Massimo D’alema (con F.Mussi) da studente, e da ministro.
Dic 2010 La violenza e la rivolta
di Andrea Baglioni
Roma, 16 dicembre 2010
Ieri pomeriggio Tano d’Amico, invitato a “Fahrenheit” su Radio3 per parlare della manifestazione e degli scontri testimoniava di come, al momento di assaltare i blindati, il corteo si fosse mosso come “un corpo solo”.
Una politica e una democrazia di uomini e donne – se mai verranno – finiranno forse per privare gli uomini dell’esperienza di provare fin nelle viscere la sensazione di un corpo dentro un corpo.
Magari dovremo accontentarci del pallone.
Questa di un corpo legato inestricabilmente a un altro corpo è una cosa che tutti abbiamo attraversato dal concepimento fino alla nascita ma che le donne possono/ sanno di poter sperimentare/ sanno che avrebbero potuto sperimentare con la maternità.
L’istituzione di corpi: accademici, diplomatici, militari, giudiziari, ecclesiastici, etc. mi sembra risponda a una grande esigenza maschile. E non è un nodo che si sciolga facilmente.
Ma ricordare che nasconde tentazioni e pratiche totalitarie magari serve a qualche cosa.
Vale forse la pena di ricordarlo oggi: che nuove generazioni fanno i conti col potere e colle condizioni materiali e simboliche che, con azioni e omissioni, ciascuno di noi, per la sua piccola parte, ha contribuito a costruire.
Nelle mobilitazione nonviolente, ho scoperto e rivendico che la radicalità dello scontro politico e la violenza politica non sono reciprocamente implicati.
Sembrerebbero invece reciprocamente implicate violenza politica e cinismo.
Se da giovane- ad esempio- ti guadagni i galloni tirando molotov contro un locale alla moda- tipo La Bussola di Marina di Pietrsanta – c’è qualche possibilità che da grande tu possa fare il Ministro degli esteri e buttare bombe sulla televisione di Belgrado a maggior gloria della dignità, che si legge Onore, della Patria.
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