Feb 2012 “Marco Doria ha vinto perché ha capito Genova“
di Paola Tavella
pubblicato su “Gli altri” del 13 feb 2012
Marco Doria e io siamo andati al severissimo liceo D’Oria. Noi eravamo rivoluzionari, lui era della Fgci. Me lo ricordo sulle scalinate della scuola a sfidare ostinato le intemperie, volantinando senza posa. L’ho sempre stimato perché era leale, e di una tenacia incredibile. Alle assemblee interveniva sempre con pazienza, lievemente disgustato perché noi inneggiavamo alla rivolta mentre quelli della linea Giamburrasca – gente che però poi ha fondato la scuola della nuova comicità genovese – facevano casino e tiravano palline di carta. Marco era sempre contrario alle occupazioni, era favorevole solo ai gruppi di studio autogestiti in greco e latino. Ma occupammo, e al preside prese un infarto per la sorpresa e lo spavento.
Resta il fatto innegabile che ora Marco ha vinto le primarie e ha sfasciato il grigio, asfittico e cementista Pd locale, e ha mandato fuori dai gangheri tutti, in primis Marta Vincenzi, la sindaca in carica, mentre il leader della nostra occupazione di allora, che prometteva benissimo, non ha poi combinato un belìn di niente. Come diceva sempre Luigi Pintor, i risultati contano. Marco Doria l’ho incontrato nel centro storico qualche mese fa, era con una suora vecchissima che gli mostrava come la gronda di un palazzo fosse sul punto di venir giù. Lui appariva completamente avvinto dal caso della grondaia pericolante, e ho pensato: «Marco ce la fa».
Marco è della Fgci e i suoi amici della Fgci, nel frattempo diventati scrittori professori giornalisti operatori del sociale musicisti fotografi avvocati notai medici, sono corsi a dargli una mano. Pure Vendola, che è della Fgci, è saltato su al momento buono. Siccome qui a Genova non buttiamo via niente, i ragazzi della Fgci hanno tirato fuori dal baule il metodo sempreverde, ovvero andare dappertutto, zona per zona, categoria per categoria, senza escludere nessun gruppo sociale, e parlare con tutti, ascoltare e prendere appunti su grandi quaderni ordinati, pensarci su, costruire risposte, dire di no quando ci vuole. Hanno detto no alla Gronda, una mostruosità autostradale che gli abitanti delle zone interessate combattono, come la Val di Susa combatte la Tav.
I numeri dicono che il risultato di Marco Doria è diffuso in tutta la città: ha vinto non solo a Albaro o a Castelletto, dove abitano gli intellettuali e i signori, ma pure nel centro storico e nelle delegazioni: a Voltri il 43,2%, all’Arci Uguaglianza di Cornigliano 42, a Coronata 41,9, alla Bocciofila di via Amarena e a Terralba (zone colpitissime dall’alluvione) supera il 52 e nel Levante è arrivato al 57. Non ho la residenza a Genova se no lo avrei votato. Non per l’antica consuetudine, ma perché l’ho sentito dire chiaro in ogni occasione che di cemento non ne possiamo più, e che questo territorio fragile e stupendo va preservato e messo in sicurezza, che non taglierà i servizi sociali, che avrà cura dei deboli. Comunque ora che ha vinto sono un po’ sbalorditi anche quelli che lo hanno sostenuto, e fanno analisi del voto un po’ così (come quella che sto scrivendo io, diciamo). «Ce l’ha fatta perché la Marta Vincenzi non finisce mai quello che inizia», spiega per esempio mia sorella, che è molto impegnata nel sociale, vive al Molo ma è scocciata perché hanno allargato il marciapiede sotto casa sua eliminando i parcheggi, e poi non glieli hanno ridati. Lei non poteva, il giorno che Marco è andato nel quartiere del Molo a incontrare gli abitanti, se no glielo avrebbe detto, che rivuole i parcheggi, sicura che lui, una volta sindaco, li avrebbe rimessi.
La mia amica Irene, una cantante lirica, dice che Marco Doria ce l’ha fatta perché l’altra candidata del Pd, Roberta Pinotti (la bionda favorevole alla Gronda), nelle assemblee pubbliche è arrivata a dire che bisogna incrementare il turismo di massa in città. Raccapricciante. Ai genovesi piacciono le palanche però, poi, se si trovano una comitiva di foresti vocianti sotto le finestre gli tirano una bella secchiata d’acqua – l’ho visto succedere. Se ancora non capite lo spirito del luogo magari guardatevi su youtube, il video di quel genio comico di Fabrizio Casalino, dove un ristoratore ligure con le fattezze di Nosferatu dice a un turista: «Ma perché non ci mandate le palanche e non ve ne state a casa vostra?».
Comunque Marco Doria ha fatto breccia anche perché ha il Don dalla sua. E Don Gallo è il vero Doge della città. Intanto è vecchissimo, in una città che vanta molti centenari e dove i giovani sono pochissimi e tesoreggiati in scuole pubbliche ottime. Poi è un comunicatore eccezionale e anticonformista, e un amministratore oculato. E poi è rosso, e qui siamo rossi e individualisti, così individualisti che sappiamo prenderci cura dei beni comuni. Dopo l’alluvione abbiamo rimesso in piedi la città in due settimane. È venuta le neve e abbiamo spalato tutti davanti a casa nostra, poi sparso il sale per la strada. Siamo cosmopoliti dalla notte dei tempi, tanto che al liceo classico qui ci vanno pure i cinesi, e riescono benissimo. Siamo moralisti ma guai se ci toccano le nostre trans, o le nostre carissime bagasce di strada. Siamo a crescita zero ma abbiamo molto a cuore i nostri bambini marocchini, equadoriani e senegalesi che fanno un gran chiasso nelle piazzette.
E comunque, non bastasse il Don, alle spalle di Marco Doria c’è pure Silvio Ferrari, il migliore assessore alla Pubblica istruzione che la storia cittadina ricordi, con Maria Grazia Daniele, ex operaia degli Impermeabili Sangiorgio e assessora all’assistenza, chiuse gli orfanotrofi e organizzò le case-famiglia, lavorando senza risparmio e prendendosi come consiglieri chi negli orfanotrofi c’era cresciuto. Settantenne, coltissimo, generoso, austero, innovatore coraggioso, se ne stava per conto suo a Camogli a tradurre, scrivere e far studi di lingue slave, quando ha sentito che il vento fischiava ed è tornato in pista. Ai genovesi il vento che fischia piace. Garantisce cielo limpido, aria frizzante, temperature tonificanti, e che i fascisti e i foresti stiano zitti e a casa loro.
Considerazioni “di genere” sul risultato delle primarie genovesi del centro-sinistra sono state pubblicate anche sul sito Donne e altri da Bia Sarasini e Letizia Paolozzi
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