Feb 2013 “Lettera al Sindaco del Comune di Rezzato”
di Mario Gritti, per la cermonia di
approvazione di una Delibera contro la violenza sulle Donne
Lo scorso 23 novembre, nella incantevole cornice di Villa Fenaroli, è stata approvata dal consiglio comunale al completo, all’interno di una grandissima assemblea popolare, la mozione n.° 62, contro la violenza sulle donne (qui in fondo).
Un evento, per le forme che ha assunto, che può essere indicato come esempio della trasformazione della politica per opera della politica delle relazioni, di percorsi possibili. Il profondo significato di questo evento fiorisce sui contenuti della mozione stessa, ma nasce dalla forza di partecipazioni attente ed appassionate, nel compimento anche rituale di gesti, da parte di donne e uomini, presenti sia “negli organi istituzionali “ che dalla parte del pubblico. In un clima di autentica unanimità e condivisione. Nulla di formale; ogni una ed ogni uno a partire da sé: nelle motivazioni di voto, nelle citazioni, nella semplice aperutra all’evento, nella responsabilità dell’impegno assunto, quello cioè di attuare una politica di prevenzione delle –molteplici- forme di violenza verso le donne, che quello più personale e possibile per ogni cittadino, di impegno a praticare relazioni più libere da violenze magari meno evidenti e vistose, spesso nascoste, sottese.
Particolarmente toccante il lungo periodo di tempo dedicato alla declamazione – dalla voce delle donne presenti e dislocate in differenti punti della sala- dei centocinque nomi, per ricordare una ad una, le donne uccise per opera di uomini nei primi nove mesi del 2012 in Italia. La pronuncia del nome di ciascuna donna uccisa, accompagnata dal gesto simbolico di ergersi in piedi da parte della donna che “la” ricordava, cade in un contesto di raccolto silenzio e di profondo ascolto. Evoca presenze. Un evento rivelativo di presenze le une per le altre.
La novità politica è stata “confezionata” attraverso la cucitura di relazioni fra donne, fra donne e uomini, di incontri pubblici e culturali, nel corso di anni di lavoro svolto da parte delle donne della associazione “Donne e C.”, che hanno collaborato, con uomini e donne dentro gli organi di governo della città, alla costituzione del “Tavolo Istituzionale delle donne” per la stesura del documento.
La storia ci insegna che ci vuole un “ respiro” fra le conquiste di principio e le situazioni pratiche, che occorrerà molto lavoro sia per l’attuazione delle delibere che –soprattutto- per la trasformazione reale delle relazioni, ma i due aspetti camminano insieme, cresceranno man mano che si libera nelle persone, di ogni donna o uomo di tutte le età, il desiderio di felicità, e di relazioni basate sulla fiducia.
Quella che segue è la lettera che, pochi mesi dopo la cerimonia, ho voluto inviare al Sindaco di Rezzato per ringraziarlo.
Brescia, 8 febbraio 2013
Al Sindaco del Comune di Rezzato, signor Enrico Danesi,
a tutte le cittadine ed i cittadini.
A distanza di quasi tre mesi dalla delibera n.°62 assunta dal Sindaco e dal Consiglio Comunale in data 23 novembre 2012, è ancora presente in me lo stupore per l’evento, per le modalità ed il contesto in cui si è svolto, per i contenuti, per la ricchezza di significati che ha proposto e per il “lavoro” relazionale implicato, per l’approvazione della mozione “Contro la violenza sulle donne“, evento per il quale desidero ringraziarVi.
Nel novembre 2006, insieme ad altri uomini italiani, ho aderito e firmato l’appello pubblico : “La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini”.
E la sera della approvazione del Vostro solenne impegno, ero in sala, al palazzo Scalabriniano, con Voi….
Posso dire che quella sera ha figurativamente chiuso una parabola di tempo-racchiuso fra i due eventi- ed un percorso di ricerca in cui ho cercato di declinare al singolare l’impegno che avevo assunto insieme con altri uomini al “plurale”: cioè di comprendere il significato che aveva per me quella assunzione di responsabilità di cui allora non avevo piena coscienza: sentivo intuitivamente che lì c’era qualche cosa che riguardava proprio me, ma non riuscivo ad afferrarlo.
