Palermo Giovedi’ 2 Febbraio ore 17:30
Aula Rostagno , Palazzo delle Aquile
Aula Rostagno , Palazzo delle Aquile
La violenza maschile che colpisce le donne vuole annientare ogni libera aspirazione o scelta di vita, di una vita autonoma, senza coercizione e abuso. Il potere di dare la morte, di bruciare la donna come si faceva con le streghe, è ciò che l’ uomo ha esercitato in passato e continua ad esercitare, mettendolo in atto, sentendolo proprio del suo essere maschio, della sua costruzione mentale dell’essere uomo, padrone e predone della vita di una donna. La sua proprietà, il suo oggetto subordinato in tutto e da sopprimere nel caso qualcosa nella strategia di dominio non dovesse andare come pianificato.
I media ci raccontano continuamente di delitti passionali: ciò che ci è stato trasmesso dagli organi ufficiali d’informazione sono una serie di atti commessi per “il troppo amore”, per condizioni specifiche alterate del maschio: ha perso il lavoro, hanno litigato, era sotto stress (come se ciò bastasse a giustificare il tentato omicidio nei confronti dell’ex compagna, oggetto di sfogo del proprietario).
I media nel frattempo sono inondati di pubblicità che usano il corpo delle donne, rappresentato sempre e soltanto come oggetto del desiderio maschile oppure angelo del focolare oppure nel migliore dei casi donna in carriera spietata che insegue il successo e tenta di ritagliarsi un posto di prestigio nella società dominata dai valori patriarcali e se ne fa espressione.
Non cambierà nulla se non investiremo per cambiare questa mentalità, questo modello maschile, queste relazioni in cui c’è uno squilibrio di potere dettato dal patriarcato e da una diffusa indifferenza. La violenza ci riguarda tutt* da vicino, non possiamo pensare che sia qualcosa lontano da noi. Fa parte del nostro modello sociale, di interazione, di regole secolari, di ruoli immutati. E ribadiamo che non è un fatto privato. C’è una responsabilità collettiva, politica.
I media ci raccontano continuamente di delitti passionali: ciò che ci è stato trasmesso dagli organi ufficiali d’informazione sono una serie di atti commessi per “il troppo amore”, per condizioni specifiche alterate del maschio: ha perso il lavoro, hanno litigato, era sotto stress (come se ciò bastasse a giustificare il tentato omicidio nei confronti dell’ex compagna, oggetto di sfogo del proprietario).
I media nel frattempo sono inondati di pubblicità che usano il corpo delle donne, rappresentato sempre e soltanto come oggetto del desiderio maschile oppure angelo del focolare oppure nel migliore dei casi donna in carriera spietata che insegue il successo e tenta di ritagliarsi un posto di prestigio nella società dominata dai valori patriarcali e se ne fa espressione.
Non cambierà nulla se non investiremo per cambiare questa mentalità, questo modello maschile, queste relazioni in cui c’è uno squilibrio di potere dettato dal patriarcato e da una diffusa indifferenza. La violenza ci riguarda tutt* da vicino, non possiamo pensare che sia qualcosa lontano da noi. Fa parte del nostro modello sociale, di interazione, di regole secolari, di ruoli immutati. E ribadiamo che non è un fatto privato. C’è una responsabilità collettiva, politica.
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