Feb 2012 “Approvato a Napoli il registro delle unioni civili”
Il Comunicato del Coordinamento Campania Raimbow
A partire dagli anni Novanta il movimento LGBT, per sollecitare l’approvazione di una legge nazionale sulle unioni civili, ha chiesto in diverse città italiane l’istituzione a livello comunale di registri anagrafici delle unioni civili.
Il primo comune a dotarsi di un registro, con una delibera comunale dell’ottobre 1993, fu Empoli; tuttavia nemmeno un mese dopo il Co.Re.Co, il Comitato regionale di controllo, bocciò la delibera. Solo nel 2001 il TAR della Toscana ha accolto il ricorso del Comune di Empoli contro la sentenza del Co.Re.Co, dando ufficialmente il via libera a quel registro.
Ad Empoli seguì Pisa e, attualmente, sono molto numerose le città italiane che si sono dotate di un registro anagrafico delle unioni civili anche se la registrazione anagrafica della convivenza assume per le coppie registrate – gay o no che siano- un significato simbolico, a meno che il singolo Comune non decida di aggiungere al valore simbolico dell’unione diritti reali (ad esempio, accesso agli alloggi popolari).
La Corte costituzionale ha emesso una sentenza nella quale le unioni civili sono chiaramente chiamate in causa. Interpellata in merito alla costituzionalità di alcuni articoli del Codice Civile che, di fatto, a causa della terminologia utilizzata, impediscono il matrimonio tra individui dello stesso sesso, ha dichiarato inammissibili e non fondati i due ricorsi sollevati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte d’Appello di Trento (fine dei quali era il riconoscimento del matrimonio civile tra individui dello stesso sesso) la Consulta ha chiarito alcune questioni legate a tale argomento. Avendo definito, da parte del legislatore, la mancanza dell’obbligo di estendere alle coppie omosessuali la possibilità di accedere all’istituto del matrimonio (lasciando quindi discrezionalità al parlamento su questo punto) la Consulta ha affermato che, nonostante ciò, le coppie omosessuali devono comunque vedere soddisfatta l’aspirazione all’accesso a determinati diritti. Così, i giudici, spiegano il concetto:
“L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”.
Una spinta verso il riconoscimento delle unioni civili viene anche dal Parlamento Europeo che, nella Raccomandazione del 16 marzo 2000 sul rispetto dei diritti umani nell’Unione Europea, chiese agli Stati membri di “garantire alle famiglie monoparentali, alle coppie non sposate e alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali, in particolare in materia di legislazione fiscale, regime patrimoniale e diritti sociali”.
A dispetto delle sollecitazioni che vengono dalla Consulta e dal parlamento Europeo, il parlamento italiano non è riuscito a portare a termine un pur modesto progetto di riconoscimento delle unioni civili rappresentato dai cosiddetti Dico.
E’ in questo contesto che Il 14 Febbraio scorso a Napoli Il Consiglio Comunale ha approvato una proposta presentata dall’assessore alle Pari opportunità, Pina Tommasielli: l’istituzione del registro delle unioni civili in una grande città come Napoli assume una sua rilevanza politica e culturale.
Basti pensare alle resistenze delle autorità cattoliche. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, si era espresso così a fine novembre, dopo il varo in Giunta della delibera che è stata poi approvata: «Rispetto tutti, ho incontrato queste persone [i forse innominabili omosessuali], per loro ho un rispetto totale senza alcun tentennamento. Però è chiaro che ci sono delle cose che, come cattolici, non possiamo accettare».
«Rispetto le opinioni del cardinale Sepe – fu la replica del sindaco – ma non torno indietro».
Di più, il Registro delle unioni civili del Comune di Napoli prevede diritti e partecipazione ai bandi pubblici garantiti alle coppie di cittadini che convivono da almeno un anno, anche dello stesso sesso. “Il registro avrà effetti concreti e non è solo un atto politico” ha detto il sindaco Luigi De Magistris, che già in occasione del Forum delle famiglie aveva dichiarato la sua opinione in materia.”Io sono sposato, cattolico e credente, però ho voluto le coppie di fatto, così come il testamento biologico e le unioni civili, perchè i diritti sono per tutti, a seconda delle scelte che uno vuole fare liberamente nella vita, come single e come coppia”.
Il Registro “non avrà alcuna interferenza o relazione – ha spiegato l’assessore Tommasielli – con i registri anagrafici o di stato civile. È compito delle istituzioni, però, garantire i diritti sociali e civili senza discriminazione anche nei confronti di chi decide di avere progetti di vita diversi dalla famiglia, come le unioni civili o le unioni di fatto”. A conferma del valore generale che l’Amministrazione ha voluto conferire all’approvazione del provvedimento, il Sindaco di Napoli De Magistris ha voluto informare la stampa del fatto che Il sindaco di Milano ha chiesto una copia della delibera.
Quello che segue è il comunicato stampa del Coordinamento Campania Rainbow, di cui fa parte l’Associazione Maschile Plurale.
Napoli, 14.02.2012
Il Coordinamento Campania Rainbow (di cui fa parte l’Associazione Maschile Plurale) è felice di aver ottenuto il primo grande successo della sua breve vita politica.
Le associazioni LGBT campane insieme ad altre, tante realtà sostenitrici dei diritti di cittadinanza di lesbiche, gay e trans, si sono coordinate proprio per rafforzare la loro azione politica e culturale nei confronti delle istituzioni e della società campane.
Il Comune di Napoli, coerentemente agli impegni presi, ha ben recepito le istanze di civiltà e di parità che hanno animato in questi mesi il Campania Rainbow consolidando quell’exemplum virtuoso che Napoli oggi a pieno titolo può rappresentare per tutte le altre città della regione.
E’ con questo spirito, infatti, che il Campania Rainbow porterà il 26 maggio a Salerno la manifestazione del Pride, momento di orgoglio di tutta la comunità LGBT, che avrà come obiettivo la realizzazione di un circuito virtuoso di buone prassi che da Napoli possano espandersi a macchia d’olio in tutta la regione, a partire dalla seconda città della Campania.
Coordinamento Campania Rainbow
www.campaniarainbow.org
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