbourne (People’s Equality Network, Melbourne), l’Istituto di studi sugli uomini di Melbourne (Institute of Men’s Studies, Melbourne), la Confraternita degli uomini di Perth (Men’s Confraternity, Perth), il Gruppo di auto-aiuto per l’ingiustizia del diritto di famiglia (Family Law Injustice Group Helping Together) e molti altri.
Gli uomini di questi gruppi forniscono sostegno agli uomini impegnati in conflitti per l’affidamento dei figli, minacciano l’esistenza dei servizi specificamente dedicati alle donne quali consultori e unità di crisi per gli stupri (attraverso azioni legali e di disturbo), esercitano pressioni sui governi statale e federale, sfidano quelli che loro considerano i media del mainstream [tendenza prevalente, N.d.T.] a dominanza femminista e così via.
Sono connesse a questo filone le organizzazioni conservatrici degli uomini cristiani, l’esempio più noto essendo rappresentato dai Custodi della promessa (Promise Keepers). Questa organizzazione è enorme negli Stati Uniti ed ha appena avviato le proprie attività in Australia, definendosi “un ministero centrato sul Cristo dedicato ad unire gli uomini attraverso rapporti vitali per diventare influenze divine nel mondo”. Tali gruppi sono antifemministi, cristiani essenzialmente evangelici e fondamentalisti e sono a favore di un ritorno a relazioni e ruoli di genere tradizionali. Negli Stati Uniti i gruppi conservatori degli uomini cristiani hanno importanti legami con la destra cristiana, essa stessa una forza politica molto potente. In Australia essi sono solo agli inizi ed hanno un’influenza relativamente piccola sul movimento degli uomini, ma tutto questo può rapidamente cambiare.
Sembrerebbe che questi diversi filoni abbiano ciascuno un argomento preferito, con gli uomini per i diritti degli uomini che si focalizzano sul diritto di famiglia e l’affidamento dei figli, gli uomini per la liberazione degli uomini sulla crescita emozionale, gli uomini filofemministi sulla violenza maschile e gli uomini mitopoetici sull’iniziazione dei ragazzi. Comunque non c’è alcun tema o area di lavoro che in quanto tale debba essere associata con una particolare componente del movimento degli uomini. Per esempio, non c’è alcuna ragione per la quale i temi del diritto di famiglia e dell’affidamento dei figli non possano essere ripresi anche dagli uomini filofemministi. Nei fatti è proprio quello che sta accadendo, poiché gli uomini filofemministi (in alleanza con le donne ed altri gruppi sociali) rispondono alle campagne per i diritti degli uomini.
Avendo trattato queste quattro componenti, sono obbligato a far notare che ciò non coglie tutte le prospettive e gli interessi dei partecipanti al movimento degli uomini, senza considerare la letteratura sulla mascolinità. Il libro di Clatterbaugh Prospettive contemporanee sulla mascolinità (“Contemporary perspectives on masculinity”) dedica per esempio interi capitoli all’ottica di uomini socialisti o operai, neri e gay.
Allora?
Allora cosa ce ne facciamo di questi quattro fili e di questi disaccordi? La risposta dipende naturalmente da dove, in tutto ciò, ci si posiziona. Per quanto mi riguarda, sono stato a lungo impegnato nel dialogo con quelli con cui sembro essere in disaccordo e nella ricerca di alleanze e scambi rispettosi, ove possibile. Nello stesso tempo, considero alcuni punti di vista della corrente “diritti degli uomini” inaccettabili, così offensivi, odiosi e distruttivi che semplicemente non dovrebbero essere perdonati. Credo che il movimento degli uomini deve poter favorire analisi critica e dibattito intellettuale se vuole andare avanti, ma riconosco che spendere troppe energie in tutto ciò può impantanare i nostri vari progetti.
Che cosa farà il movimento medesimo rispetto a queste tensioni? Ci sono incoraggianti segnali di dialogo, dato che differenti filoni del movimento si incontrano e occasionalmente hanno il coraggio e la pazienza di ascoltarsi reciprocamente. D’altra parte, mi chiedo se andremo nella stessa direzione intrapresa negli Stati Uniti, verso una “frammentazione” che si esprime infine in organizzazioni nazionali ed eventi separati. Questo sta già accadendo – mentre eventi quali il Raduno per la leadership degli uomini (Men’s Leadership Gathering) ed il Festival degli uomini a Sydney (Sydney Men’s Festival) attirano uomini da tutte e quattro le componenti, l’organizzazione stessa dei gruppi maschili riflette differenze politiche. Alcuni uomini filofemministi, seppure molto attivi su tematiche maschili, si dissociano dal movimento degli uomini e sono prudenti a causa delle sue tendenze conservatrici.
L’aspetto essenziale di questa discussione è aprire gli occhi sia dei partecipanti che degli osservatori interessati sulle differenze autentiche che si intrecciano trasversalmente a questa strana cosa chiamata “movimento degli uomini”. Spero che ciò provochi un coinvolgimento più politicamente consapevole tra gli uomini ed una maggiore volontà di riconoscere le divergenze, di pensare strategicamente e, ove necessario, criticare quei settori del movimento degli uomini che promuovono o difendono l’ingiustizia. Spero inoltre che provochi tra i non partecipanti una valutazione più informata e ragionata della politica del movimento degli uomini e tra le donne, i gruppi femministi ed altri gruppi progressisti in particolare, un maggiore interesse nella formazione di coalizioni e alleanze per il cambiamento sociale.
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