“Tratta delle donne, una triste mappa globale”
Dalla messicana Lydia Cacho Schiave del potere
di Claudio Tognonato
pubblicato su “il manifesto” del 29 Giu 2011
«Quando Da compì diciotto anni, il padrone del Viva Night la vendette per 750 dollari al bordello 55 perché era troppo vecchia e i clienti volevano carne fresca. Sono fortunata, dice con un sorriso privo d’allegria: ci sono bambine che iniziano a sei anni, se non altro io ne avevo tredici. Poi rimase incinta di un cliente e nacque una bambina che, dice, non farà mai la prostituta».
Il libro della giornalista messicana Lydia Cacho, Schiave del potere. Una mappa della tratta delle donne e delle bambine nel mondo (Fandango, pp. 341, euro 20) è un viaggio sconvolgente sulle piste del traffico di schiavi. Qui siamo a Phnom Penh, Cambogia: la giovanissima Da, acquistata a suo tempo per 200 dollari, ora sta imparando a cucire, vuole lavorare in una fabbrica e tenere la figlia lontana dalle grinfie dei mercanti di carne umana. «Le chiedo se il padre della bambina è d’accordo – scrive ancora la giornalista – e lei si osserva le unghie, corte e un po’ sporche. Il padre della bambina è un cliente del bordello, e un poliziotto. Dice che quando sarà cresciuta, lui stesso farà la prova per sapere se la piccola era nata per fare la puttana. E tu cosa ne pensi, le chiedo. Da si limita a girare la testa e a guardare dalla finestra: è il segno che l’intervista è finita». Il commercio di esseri umani, che registra di questi tempi uno sviluppo incredibile, è legato per circa il 70 per cento allo sfruttamento sessuale: ogni anno 1.390.000 persone, nella stragrande maggioranza donne e bambine, sono ridotte allo stato di schiave del sesso.
Un commercio fiorente, cresciuto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso – gli anni dell’arretramento dello Stato, della privatizzazione, della deregulation e del conseguente sviluppo delle mafie. Se la tratta delle bianche è un fenomeno antico, si è trattato a lungo di un commercio minore, in mano ai pirati che sequestravano donne per venderle a bordelli di paesi lontani. Oggi invece questo commercio è in via di espansione, tanto che la tratta di esseri umani è documentata in 175 nazioni. Grazie alla supremazia del libero mercato, infatti, spesso le mafie possiedono tecnologie migliori della polizia e riescono a stabilire patti regionali e transnazionali, muovendosi come potentissime aziende per le quali la prostituzione è una industria e le donne, le bambine e i bambini sono il prodotto venduto.
Lydia Cacho narra il suo viaggio che parte dalla Turchia, e tocca di volta in volta Palestina, Israele, Giappone, Cambogia, Cina, Birmania, Argentina, Messico. Un viaggio rischioso in cui l’autrice intervista funzionari dello Stato, polizia, vittime della tratta e organizzazioni che agiscono per contrastare il traffico umano. Cacho è ben consapevole dei pericoli che corre: già nel 2005 è stata imprigionata e torturata nel suo paese dopo avere pubblicato il libro Los demonios del Edén: el poder que protege a la pornografia infantil, in cui denunciava lo sfruttamento pornografico minorile e una rete criminale in cui apparivano numerosi funzionari del governo, politici, imprenditori e trafficanti di droga. Nel 2007 la Corte Suprema del Messico ha sentenziato che l’arresto della Cacho era ingiustificato, ma le minacce non si sono fermate, così come non si è fermata la sua attività.
Tanti sono i frammenti di vita che ha raccolto nel suo itinerario intorno al mondo – come la storia della signora King, ex moglie di un membro delle triadi, la mafia cinese da secoli presente in Cambogia. Qui il governo favorisce i cinesi perché «a differenza degli europei, non credono nei diritti umani» e «a loro non importa che a lavorare per dodici ore di fila siano bambini di dodici anni». La donna, che ha collaborato con l’indagine di Lydia Cacho e in seguito, dopo avere lasciato il paese, è stata accolta in un rifugio europeo, racconta a proposito della mafia sino-malese, di cui l’ex marito è un affiliato: «Le bambine vengono utilizzate per due anni: poi, dopo averle sfruttate per il turismo sessuale, le mandano nelle fabbriche tessili, di cui sono soci. La loro banda è specializzata in vergini».
Il commercio di donne e bambine si nutre delle situazioni di estrema povertà: dalle armi alla droga, dagli organi umani ai figli, tutto può essere oggetto di traffico. Dopo pochi anni le bambine sono considerate vecchie, e del resto la violenza e l’enorme quantità di prestazioni sessuali che sono costrette a subire le logora in poco tempo. Ma tornare a casa non è facile, anche perché spesso a venderle come prostitute sono stati membri della loro stessa famiglia. Sono vite distrutte: i trafficanti le hanno isolate, violentate e convinte con ogni forma di abuso che non hanno nessun valore. Non hanno documenti e se scappano o si ribellano, sanno che le ritorsioni saranno terribili: potranno solo morire e nessuno lo verrà a sapere. Sconfiggere questo commercio è estremamente difficile: spesso queste mafie sono parte integrante dello Stato, senza contare che le leggi contro il traffico di esseri umani sono superate dai continui cambiamenti tecnologici e culturali. Ma l’ostacolo più grande è l’indifferenza degli uomini.
Assistiamo a nuove forme di sessismo, forse perché i maschi non si rendono conto di essere anch’essi vittime dello stesso modello culturale. «Negli eserciti – scrive la giornalista messicana – i soldati sono addestrati a non essere codardi o sentimentali, vale a dire a non esprimere emozioni da checche, finocchi o donnicciole (…) L’addestramento militare consiste nell’inibire l’empatia verso il dolore dell’altro». Il modello dell’uomo predatore, che annienta l’altro, lo sottomette, lo rende passivo, è alla base di una cultura mai davvero messa in discussione. Per contrastare il mercato delle schiave è indispensabile promuovere un epocale cambiamento di mentalità – e il libro di Lydia Cacho, con la forza dell’evidenza, è un manifesto contro l’omertà e il cinismo maschile.
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