“Il giardino dei padri – Forum sulla paternità e la promozione delle cure paterne” è uno spazio di confronto, collaborazione e iniziativa collettiva che riunisce persone e soggetti impegnati nel sostegno alla paternità e nella promozione di una nuova cultura della responsabilità e delle cure paterne.
Questo network è nato nel gennaio 2016 per iniziativa di diverse organizzazioni – CAM (Centro Ascolto Maltrattanti), Maschile Plurale, PartecipArte, Il Cerchio degli Uomini, WhiteDove, Cambiamento Maschile – ed è aperto a tutti i soggetti pubblici e privati che si riconoscono nei principi di fondo di questa iniziativa.
Il Giardino dei Padri si propone di:
favorire lo scambio e la riflessione sull’esperienza della paternità;
promuovere ed appoggiare la realizzazione di iniziative – anche di carattere normativo – per favorire la piena partecipazione dei padri nella cura;
sviluppare e realizzare progetti specifici relativi alla paternità e le cure paterne;
contribuire alla diffusione di immagini e rappresentazioni della paternità che superino gli stereotipi di genere, e alla affermazione di pratiche di paternità non-violente.
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Come soggetti promotori muoviamo da una triplice convinzione: che la paternità costituisca un’esperienza fondante e inestimabile per un uomo; che la presenza partecipe del padre sia basilare e preziosa per la crescita dei figli; e infine che la condivisione delle cure sia cruciale e dirimente per la promozione di una parità tra i sessi e per lo sviluppo di un rapporto equilibrato in qualsivoglia progetto famigliare.
Intendiamo la paternità come una dimensione assieme personale, relazionale e sociale che travalica le dimensioni del privato, della propria famiglia e che si estende alla responsabilità verso i giovani e verso le future generazioni.
Il Giardino dei Padrisi rivolge a tutti i tipi di famiglie, comprese quelle separate, ricomposte, omogenitoriali, nella convinzione che anche le esperienze di separazione, ricostruzione o di esplorazioni di modelli familiari nuovi e differenti possano costituire occasioni di maturazione e di apprendimento negli affetti e nelle relazioni, allorché si rifiuti la logica del possesso e della violenza, e si faccia conto sul riconoscimento e sul rispetto reciproco. Si propone di favorire lo scambio e la riflessione fra gli uomini sull’esperienza della paternità, promuovere ed appoggiare la realizzazione di iniziative – anche sul piano normativo – per favorire la piena partecipazione dei padri nella cura, sviluppare e realizzare progetti specifici relativi alla paternità e le cure paterne.
Il Giardino dei Padri aderisce alla campagna internazionale sulla paternità MenCare (www.men-care.org) e ne sottoscrive i Principi Guida.
Contatti:
Andrea Bernetti, [email protected]
Stefano Ciccone, [email protected]
Annina Lubbock, [email protected]
Alessandra Pauncz, [email protected]
Facebook: Il Giardino dei Padri
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La paternità non appartiene solo agli uomini o agli adulti ma è frutto di uno scambio e di una costruzione che riguarda uomini e donne, anziani, giovani e bambini, perché la paternità si definisce e si ridefinisce continuamente nella relazione e nello scambio.
Siamo pienamente consapevoli che la paternità è un’esperienza contemporaneamente corporea, psicologica, emotiva, affettiva, sociale e culturale. Questo motiva in noi una coscienza riflessiva e critica sulle forme che la paternità ha assunto in passato, in particolare per quanto riguarda l’impegno nel superamento di una concezione patriarcale e sessista della famiglia di cui ancora l’organizzazione sociale reca traccia – si pensi alla divisione sessuale dei ruoli tra padri bread-winner e madri care-giver, all’assoluta marginalità dei congedi di paternità in Italia e alla conseguente asimmetria nell’impegno di cura. D’altra parte questa condizione ci fa sentire responsabili e fiduciosi verso le forme e le modalità che la paternità può assumere oggi e in prospettiva.
