RETE ATTRAVERSO LO SPECCHIO BOLOGNA
1. Principi e presupposti
Attraverso lo specchio è una Rete di Associazioni che dalla loro diversa e specifica posizione hanno deciso di coordinarsi e di agire in modo condiviso nel campo dell’educazione al genere.
L’educazione al genere è intesa dalla Rete sia come occasione di crescita multidimensionale, sia come strumento per emanciparsi da vincoli culturali stereotipati e coercitivi.
In quest’ultimo senso l’educazione al genere è anche una forma di prevenzione della violenza di genere.
1.1 Educare al genere
Il genere è per la Rete lo spazio aperto della progettazione di sé.
Gli studi di genere sono, per alcune delle Associazioni della Rete, uno strumento che orienta la pratica e una cornice alla quale ricondurre la riflessione che dalla pratica deriva.
L’educazione è per la Rete una relazione dinamica il cui obiettivo è quello di stimolare la consapevolezza, di valorizzare i percorsi soggettivi, di portare ad autorevolezza i saperi individuali.
È condiviso da tutte le Associazioni che l’educazione al genere sia un modo per promuovere relazioni sane.
Sane sono quelle relazioni che usano con equilibrio di tutto: delle emozioni, dei sentimenti, dei ruoli, dei limiti.
La differenza di genere è l’archetipo di tutte le differenze.
Lavorare sul genere significa agire su modelli che sono transculturali e tenere presenti simultaneamente tutte le possibili declinazioni della differenza.
Tutte le Associazioni della Rete hanno un approccio al genere interculturale.
1.2 L’approccio educativo
Nel rispetto delle diverse concezioni di “come stare al mondo” e di come comunicarlo, il lavoro educativo è concepito da tutte le Associazioni della Rete come uno spazio di libera espressione e di accoglienza di tutte le diversità.
L’obiettivo finale di questo lavoro è “stare bene con la propria identità”, con se stessi e se stesse, “su qualsiasi genere si decida di costruire la casa della propria soggettività”.
Per alcune Associazioni della Rete l’intervento educativo ha anche lo scopo di informare sui dati relativi alla violenza contro le donne e alla violenza di genere e sulle possibilità concrete di intraprendere percorsi di uscita dalla violenza.
Per alcune Associazioni della Rete è importante nominare le forme di violenza contro le donne della strumentalizzazione, della manipolazione e della mercificazione.
1.3 La violenza di genere
La violenza contro le donne è per tutte le Associazioni della Rete una violenza di genere.
Fare riferimento al genere, nel discorso sulla violenza contro le donne, significa mettere in luce la dimensione sessuata del fenomeno: richiamare la diseguaglianza storica tra uomini e donne e le prevaricazioni che, in ragione di una presunta superiorità, gli uni hanno esercitato – e continuano a esercitare – sulle altre.
Tutte le Associazioni della Rete condividono che violenza nelle relazioni di intimità, bullismo, omofobia, transfobia e lesbofobia sono forme di violenza di genere e che derivano dagli stereotipi del maschile e del femminile.
Il rifiuto di una “natura” del maschile e di una “natura” del femminile è condiviso da tutte le Associazioni della Rete così come l’impegno a scardinare, attraverso l’esperienza quotidiana, i modelli normativi che vogliono imporre un’idea di genere oggettiva e stereotipata. Sia il maschile che il femminile esprimono una pluralità non riconducibile a una comune essenza.
Alcune Associazioni della Rete sono consapevoli anche che esiste una genealogia del maschile, come principio ordinatore prevaricatorio e violento, alla quale, dalla posizione di uomini, è necessario guardare con lucidità e giusta distanza per emanciparsene senza deresponsabilizzarsi.
1.4 La militanza
Per alcune Associazioni della Rete il femminismo è l’esperienza storica dalla quale derivano la loro militanza.
Per altre Associazioni della Rete tale esperienza deriva dal movimento omosessuale.
La militanza è per queste Associazioni un atto politico orientato a “cambiare il mondo”.
Il cambiamento che queste Associazioni hanno come obiettivo è quello di “trasformare il genere”.
L’educazione al genere è un’educazione a trasgredire i modelli dominanti che coinvolge simultaneamente le due posizioni di chi educa e di chi è educato/a.
