Se ne parlano anche gli uomini
di Paolo Fallai
“L’appuntamento”, dalla Cronaca romana del
Corriere della Sera, 24 Feb 2011
Palazzo Valentini Alle 17.30 un incontro sulla violenza sessuale promosso da «Maschile plurale»
Sembrava che gli uomini non avessero più parole. Mesi, anni, di discussioni sulla violenza sessuale, con le voci femminili legittimamente alte e un silenzio assoluto da parte maschile.
Come se aggressività, prevaricazione, violenza fossero anelli di un Dna dal quale l’ uomo non solo non è in grado di affrancarsi, ma non riesce neanche a guardarlo in faccia. Lo stesso è successo nel ripetersi, quotidiano, dei vari atti di quella che non sappiamo più neanche come chiamare: ci abbiamo provato con «vallettopoli», abbiamo visto uscire libri intitolati «mignottocrazia», ci siamo assuefatti, come accade con una droga, alla routine che rappresenta ormai la vendita di un corpo femminile come uno dei sentieri più facili per ottenere benefici. E anche in questo caso, mentre le donne non hanno smesso un momento di interrogarsi, da parte maschile abbiamo offerto solo silenzio, come se non fossero uomini a creare il mercato dei corpi, a pagare, a vantarsi perfino di una sessualità fatta di acquisti e di potere.
Un vuoto spaventoso di consapevolezza. In questo deserto succede qualcosa, oggi pomeriggio, a Palazzo Valentini. Alle 17.30, nella sede della Provincia, Stefano Ciccone, dell’ Associazione Maschile Plurale, coordinerà un incontro con Roberta Agostini, del Comitato delle Elette della Provincia di Roma; Elisa Gorni, dell’ università di Siena e Marco Deriu, dell’ università di Parma. Tema dell’ incontro «Da uomo a uomo. Contro la violenza maschile sulle donne. Che cosa e come dirlo». Alla base dell’ incontro il lavoro, davvero raro, di questa associazione «Maschile plurale» e la voglia di alcuni uomini di non arrendersi al silenzio. C’ è una lettera aperta, chiamata opportunamente «Da uomo a uomo» che ha dato il via a queste riflessioni. Vale la pena ricordarne qualche passo: «Quella degli uomini non è una colpa collettiva o una dannazione originaria, è una storia che ci chiama a dire e fare alcune cose e a smettere di dirne e farne altre. Dire e fare con le persone a cui teniamo, con le quali viviamo, lavoriamo, godiamo del tempo libero. Ma prendere anche una posizione pubblica, poiché è collettivo lo spazio in cui un uomo diventa uomo». Dire e fare qualcosa che ci consenta di chiamarci uomini senza vergogna.
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