Sebbene con più lentezza che in altri paesi europei, anche in Italia in effetti, la paternità negli ultimi decenni è andata cambiando. Ci sono oggi molti padri che stanno sperimentando in prima persona percorsi e modalità nuove di impegno relazionale e di cura nelle relazioni famigliari che mettono in gioco dimensioni corporee, emotive, riflessive inedite e originali. Ma queste esperienze rimangono in gran parte percorsi individuali e scarsamente condivisi e non sono divenute patrimonio collettivo del paese. Riteniamo dunque fondamentale dare risalto a queste esperienze, attraverso la promozione di momenti di condivisione e coinvolgimento, attraverso la raccolta di narrazioni e testimonianze, attraverso la messa in rete di esperienze e buone pratiche, attraverso la promozione della ricerca e della conoscenza sulla paternità e sulla condizione dei padri ed infine attraverso un impegno in progetti di comunicazione sociale e di stimolo verso le istituzioni. L’intento è quello di far maturare un nuovo sentire comune, un nuovo immaginario paterno e di dare piena cittadinanza – in termini di mentalità, costume, norme giuridiche e organizzazioni sociali – ad una paternità più matura e consapevole della propria ricchezza e delle proprie opportunità.
In questo percorso di maturazione un elemento cruciale è l’acquisizione di una visione più ampia e complessa della cura che riguardi mente e corpo, spazi e tempi, gioco e apprendimento, dimensioni gratificanti e dimensioni routinarie, intimità e socialità, ascolto e reinvenzione quotidiana. Allo stesso tempo ci proponiamo di promuovere una riflessione sull’esperienza educativa dei padri capace di contrastare le forme di violenza intrafamiliare e sociale, nonché di produrre forme di autorevolezza nuova fondate sull’ascolto, sul riconoscimento, sulla riflessività e creatività.
L’intento delle nostre azioni non è quello di fornire risposte pronte o di esprimere un modello unico e universale di paternità, ma piuttosto di superare gli stereotipi, di far emergere una pluralità di stili, storie, linguaggi, immagini, testimonianze ed esperienze nella convinzione che solamente facendo proprie e riformulando domande e interrogativi e confrontandosi con fatiche, difficoltà, sofferenze, sentimenti di impotenza e inadeguatezza come con gioie, gratificazioni, successi, acquisizioni e conquiste, si possa guadagnare un senso più profondo ed intenso della scommessa della paternità.
Intendiamo la paternità come una dimensione assieme personale, relazionale e sociale che travalica le dimensioni del privato, della propria famiglia e che si estende alla responsabilità verso i giovani e verso le future generazioni. La paternità non appartiene solo agli uomini o agli adulti ma è frutto di uno scambio e di una costruzione che riguarda uomini e donne, anziani, giovani e bambini, perché la paternità si definisce e si ridefinisce continuamente nella relazione e nello scambio. Diventa importante dunque promuovere l’ascolto e il dialogo con bambini/e, con ragazzi/e, con madri, e tutte quelle figure di educatori ed educatrici che possono portare un contributo al ripensamento della paternità e delle relazioni tra generazioni.
Hola letto con attenzione il manifesto della vostra associazione, sono d’accordo con tutto quanto proponete. Se posso, solo vorrei aggiungere che attualmente niente prepara l’uomo al matrimonio e alla paternità. A differenza delle donne che invece vengono orientate fin da piccole a come gestire la vita familiare. A mio avviso, questo gap culturale fa che l’ uomo da sempre arriva competente impreparato alla paternità e al matrimonio. Una buona soluzione sarebbero dei corsi da frequentare prima del matrimonio e della nascita dei figli per orientare la coppia e in particolare l’uomo ai cambienti che la nuova condizione di marito e padre comporta. Sono sicuro che un buon percorso formativo probabilmente scoraggerebbe alcuni, ma la maggioranza arriverebbe finalmente al matrimonio con la visione corretta e necessaria per prendersi cura di altre persone. Insomma come è possibile che per condurre in auto, una moto o una barca serve una patente e per condurre una famiglia no! Chiunque può fare figli nel matrimonio o fuori di questo. E poi ci meravigliamo se tanti non reggono il peso è scappano dalle responsabilità rovinando la propria vita e quella di figli .Non vi sembra che prevrenire sarebbe molto meglio che curare i disastri delle tante separazioni che oggi avvengono senza nessuma tutela per nessuno. Grazie per l ‘attenzione
Ciao Fausto,
Quello che tu dici mi sembra vero ed importante. Rimanda all’ educazione, nelle famiglie e nelle scuole – si, proprio a quella famigerata ‘educazione sulle differenze’ e lotta agli stereotipi contro cui si sono scatenati i fanatici del ‘no gender’. Ma la lotta continua! (vedi, ad esempio, il lavoro della Associazione Scosse). Corsi di pre e post-nascita che coinvolgono i padri se ne fanno, ma non ovunque, e molti sono privati e quindi non accessibili a tutti. Qui in Romagna, dove mi trovo in questo momento, se ne fanno nei consultori pubblici e vi sono anche delle attività negli reparti di maternità degli ospedali che coinvolgono i padri. Ma già a Roma, dove vivo, c’e poco. Le associazioni co-fondatrici, assieme a MP’ de il Giardino hanno realizzato e realizzano azioni in questo senso, con tutte le difficoltà dovute alla crisi economica e la scarsa disponibilità di fondi a livello locale.
