Dic 2007 “Invito per il 15 e 16 Dicembre”
Cari amici,
le iniziative svoltesi attorno al nodo della violenza maschile contro le donne hanno dato nuova visibilità alla riflessione sul maschile, sollecitato nuovo interesse da parte di molti a un confronto tra uomini ed evidenziato la necessità che questa riflessione trovi una sua capacità autonoma di esprimersi e di svilupparsi.
Ci rivolgiamo a quanti hanno aderito all’associazione maschile plurale, a quanti hanno firmato l’appello “la violenza contro le donne ci riguarda” partecipando agli appuntamenti di Roma e Bologna che ne sono seguiti, a quanti da anni portano avanti il loro impegno nei gruppi di uomini presenti in diverse città italiane, ai tanti che hanno espresso in questi ultimi mesi il desiderio di partecipare.
Vi proponiamo un incontro in cui darci migliori strumenti per lavorare insieme ma anche in cui avere uno spazio per conoscerci, per raccontarci e confrontarci.
Vorremmo sentiste come noi l’importanza di questo appuntamento e faceste ogni sforzo per essere presenti. E’ ovvio che questo incontro ha senso solo se tutti i gruppi lo faranno proprio e se tutti i singoli faranno lo sforzo di partecipare portando il proprio contributo. Comunicateci al più presto la vostra partecipazione per permetterci di organizzarci.
Crediamo utile focalizzare la nostra riflessione sul senso del nostro percorso, sul nesso, cioè, tra la presa di parola contro la violenza maschile e l’espressione di una domanda di senso sulle nostre vite, il desiderio di costruire linguaggi e relazioni differenti su cui la ricerca di gruppi e singoli si è sviluppata.
Due piani intimamente legati.
Innanzitutto crediamo necessario produrre ed esplicitare un più limpida autonomia della nostra pratica. Abbiamo più volte detto che il nostro percorso ha un debito verso il femminismo: oggi abbiamo la necessità di assumere la responsabilità del nostro percorso e metterlo in dialogo anche con le donne.
Un altro nodo che ha sempre attraversato la nostra riflessione è il nesso tra impegno esterno pubblico, visibile nella società e il percorso di condivisione e riflessione su di sé svolto nel piccolo gruppo o addirittura nella dimensione personale. È un nodo prodotto da diversi fili che si intrecciano e che dovremmo innanzitutto riconoscere: la nostra è una pratica di accoglienza e ascolto reciproco o anche produzione di sguardo critico, di conflitto tra noi? E siamo in grado di produrre forme di conflitto tra noi che non utilizzino forme e linguaggi che sentiamo segnati da modelli culturali “virili”? Lo schieramento, l’assolutizzazione delle differenze, la competizione..
Quando questo conflitto si esprime in una dimensione pubblica entra ancora più in tensione con la ricerca di una autenticità del nostro percorso: la figura dell’uomo buono o l’estraneità alle forme di oppressione che si criticano, la gratificazione.
Questa difficoltà rimanda al problema dell’equilibrio tra estraneità e internità a un sistema di potere e di oppressione.
Produrre una nostra pratica pubblica vuol dire anche altre due cose su cui è importante parlare tra noi.
La costruzione non astratta di forme di relazione con altri uomini e dunque l’uscita dal proprio gruppo in cui si hanno legami, fiducia e linguaggi condivisi e la fatica del fare rete, di rispondere alla voglia di essere parte di un percorso collettivo espressa da singoli presenti in diverse città ed entrati in contatto con noi in seguito alle nostre prese di parola pubbliche. La relazione non avviene però solo con singoli uomini ma anche con gruppi ed esperienze collettive differenti: esperienze simili ma nate in ambiti differenti come ad esempio la politica organizzata o esperienze che si pongono in una prospettiva per molti versi conflittuale con la nostra come la “difesa dei diritti degli uomini o la riaffermazione del valore del maschile”.
Si tratta di posizioni spesso revanchiste e nostalgiche ma rivelatrici di conflitti e domande profonde con cui misurarci e a cui tentare di dare risposte differenti.
La seconda questione che la costruzione di una nostra pratica collettiva, pubblica e non limitata al singolo gruppo sollecita, riguarda la necessità di strumenti organizzativi minimi e il problema della titolarità nell’interloquire con i media, le istituzioni come espressione della nostra esperienza. A questo proposito la costituzione dell’associazione maschileplurale è stato un passaggio importante che richiede però un chiarimento tra noi sul suo funzionamento e il suo ruolo in relazione ai gruppi e alla rete più ampia di cui è parte, sulle aspettative e le proiezioni negative e positive che operiamo su di essa e su cui sviluppare una nostra riflessione. L’incontro del 15 e 16 sarà anche occasione per affrontare molte questioni organizzative e proposte di lavoro.
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