Diverso diversa?!
…e se fossi io, Uomo, a essere diverso
di Claudio Storti
Io sono un uomo. Non devo “classificarmi” come un individuo di un certo sesso: che sia uomo è sottinteso. Sono la norma, tutti gli altri esseri viventi sono i diversi, a iniziare dalla donna.
Così mi vivo da sempre e così vengo definito: ad esempio dalla Treccani
- a. Essere cosciente e responsabile dei proprî atti, capace di distaccarsi dal mondo organico oggettivandolo e servendosene per i proprî fini, e come tale soggetto di atti non immediatamente riducibili alle leggi che regolano il restante mondo fisico: il problema dell’uomo è centrale nella massima parte delle religioni storiche e dei varî sistemi filosofici. Dal punto di vista biologicouomo è il termine con cui sono indicate tutte le specie di mammiferi primati ominidi appartenenti al genere Homo e, in partic., l’unica specie vivente Homo sapiens, caratterizzata da ……
b. Fraseologia più com.: l’origine dell’u.; il primo u., il primo essere umano creato (Adamo, secondo la narrazione biblica); … - a. Essere umano di sesso maschile (in contrapp. espressa o tacita a donna): …
b. Con sign. pregnante, riferendosi al senno, alla serietà, alla fermezza e in genere a tutte quelle qualità che si pensa debbano essere proprie dell’uomo: ..
Si differenzia relativamente il Dizionario Italiano della lingua italiana online
1 sm individuo adulto, di sesso maschile, appartenente alla specie umana
2 sm {zoologia} mammifero superiore caratterizzato dalla posizione eretta, dal linguaggio articolato, dallo sviluppo relativamente grande del cervello e dalle elevate attività psichiche (famiglia: Ominidi)
3 sm la specie umana; ciascun componente di essa
4 sm marito, compagno della donna
Io sono il “signore” della terra, perché io sono sempre nel mio territorio, mentre gli altri sono gli “estranei”, stranieri, ospiti più o meno graditi. Loro sono fuori e solo io posso decidere se farli entrare. Lo faccio, generosamente, basta che si comportino come si deve, come faccio io. Diversi si, ma non tanto!!!
I diversi da me , tutti gli altri, sono inferiori, sono barbari, sono pericolosi perché impuri e, a volte aggressivi. Per questo mi devo difendere e tenerli al loro posto.
Non posso farmi contaminare, devo mantenere integra la mia identità e la mia salute. Per questo da sempre uso tanti accorgimenti, specialmente con le donne, che sono impure perché non sono uomini. Basta pensare alle mestruazioni, alla perdita di sangue che hanno ogni mese e quando partoriscono. Le donne, poi, mi indeboliscono: dopo ogni coito io sono estenuato e loro? Magari vorrebbero continuare. Io devo mantenere le mie forze e la mia fecondità, conservare il mio sperma. Mi devo proteggere.
Per non parlare degli uomini che – secondo queste accezioni – “non sono uomini” (gli omosessuali), che perdono la loro identità e diventano quasi femmine, persi e impuri.
Certo non è facile essere uomo “cosciente e responsabile dei proprî atti, capace di distaccarsi dal mondo organico oggettivandolo e servendosene per i proprî fini, e come tale soggetto di atti non immediatamente riducibili alle leggi che regolano il restante mondo fisico.
Avere senno, serietà, fermezza, tutte quelle qualità che si pensa debbano essere proprie dell’uomo.
Ma…mi perdessi qualche cosa ad essere sempre la norma e mai il diverso? Sempre legato a questa identità così forte e ferma. Modello che non può mai vedersi dall’esterno nel confronto con un altro normale se non con me stesso uomo.
Se fossi io il genere diverso dalla donna e mia la specie diversa da quella degli altri animali e il mio un punto di vista particolare e non generale e unico? Mi potrei allora confrontare con gli altri e avere una visione più completa di me perché colta da più fronti?
Per secoli noi uomini abbiamo letto il mondo intorno a noi dalla nostra angolatura andando a cercare conferme dei nostri stereotipi: sulla famiglia, il patriarcato, il ruolo del maschio cacciatore e migrante (ma da millenni siamo agricoltori e stabili), il sesso, l’amore (su cui abbiamo indagato poco). Affrontando indagini sui temi che interessavano noi e, quindi, gli unici interessanti, e trascurandone altri.
Abbiamo applicato il principio di non contraddizione, nonostante le tante indicazioni contrarie che pur emergono dalla natura. Perché il relativo ci fa paura contraddice la nostra generalità.
Abbiamo pensato al mondo e a noi stessi come una macchina, sempre cercandone l’unità di base: dapprima l’atomo (ma quanto è complessa la sua struttura) poi il DNA, la catena dove è scritto il nostro corpo, la nostra mente e il nostro futuro: per poi scoprire che tutto è scritto, ma niente è ineluttabile, perché non c’è automatismo nel processo di sviluppo e di crescita.
Ma cosa potrei scoprire del mondo e, soprattutto, di me che resto comunque al centro dei miei pensieri e desideri, se esco da questa interpretazione monolitica della realtà?
Le femministe si sono messe a guardare la loro differenza e a giudicare noi uomini. Ma io non conosco molto le donne, non le capisco mai bene. E loro, quanto ne sanno di me?
Mi sa che tocca a me leggere il mio punto di vista e confrontarlo con gli altri; vedermi da dentro e da fuori. Andare alla scoperta del mio particolare. Scendere dal piedistallo e osservarmi da vicino.
E’ difficile, ma potrebbe anche essere bello. Scoprirei tante imperfezioni tenute nascoste, ma anche dei nuovi tesori. Scoprirei me stesso o, meglio, delle parti nuove di me.
Chissà come mi troverei: più simpatico, più debole, meno razionale, più femminile…. certo mi troverei più variegato, più colorato, multiforme, contraddittorio.
Bisognerà provarci!!!
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