1.5 La trasgressione, l’avventurosità, l’eresia
Il movimento controcorrente, o la trasgressione, o l’avventurosità, o l’eresia, sono modi diversi per intendere l’impegno di tutte le Associazioni della Rete in un lavoro di analisi delle rappresentazioni tutto teso ad allargare l’immaginario, a provocare uno sguardo obliquo su stessi/e, che è quello della libertà di reinventarsi giocando creativamente con i propri limiti.
Le storie, individuali e collettive, biografiche e immaginarie, sono il punto di partenza di questo lavoro che è un’educazione a guardare e a guardarsi con consapevolezza, a scoprire in sé e negli/le altri/e testi e sottotesti, ad accettare o a rifiutare lo sguardo altrui, ad “aprire finestre di libertà su possibili altrove”.
Quello che le Associazioni della Rete intendono promuovere e accompagnare con il proprio stimolo è un progetto di sé (chi sono?) e un progetto di vita (dove vado?) quanto più sostenibilmente autodeterminati.
L’autodeterminazione sostenibile è quella consapevole che il progetto non avviene nel vuoto pneumatico, ma in relazione a una serie di vincoli interni ed esterni alla persona.
L’azione educativa efficace è quella che non nega i vincoli, ma guida al loro riconoscimento e al loro superamento.
L’idea di educazione che la Rete ha in mente è un accompagnamento all’autonomia.
Se l’accompagnamento funziona, a un certo punto, la funzione educativa della Rete non è più necessaria.
Per tutte le Associazioni della Rete il senso di prossimità, la spinta umana, il desiderio di smuovere l’animo, di dare voce a ciò che è silente, sono elementi fondamentali dell’approccio educativo.
1.6 Le genealogie
Tutte le Associazioni della Rete si riferiscono al femminismo e al movimento omosessuale come a realtà composite e plurali.
La Rete deriva dal riconoscimento di questa pluralità un’indicazione di percorso: l’importanza di concepire e organizzare il lavoro di Rete come un confronto e un’interazione continua tra diverse posizioni verso un obiettivo sinergico.
Tutte le Associazioni della Rete condividono la critica all’universalismo oggettivante del neutro cioè a quel principio filosofico che nella logica dell’Uno, assoluto e autosufficiente, neutralizza la molteplicità.
Il posizionamento è per tutte le Associazioni della Rete un esercizio di relatività: il riconoscimento di esistere e di parlare da un luogo determinato di relazioni e di discorsi.
Tutte le Associazioni della Rete sono consapevoli della propria parzialità.
La parzialità è il riconoscimento di essere parte e non tutto e la disponibilità a mettersi in gioco, “compromettendo” la propria biografia.
La dichiarazione della propria parzialità è anche un principio deontologico del lavoro educativo.
Significa rinunciare alla posizione oggettiva e porsi come soggetti interrelazionali di esplorazione e di ricerca.
1.7 Aiutare e aiutarsi
Per tutte le Associazioni della Rete l’intervento educativo ha anche lo scopo di attivare una rete di aiuti attorno a chi è vittima di discriminazione, a chi assiste o a chi subisce una violenza perché non rimanga solo/a.
Parte del lavoro di alcune Associazioni della Rete è anche capire quale è la rete di aiuto che può essere attivata perché nessuno/a sia vittima oltre che della discriminazione, o della violenza, o della paura, anche dell’isolamento.
Paura, isolamento e fatica sono sentimenti comuni anche ad alcune Associazioni della Rete.
“Cambiare il mondo”, “trasformare il genere”, contrastare i modelli dominanti richiede molta energia, tanta fatica e tanto scontro.
1.8 L’impegno contro ogni discriminazione
Il rifiuto di ogni fondamentalismo è un principio condiviso da tutte le Associazioni della Rete.
Tutte le Associazioni della Rete condividono il principio del contrasto di tutte le forme di discriminazione all’interno del quale riconducono l’impegno particolare contro la violenza sessista, omofobica e di genere.
Per tutte le Associazioni della Rete il riconoscimento della libertà e dei diritti di ogni persona è un principio fondamentale.
Tutte le Associazioni della Rete condividono il principio del riconoscimento e della tutela delle persone LGBT e l’impegno ad accogliere, seguire e supportare chiunque sia discriminato/a per ragioni riconducibili all’identità di genere e all’orientamento sessuale.
2. Metodologia
La Rete Attraverso lo specchio condivide una medesima metodologia dell’intervento educativo.
