Dic 2010 “Il soggetto del desiderio”
di Michele Poli
Pubblicato sul numero doppio di XXD Dicembre 2010-gennaio 2011 all’indomani dell’incontro di maschile plurale “Quell’oscuro soggetto del desiderio. Immaginario sessuale maschile e domanda di prostituzione”
ALCUNI UOMINI HANNO DECISO DI APRIRE UNA FINESTRA SULLA PROPRIA SESSUALITÀ. COSA CAMBIA SE GUARDIAMO AL MERCATO DEL SESSO DAL PUNTO DI VISTA DEGLI UOMINI, OVVERO DI CHI INDUCE ALLA PROSTITUZIONE?
L’associazione nazionale Maschile Plurale ha organizzato a Torino un incontro il 9-10 ottobre 2010 dal titolo “Quell’oscuro soggetto del desiderio. Immaginario sessuale maschile e domanda di prostituzione.”
Ad ospitare l’iniziativa è l’associazione Cerchio degli uomini che da anni riflette sia sul maschile, organizzando gruppi di soli uomini, sia sulle relazioni uomodonna con gruppi misti, fino a realizzare interventi nelle scuole e una linea d’ascolto telefonico sul disagio maschile.
La prima giornata dell’incontro è stata riservata ai soci dell’associazione, 32 uomini di dieci regioni d’Italia si sono confrontati con lo scopo di illuminare una zona grigia di contiguità tra il “normale” immaginario sessuale maschile e la domanda di prostituzione.
C’è un terreno comune – si sono chiesti – tra chi è cliente di prostitute e chi non lo è? Si sono raccolte le esperienze e le voci degli uomini della rete nazionale di gruppi maschili, sottesa all’associazione, per poi dare vita ad un confronto diretto sulle proprie esperienze.
Nella seconda giornata, gli alle uomini di Maschile Plurale hanno riportato le riflessioni maturate nella prima giornata in presenza di diverse organizzazioni che si prodigano per garantire assistenza alle prostitute e per tutelarne i diritti. Tra queste, è presente l’associazione La ragazza di Benin City, alla quale peraltro va riconosciuto il merito di aver fortemente sostenuto l’incontro, che avvicina i clienti delle sex workers per indurli a comprendere le conseguenze delle loro richieste.
Alcune delle questioni emerse, che testimoniano il proficuo dibattito animato dagli uomini presenti e arricchito anche dalle osservazioni delle operatrici e degli operatori invitati all’incontro, hanno originato delle domande “aperte”.
La richiesta di sesso a pagamento costituisce una modalità di comportamento “facile” e, dunque, “utile” per evitare l’intimità autentica, oppure, è un vero bisogno di intimità, ma è mal posto? Si può considerare un incontro, in quanto tale, quello che avviene tra il cliente e la prostituta o è solo un rapporto di forza esercitato per controllare il desiderio femminile? E ancora, come e in quale proporzione è distribuito il potere tra chi compra una persona, come fosse una merce, e chi vende le proprie prestazioni sessuali? La mercificazione del corpo oggettivizza e appiattisce la relazione oppure può costituire l’espressione di bisogni relazionali che la nostra società non riconosce riconducibili ad una comune e condivisa “morale pubblica”?
Certamente, i presenti hanno affermato la necessità di non giudicare se si vuole accedere al vissuto sia dei clienti che delle prostitute, per non ricadere nell’indifferenza o nella condanna che finiscono per impedire ogni analisi del problema. Si è sentita l’urgenza di superare il senso di sporcizia, propriamente maschile, provato nei confronti della propria sessualità, ma spesso proiettata verso chi si prostituisce, al punto che donne e a volte uomini o transessuali sono riconosciuti in quanto tali solo perché utili per “sfogare” desideri sessuali vissuti come negativi o pericolosi.
Tutti i partecipanti hanno riconosciuto il bisogno di discutere pubblicamente della sessualità maschile per non considerare il ricorso alla prostituzione come un fenomeno “patologico” di alcuni e, soprattutto, per debellare quelle pretestuose e inefficaci politiche repressive che impediscono la costruzione di una rete sociale in grado di salvare chi è sottoposta a tratta e ostacolano l’uscita dalla clandestinità, criminalizzando.
Nel parlare di prostituzione si è finito per scrutare nella quotidianità delle relazioni, segnate da un’asimmetria di potere tra uomini e donne e da diverse concezioni del bisogno sessuale; si è guardato alle umane difficoltà che clienti e prostitute incontrano in una società incapace di accogliere chi soffre; si è parlato della morale, condizionata da certo cattolicesimo conservatore e familista che osteggia la libera scelta delle relazioni.
L’incontro rilancia l’interrogativo sulla motivazione che spinge milioni di uomini in Italia a ricorrere alla prostituzione; forse, alcuni fattori stimolanti sono il desiderio di sentirsi liberi, senza chiedersi quanto la realizzazione della propria libertà leda quella degli altri, di uscire dalla necessità della performance, della difficoltà a confrontarsi sulle pratiche sessuali con le proprie compagne, della difficoltà dei padri ad accompagnare i figli verso la consapevolezza dei loro sentimenti, al fine di saper fronteggiare e criticare la quotidiana esposizione di immagini della donna, pornografiche e non, che ne sviliscono la dignità.
Abbiamo delegato al denaro la funzione di regolare i rapporti sociali e, ora, la mercificazione e la reificazione sono in ogni ambito relazionale, da quello istituzionale a quello quotidiano, in cui potremmo scoprire che anche nostra figlia si prostituisce per una ricarica telefonica. La promessa comune è stata quella di impegnarsi a far dialogare il desiderio femminile con quello maschile per superare la cecità culturale che ci relega negli stereotipi. Gli uomini presenti all’incontro pensano che fare luce sulla sessualità maschile e sulla maschilità consenta di liberare nuove forme di azione in grado di scardinare il modo attuale di fare politica. Viceversa, la repressione dei comportamenti continuerà a ricacciare nel buio le nostre esistenze.
Commenti recenti