I passaggi, le trasformazioni che riguardano “ la civiltà”, riguardano profondamente ogni essere umano, donna e uomo.
Ma questo problema, della manifestazione nella società della violenza degli uomini verso le donne, scende “dentro”, tocca da vicino le relazioni fra i due generi, ed in particolare evidenzia “il” problema nel quale gli uomini si trovano quando “sono abbandonati”, dalle loro compagne e mogli. Della difficoltà che incontriamo- e qui mi ci riconosco, in questa “fragilità”- ad elaborare la questione della “dipendenza” verso la donna, nella vita, e a gestire e superare la frustrazione.
Difficoltà, maschile più che femminile, ad accettare la universalmente inscritta bisognosità umana. Lo stereotipo di sesso forte si lascia immediatamente rovesciare, e la carenza di autonomìa, di autentica forza “d’animo” lascia il posto alla violenza…
[Un tema di civiltà, di sguardo alla vita, umanamente costitutivo. Che ci accompagna nella vita e segnala la necessità di costruire “luoghi” in cui ogni una ogni uno possa nascere e ri-nascere, crescere svilupparsi riconoscere ed essere riconosciuta/o nella unicità delle proprie differenze. Come dite nel documento percorsi “di educazione alla affettività”.]
Come uomo questo problema mi riguarda, e attraverso il percorso di autoconsapevolezza fatto insieme con altri uomini, posso dire, partendo dalla mia esperienza, che vedo che inizia ad emergere, che “cominciamo come uomini” a riconoscere, il fatto che le radici della violenza degli uomini “ sulle” donne riguarda e chiama in causa in primo luogo una – possibile- trasformazione maschile, come risposta alla libertà che molte donne agiscono nelle relazioni con gli uomini. Questo tipo di violenza esplode proprio lì, dove la libertà è “incarnata”, nella pratica di autodeterminazione, nella capacità di tenere aperto nella relazione, anche nei legami vitali, il gioco imprescindibile della libertà. La libertà delle donne chiede dunque agli uomini una trasformazione- chiede loro uno spostamento. Se gli addetti ai lavori descrivono il “fenomeno sociale” della violenza sulle donne come un “iceberg” di cui viene alla luce solamente la parte appunto emergente, è necessario prendersi in carico anche la parte sommersa. Politica, istituzioni, agenzie culturali, enti preposti…
Ma come uomini, semplicemente, possiamo – dobbiamo- chiederci – in quale mare naviga questo iceberg. Io, per quanto mi riguarda, sò di essere una goccia di questo mare. E’ il passaggio culturale il ritorno dal “MI” al “CI” Riguarda. La libertà femminile ha scardinato i modelli relazionali patriarcali e pone oggi agli uomini la sfida di abbandonare rassicuranti identità precostituite e di cercare nuovi modi per stare in relazione; con se stessi, con le donne e con gli altri uomini. E’ l’occasione per scoprire e mettere in gioco un desiderio maschile libero dalle incrostazioni patriarcali e finalmente svincolato dall’esercizio del potere (politico, economico, culturale o sessuale che sia). Si tratta di una trasformazione che inizia dentro di noi, ma che inevitabilmente influenza le relazioni vitali e forse un domani influirà sul mondo che ci circonda…
Per questo desidero esprimere a Lei ed alla “Comunità Rezzatese” il mio più profondo ringraziamento.
