Nell’ambito dell’associazione Nuovo Maschile si riunisce da giugno 2014 il gruppo maschile di condivisione.
Al momento siamo in otto. Il gruppo accoglie chiunque accetti di far proprie poche semplici regole:
- la riservatezza;
- l’atteggiamento di ascolto non giudicante;
- la disponibilità a confrontarsi su un piano personale, esperienziale ed emotivo, non disdegnando il dibattito teorico, ma utilizzando quest’ultimo solo per spiegare meglio ciò che si sente “dentro”;
- l’accoglienza dell’altro, nelle sue differenze, che si tratti di differenze caratteriali, o di orientamento politico, o di identità sessuale, o di provenienza socio-economica, ecc.
Infatti siamo tutti molto diversi l’uno dall’altro ed esprimiamo anche maschilità di tipo diverso. Lungi dall’essere un ostacolo, queste differenze sono state finora un collante e uno stimolo all’ascolto reciproco, un ascolto non freddo e razionale, anzi per così dire affettuoso, empatico ed emotivamente intenso.
Il gruppo si riunisce ogni 15 giorni. Alla fine di ogni incontro si svolge un piacevole rito, ossia quello della condivisione dei contenuti che hanno toccato più profondamente ciascuno dei partecipanti. Infine, tutti insieme decidiamo, anche sulla base della “materia prima” scaturita dalla conversazione appena terminata, il tema per la volta successiva (o le volte successive).
Gli argomenti possono essere i più svariati, mentre ciò che li accomuna è la visione maschile su di essi. Il gruppo diventa così un luogo speciale dove avviene qualcosa che di rado accade fuori: un insieme di uomini che parlano e ascoltano nel rispetto dell’altro.
Nei mesi abbiamo parlato di: rapporto con le figure genitoriali, islam, amicizia, paternità, la malattia …
Sullo sfondo sta sempre ciò che ci accomuna: il desiderio di confrontarsi sul mondo, da uomini consapevoli di che cosa essere maschi significa oggi, dopo millenni di patriarcato, maschilismo, violenza e prevaricazione, e dopo un secolo di emancipazione femminile e lotte di liberazione lgbt.
Il gruppo di condivisione non si è occupato finora di violenza di genere, perché ha preferito riflettere sulla maschilità e sul modo in cui queste maschilità interloquiscono col mondo, con gli altri uomini e con le donne, con le diversità, nella consapevolezza che la violenza di genere si combatte a partire da un cambiamento culturale di base innanzitutto sulla de-costruzione degli stereotipi di genere.
Abbiamo timidamente cominciato a parlarne solo di recente in modo più specifico, a partire dal dato che tra le persone c’è un muro antico, friabile e fatiscente quanto lo sono le costruzioni sociali, ma potente e tragico quanto lo sono, appunto, le medesime costruzioni sociali. Nel gruppo di condivisione andiamo gradualmente scoprendo che il muro non è quello che divide tutti gli uomini da tutte le donne. Attraverso vecchi e nuovi linguaggi e vecchi e nuovi atteggiamenti, nel gruppo apprendiamo che al di qua del muro vivono insieme uomini e donne che cercano consapevolezza e rispetto reciproco, e che hanno molte più cose in comune di quanto si creda. Insieme alle donne, ci sono uomini che riconoscono in sé, e nell’altro, il seme della violenza, il germe dell’aggressività, e lo vogliono considerare per bene, con lo sguardo fisso sul dolore che provoca.
Dall’altra parte del muro, non ci sono solo coloro che esercitano violenza e prevaricazione ma anche coloro che volgono la faccia dall’altra parte, coloro che si dicono non interessati alla questione, coloro che con l’indifferenza rallentano o bloccano il percorso di cambiamento culturale, senza il quale mai cesseranno le violenze.
Nel gruppo si fanno dunque alcune cose fondamentali, si mostra interesse, non si volge la faccia dall’altra parte, si impara ad ascoltare, ma anche a comunicare, si esprime affezione per ciò che l’altro è e rappresenta, ci si sostiene reciprocamente, si fanno a pezzi gli stereotipi, si promuove, insomma, un lento, ma deciso cambiamento culturale.