E’ finalmente uscito il libro che contiene gli interventi del convegno sull’educazione alla pluralità, e molti altri contributi!
Un compendio per chi vuole avere strumenti ed approcci diversi per un’educazione alla pluralità a tutto tondo: dal femminismo alla religione, dalle istituzioni all’accademia, passando per esempi virtuosi di editoria non stereotipata sul genere.
Lo presenteranno il 17 marzo alle 18.45 le curatrici del convegno Barbara Mapelli, Laura Quagliuolo e Alessandra Ghimenti, con molte delle relatrici fra cui: Sara Valmaggi, Vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, Laura Caruso, Annabella Coiro, Maria Silvia Fiengo, Mara Ghidorzi, Rita Innocenti, Alessio Miceli, Sara Marini, Lara Pipitone, Cristina Scalabrini.
Articolo ripreso da Casa delle Donne di Milano
Il 2 aprile, dalle 9.30 alle 18.00 alla Casa avremo l’opportunità di approfondire un tema che riguarda tutte e tutti molto da vicino: l’educazione dei più piccoli al rispetto e alla pluralità, l’affermazione di diritti, la libertà di essere come vogliamo.
Da alcuni mesi si è scatenata nei confronti della scuola pubblica una battaglia contro la cosiddetta “ideologia del gender”, locuzione che in sé non ha alcun significato ma che è stata adottata da un fronte composito di associazioni per lanciare un attacco a chi, all’interno del nostro sistema educativo, si attiva per organizzare iniziative e corsi di formazione che hanno l’obiettivo di contrastare e snidare gli stereotipi sessuali, le ineguaglianze e i pregiudizi di cui la nostra cultura è intrisa; attacco rivolto, in particolare, a chi vuole ridiscutere le relazioni tra donne e uomini e a chi dichiara differenti orientamenti affettivi e chiede di veder riconosciuti i suoi diritti.
Va ricordato che nella scuola italiana non vi è una diffusione sufficiente delle proposte educative di genere, poiché manca un quadro legislativo di riferimento; il nostro Paese ha più volte ricevuto richiami dalla Comunità Europea per la sua inadempienza riguardo a interventi didattici, di formazione docenti e elaborazione di libri di testo adeguati alla sfida.
Ma, nonostante la frammentarietà e la precarietà degli interventi formativi, sono iniziati attacchi virulenti intesi a manipolarne il significato; attraverso l’uso della locuzione “ideologia del gender” si tenta di far sparire una proposta educativa, si vuole insinuare che questi interventi formativi metterebbero in pericolo la solidità dell’istituto famigliare – quello “vero e naturale” padre, madre, figli – e la solidità dei ruoli sessuali tradizionali. Insomma, i passi difficili, le faticose conquiste educative di tutti questi anni hanno generato una serie di paure e timori che si sono espressi secondo una scala di interventi che, prevalentemente, hanno toccato molti tasti, adottando linguaggi forti, metafore manipolatorie e, facendo leva su un messaggio confuso e destituito di senso, lo si è trasformato, abbastanza abilmente, in una parola d’ordine facile e accessibile a chiunque, anche se falsa, esentando dalla fatica di esercitare un pensiero autonomo.
Coloro che conducono questa battaglia contro il gender si presentano in ogni occasione, pubblica o formativa. Il messaggio portato da questi personaggi (assai bene organizzati e probabilmente finanziati) nelle occasioni di incontro nelle scuole o in luoghi pubblici, ha una capacità di presenza e diffusività notevoli proprio per la sua semplicità, la sua valenza manipolatoria e insinuante, e risulta efficace in particolare se rivolto a quei genitori preoccupati per l’educazione di figli e figlie, che non possiedono gli strumenti per decifrare la falsità e la vacuità di quanto viene loro proposto.
Riteniamo quindi che quanto fatto finora per contrastare questi attacchi diffusi non possa limitarsi al proseguimento degli interventi educativi nelle scuole, peraltro resi difficili o talvolta annullati a causa della campagna denigratoria, ma che sia necessario rivolgersi direttamente alla cittadinanza, organizzare tavoli di discussione in cui impostare un dibattito reale che sfati e denunci queste attività manipolatorie e per inserire nella cornice corretta le azioni educative volte a formare identità sessuate equilibrate e il più possibile serene.
La nostra proposta di un incontro e dialogo tra più realtà sui temi dell’educazione di genere si propone di creare una rete di alleanze e di reciproca conoscenza tra i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di formazione di genere non solo con l’obiettivo di contrastare una campagna diffamatoria ma con l’intenzione di coordinare e rendere quindi più efficaci e correttamente praticabili e comunicabili una pedagogia e una didattica che consideriamo necessarie, soprattutto nella contemporaneità, per la crescita di piccoli e piccole e giovani donne e uomini.
Barbara Mapelli, Alessandra Ghimenti, Laura Quagliuolo