Prima di ricordare le altre “trame” della “magica sera” sera vorrei dire una cosa, più che altro lanciare un appello che –anche qui- vada oltre lo scenario del dualismo vittima/carnefice, lanciare un appello sul disagio maschile, sulla sofferenza e sulla profondità di questo dolore, sulla difficoltà che “abbiamo“ a dare parola al – e ad ascoltare il rancore interiore, ma vorrei dire anche della bellezza che comunque “è”, nascosta, nelle interiorità maschili, nascosta slegata esiliata nella lontananza di molti uomini da “sé”, dal proprio corpo….appello a riconoscere e guardare, a “leggere” questa estraniazione da sé per ciò che comporta e, forse, è: violenza autodistruttiva. Guardiamo e riconosciamo la forza e la fiducia nei testimoni che continuamente ci accompagnano, pensiamo a Gino Filippini, Vittorio Arrigoni, Edy Donati…al “restiamo umani…” Restiamo.
Altri motivi, di spessore collettivo hanno reso “quella sera” molto speciale, motivi per i quali il ringraziamento si apre infinitamente. Signor Sindaco: nella Vostra Mozione, nell’evento, e nel percorso che l’ha generata, sento e riconosco molte risonanze con il percorso di questi anni di vita. Questo sto ho cercando di dire. E, quasi, non mi sembrava vero che una intera comunità, con tanta solennità riportasse questo tema al suo “destino” collettivo, lo mettesse costitutivamente al proprio centro, come fondamento, interrogando il senso del legame, dei legami, dei collanti, della forza che “tiene su” un vero, vivente corpo sociale. Quella sera ho rivisto la “danza” fra il singolare ed il plurale – Mi/Ci-[riguarda] negli interventi di molte/i di “voi “[politici], ciascuna/o “a partire da sé” negli accorati interventi personali, nelle letture, nelle citazioni, nelle motivazioni di “voto” sia di sindaco-vice/sindaco- consigliere/i che di assessore/i. Una circolarità aperta e completa, fondata sul rispetto reciproco.
Alla origine di quella assemblea vi era la tessitura politica e la pratica di relazioni di ascolto, e fiducia. E se anche qualche intervento ha “immesso” una nota “stonata”, la forza dell’assemblea l’ha dissolta, lasciata cadere. Ed il centro… al centro c’era attenzione, tensione partecipativa palpabile. Dunque il centro “dedicato” non al potere che divide, fra amministrati ed amministratori (sia pure nel legame della rappresentanza…) ma al centro vi era il potere come attesa e sospensione, come preludio alla manifestazione realmente possibile di ogni singolarità presente. Il potere restituito alla sua forza creatrice, liberato da istituzionalizzazioni sclerotizzate, stereotipate, rigidamente pre-costituite, difese e conservate. Senza ipocrisie.
Una “unità “ vera da non confondere con surrogati “by”…fatta di unione autentica, accaduta e tessuta da invisibili e, prima di allora, forse inediti legami. Una assemblea che ha posto la prima pietra per la casa del bene comune: la pratica di relazioni liberate dalla violenza. Questo è un altro motivo per ringraziarVi. Casa del bene comune come luogo della relazione “a due” (ogni relazione fra donna e uomo simbolicamente assunta a laboratorio-modello universale di tutte le relazioni in cui sono in gioco libertà e desiderio) come casa in cui non ci si chiude da “padroni” ma in cui nasca, nella fiducia, un movimento di aperura alla trasformazione, ad accogliere, liberate, nuove energìe vitali. Come dire giungere autenticamente a sé, passando attraverso il riconoscimento del “valore inestimabile” della unicità dell’altra, al punto tale da inoltrarsi interamente in questo cammino. Ne può nascere una vita rinnovata in cui sia reale e possibile fare l’esperienza che dare è meglio che ricevere, in cui il conflitto di interessi dell’individualismo malato in cui annaspa la nostra società possa essere trasceso e trasformato. Cioè una società in cui si vive sulla forza dell’esperienza che il bene individuale, sta dentro il bene comune. Uno spostamento come indica e disegna il “motto” di se non ora quando : cambia la mia relazione con il mondo, e questo cambia il mondo. Dunque – “da un punto di vista di “uomo”- relazione con la donna esperita come relazione con il mondo e con la vita…..