L’iniziativa Il Giardino dei Padri nasce ora. In futuro, contiamo di raccogliere e diffondere esempi di buone pratiche, esperienze che vanno nel senso che auspichi, realizzate da vari soggetti in modo da inspirare altri. Vogliamo anche raccogliere e favorire lo scambio di immagini e racconti di diverse esperienze di paternità, anche problematiche. Contiamo anche di fare lobbying affinché vi siano più investimenti pubblici sulla paternità e la condivisione. Se ti va di unirti a noi, puoi – oltre a seguirci sul sito di MP – anche iscriverti al gruppo Facebook ‘Il Giardino dei Padri’
Cari saluti,
Annina Lubbock ( Il Giardino dei Padri)
Non credo che la Paternità sia dei Padri, come neppure credo che la Maternità sia delle Madri. La maternità dei Padri è qualcosa di meraviglioso, è tenerezza e forza assieme. La Paternità di un gesto o la Maternità di un affetto, sono spazi e tempi liberi, alla portata di chiunque, maschio o femmina che sia, adulto o bambino, disabile o campione. Liberi di approfittarne, di vivere l’una e l’altra con affetto, con cuore libero ed aperto. O di patirne la mancanza, la fame, la speranza. Ci sono luoghi come gli spazi dell’educativo e dell’aiuto che sono assoggettati al paternalismo pur essendo pieni zeppi di donne. Le riunioni a scuola: aule piene di insegnanti femmine, o aule piene di mamme, che quando vedi un uomo, o due, o al massimo tre, ti viene tenerezza solo a vedere come sono sperduti oppure appesi a un qualche discorso molto, troppo razionale. In quei luoghi il buon senso dilaga come uno tzunami, tutto è chiaro e già previsto e non c’è riparo, tranne che nel silenzio. Il padre è assente ingiustificato in molti ambiti dedicati alle figlie e ai figli, ma il paternalismo impera in ogni dove. La tenerezza materna manca dappertutto, è un bene raro e prezioso sia negli uomini e sia nelle donne. Ci sono dei ragazzi o ragazze disabili che hanno una tenerezza verso i compagni normodotati e viceversa, che spaura, c’inchioda a guardarli con un sorriso che allarga il cuore. Non so perché m’è presa a scrivere queste parole oggi che sono così incazzato perché ancora una volta debbo combattere contro una madre che non ti vuole far vedere tua figlia, come se amore e figlia e vita ci appartenessero, fossero una dote o una provvista e non dei semi di libertà.
Che bel senso di appartenenza che traspare dalle tue parole. In fondo qui si parla d’amore e solo amore da dare ai propri figli, Peccato che si impara da amare sempre troppo tardi. Presi come siamo dalla nostra visione egocentrica della vita. Se mettessimo al centro la visione dei nostri figli, saremmo travolti dalla loro curiosità, felicità, voglia di vivere. Invece noi li spegniamo con le nostre paure, fobie, delusioni. Impariamo da loro a vivere felici, in fondo non è difficile basta Amarli e che ci lascino amarli.
A proposito delle famiglie separate, è inutile dilungarsi a parlare di paternità se quest’ultima non è tutelata dalla perdurante mancata applicazione dell’affidamento condiviso.