Dic 2011 “Questo uomo no, #24“
già pubblicato sul Blog di Lorenzo Gasparrini
http://questouomono.tumblr.com
Lorenzo Gasparrini, a insindacabile giudizio del “normale” uomo etero quale dichiara di essere, segnala sul suo Blog ogni scritto, immagine, rappresentazione, disegno, spot, che racconta un tipo di uomo che non gli piace: contro lo stupido, ipocrita, diseducativo, violento machismo dilagante.
A volte il sessismo di certi avvenimenti pubblici è talmente evidente che non è tanto utile commentarli, quanto fermarsi a vedere cosa succede “intorno” a quegli eventi. Risposte, reazioni, effetti, possono aiutare a capire nuovi sessismi finora nascosti e vecchia merda che torna a galla insospettabilmente. Allora è il caso di poggiare la mazza e mettersi a lavorare di cesello, per far notare qualcosa che non perché piccolo, marginale o collegato non è certo meno interessante dell’avvenimento principale.
Qualche settimana fa è apparsa su Nuovo Consumo, la rivista di Unicoop Tirreno, “la rivista dei consumatori”, questa immagine. Che sia un esempio di stereotipo sessista, va da sé e non c’è neanche bisogno di parlarne troppo; l’immaginario pornografico medio non ha difficoltà a rapportare quell’immagine a uno dei tanti generi commerciali del porno. Quello che è interessante è che, a una mail bombing organizzata da donne e uomini giustamente stufi di rappresentazioni del genere, il direttore della rivista ha risposto che lui e la redazione “pur restando convinti che questa immagine, nel contesto dell’articolo a cui si riferisce, non contenga quegli stereotipati contenuti offensivi nei confronti della donna che qualcuno ha ritenuto di vedervi, la redazione di Nuovo Consumo e io personalmente, riconosciamo di avere sottovalutato l’impatto che poteva avere questo scatto su alcune delle sensibilità che si muovono intorno a questi temi” (leggo su Facebook da chi ha ricevuto questa risposta). Segue filippica sbrodolona sulle belle cose fatte da Unicoop Tirreno per le questioni di genere. Ora, caro direttore, io capisco che lei debba difendere il suo lavoro e la sua testata, ma la realtà è un’altra: quell’immagine fa schifo soprattutto perché è uno stereotipo offensivo, senza se e senza ma, non possono esserci circostanze attenuanti. Lo è, non c’è niente da interpretare o da capire. Sarebbe stato molto più semplice dire “eh sì, abbiamo fatto proprio una stronzata, scusate” e sarebbe finita lì. Mica ti hanno mandato i caschi blu, direttore, era solo una mail bombing. Bastava rispondere con le parole giuste. Invece no, il vostro risibile errore è stato solo avere sottovalutato l’impatto. O sessismo o presunzione? Ma vaffanculo và. Questo uomo no.
E’ di pochi giorni fa la notizia – si fa fatica a chiamarla tale, ma il linguaggio è quello che è – che Alfonso Luigi Marra, Sara Tommasi e Domenico Scilipoti hanno presentato una iniziativa politica, diciamo così. La vicenda si commenta da sola e non è qui che vorrei soffermarmi; vi chiedo un piccolo sforzo. Cercate su un motore di ricerca le varie presenze di questa notizia sui tanti siti che l’hanno ospitata e date un’occhiata ai commenti dei vari lettori. Quanti ce ne sono dedicati a Marra? Quanti a Scilipoti? Quanti alla Tommasi? Il problema mi sembra chiaro. Il commentatore più frequente, dopo aver letto la notizia, sintetizza la sua opinione dando della troia a Sara Tommasi. Punto, fine lì.
Non che mi aspettassi taglienti analisi sul problema della lotta alle banche, né una sferzante satira su un uomo che ha trasformato con la sua abominevole condotta politica il suo cognome in un aggettivo; ma qualcosa che vada più in là del solo insulto sessista alla Tommasi speravo ci fosse. E in effetti ogni tanto c’è: sulla scorta della tipica “pari opportunità” all’italiana, si dà della troia anche a Scilipoti. Complimenti, commentatore. Questo uomo no.
Da un paio di giorni sta facendo furore nel web un articolo di Camillo Langone, un simpatico esempio di quello che un essere umano non dovrebbe mai arrivare a pensare né tantomeno a dire. Sul sessismo di Camillo rimando all’amica Arguzia – se uno dice le cose meglio di me io lo cito. Quello che mi interessa dire è: vale la pena parlarne? Dato che è solo una provocazione mediatica tanto per farsi cliccare e per vendere il prossimo libello di merda – o magari qualche copia rimasta degli altri – non sarebbe meglio passare tutto sotto silenzio e punire il Camillo con l’indifferenza che, indubbiamente, merita? Ecco, secondo me no.
Promuovere mail bombing, rilanciare link e contenuti commentandoli con disprezzo o sdegno, scrivere insulti all’interessato, sono azioni perlopiù innocue, ne convengo. Credo però che abbiano delle conseguenze positive: alzano il livello di attenzione verso altra merda simile, aiutano la memoria a ricordarsi di certe facce e certi nomi (casomai volessero ripresentarsi in altre occasioni), aumentano i legami tra persone con lo stesso modo di pensare e magari fanno scoprire insospettabili sessismi. Ecco, io credo che non sia mai tempo sprecato dire questo uomo no.
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