Poi ricordo la suggestione nascente, forte al primo sguardo, alla vista della grandissima sala che accoglie – in comode poltroncine- credo più di trecento persone, come dire, in modo fortemente simbolico, tutta la cittadinanza, la cui viva partecipazione è segnata dalla compostezza e dalla “postura” di attesa delle e dei presenti. Particolarmente toccante il lungo periodo di tempo dedicato alla declamazione – dalla voce delle donne presenti e dislocate in differenti punti della sala- dei centocinque nomi, per ricordare una ad una, le donne uccise per opera di uomini nei primi nove mesi del 2012-, in Italia. La pronuncia del nome di ciascuna donna uccisa, accompagnata dal gesto simbolico di ergersi in piedi da parte della donna che “la” ricordava, cade in un contesto di raccolto silenzio e di profondo ascolto. Evoca presenze.
Un evento rivelativo di presenze le une per le altre. Ciascuna/o è invitata/o ad aprirsi, ad ospitare questo evento. Anche il “tempo si è aperto”, sospeso nell’attesa. Quì c’è “Tutta la Polis”: raccolta, accogliente, riconoscente, pacificata, solidale e sorridente… giovani, piccole/i, anziani, donne, uomini, un popolo. Tutta la città nel palmo della grande sala aperta, luminosa ed ospitale. E’ come pre-figurata una nuova piccola e grande, città. Simbolicamente un evento di portata universale, perché l’augurio più bello è che “le società” sapranno cogliere, al loro interno, nei laboratori per una nuova politica la potenza trasformatrice delle relazioni fra donne e uomini.
Grazie Rezzato.
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Dal verbale di deliberazione del Consiglio Comunale di Rezzato (Brescia) n.° 62 del 23/11/2012 “Mozione contro la violenza sulle donne”
II Sindaco con il Consiglio Comunale si impegna
- A promuovere e/o sostenere un programma di educazione e formazione al rispetto della persona e dei diritti umani volto a combattere gli stereotipi di genere, che si formano sin dai primi anni di eta’, in particolare prevedendo un programma di educazione e formazione sull’esercizio di diritti ed obblighi uguali fra maschi e femmine nell’ambito sia privato che pubblico;
- Ad attuare buone pratiche di democrazia paritaria, quale riconoscimento del valore della differenza di genere, per la qualificazione delle istituzioni della politica a tutti i livelli;
- Ad assumere, per quanto di sua competenza, codici etici per l’informazione, la pubblicita’ e, in generale, per l’immagine femminile e per i linguaggi violenti e prevaricanti;
- A concertare maggiormente, con gli organismi che tutelano l’ordine pubblico, strategie di accoglienza della denuncia di violenza subita, per rendere meno traumatico il percorso che la donna si trova ad affrontare e piu’ efficace l’dentificazione delle responsablita’;
- A consolidare e implementare la rete di sostegno socio-sanitario-psicologico, in co ncerto con le figure professionali dell’asl di rezzato, che si facci a carico del supporto e della cura per l’assistenza alle vittime di violenza e a rendere le donne consapevoli degli strumenti a disposizione per la loro tutela;
- A diffondere l’informazione e a sollecitare la pubblicazione dei numeri verdi, nazionali e locali, nella sede asl , negli studi medici e pediatrici e nelle farmacie, negli ambienti pubblici e sul sito del comune;
- A intensificare il collegamento fra scuola, servizi territoriali (cag ecc.) E consultori, per coinvolgere gli adolescenti nelle politiche educative sulla relazione fra uomo e donna e sull’educazione alla differenza di genere, all’uguaglianza e alle pari opportuinita’;
- A sostenere l’importanza dell’educazione all’affettivita’ e alla relazione nei percorsi scolastici;
- A promuovere e/o sostenere una riflessione pubblica sulla questione sociale e culturale della violenza contro le donne, che coinvolga uomini e donne, famiglie, scuole, luoghi della politica e dell’informazione, mondo del lavoro;
Silvana Archetti, Carla Ferrari Aggradi, Eliana Mor, Emanuela Ogna, Manuela Orioli
[le cinque consigliere che hanno presentato la mozione]
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