Per metodologia la Rete intende i riferimenti che orientano la prassi educativa in modo congruente ai propri principi e presupposti.
Sono elementi metodologici: l’idea di soggetto educante e di soggetto educato, la strategia educativa, la contestualizzazione dell’intervento, l’adattabilità dell’intervento, le modalità di interazione con tutti i soggetti dell’azione educativa, la valorizzazione del lavoro, l’impiego politico dei suoi risultati.
Nella visione della Rete la metodologia è una cornice di riferimenti dinamica e interattiva, che permette di ricondurli a una medesima matrice epistemologica pur configurandosi, trasformandosi e adattandosi allo specifico di ogni diverso intervento.
2.1 Soggetto educante e soggetto educato
L’educazione al genere non è riducibile alla trattazione di un tema, ma è l’accompagnamento all’elaborazione di un’esperienza.
Ne consegue che la preparazione di chi educa è sia teorica che esperienziale.
Tutte le Associazioni della Rete sono impegnate, in diverso modo, in pratiche che presuppongono una costante riflessione sul genere.
La Rete è uno spazio di confronto a partire dall’esperienza, condiviso il presupposto che la riflessione sul genere può produrre cambiamento solo se è agita politicamente.
La Rete condivide il posizionamento come principio dell’azione educativa.
Il posizionamento nella relazione educativa è sempre cosciente della disparità tra soggetto educante e soggetto educato e della responsabilità, in capo a chi educa, a essere competente, consapevole e equilibrato/a.
Posizionarsi nella relazione educativa significa esplicitare la propria posizione (presupposti, intenzioni e ruolo) e mettersi in gioco nella relazione, facendo attenzione a non porsi su un falso livello di pariteticità, né su un piano competitivo, riconducendo tutto ciò che accade nella dimensione io/tu allo spazio/tempo della relazione educativa.
Posizionarsi nella relazione educativa significa anche mantenere l’attenzione alla propria biografia, senza esondare dalla propria funzione di educatori/trici, evitando di confondere il partire da sé con una condivisione seduttiva e simbiotica.
Partire da sé nella relazione educativa significa concentrare l’attenzione sui vissuti, partendo dalle esperienze condivise e condivisibili, collegando le situazioni singolari a quelle plurali, evitando generalizzazioni che suscitino reazioni “politicamente corrette” o ideologiche.
Partire da sé nella relazione educativa significa anche riconoscere senso e valore al discorso di ognuno/a e accettare di iniziare il lavoro dal suo punto di partenza.
L’azione educativa è, secondo la Rete, un costante “trarre fuori” e “restituire”.
Questa azione è sempre possibile, sia che si tratti di bambini/e, sia che si tratti di ragazzi/e, sia che si tratti di adulti/e.
La relazione tra soggetto educante e soggetto educato non è un trasferimento di contenuti da un pieno a un vuoto, ma un andirivieni tra sensi e significati consapevoli e inconsapevoli e tra rappresentazioni e realtà.
Per questa ragione, la posizione di chi educa è sempre un passo indietro rispetto a chi è educato/a: è la posizione di chi offre delle visioni alternative e non dei percorsi predeterminati, nel pieno rispetto delle scelte individuali.
Il soggetto educato è considerato nella sua autonomia e nella sua libertà: stare nelle regole o trasgredire le regole è una responsabilità/diritto sempre ammesso.
La sospensione del giudizio è, secondo la Rete, un principio dell’azione educativa: significa condurre la relazione a un reciproco “starsi di fronte”, con rispetto e valorizzazione di ognuno/a, sia nella reciprocità educante-educato/a, sia nella reciprocità educato/a- educato/a.
La posizione di chi educa nei confronti di chi è educato/a è sempre una posizione di sostegno e di aiuto.
L’accoglienza e l’ascolto della voce di ognuno/a è, per la Rete, un fondamento educativo, così come la capacità di riconoscere, di nominare (e di denunciare, se necessario e non controproducente) situazioni di particolare gravità e di compromissione di una crescita libera e sana.
2.2 La strategia educativa
La posizione di chi educa è quella che rifiuta la visione stereotipata dei modelli dominanti, senza la presunzione di esserne completamente estraneo/a, ma nella consapevolezza di dovere esercitare continuamente, a partire da sé, la vigilanza e il contrasto.
Per questo chi educa non fa finta di essere qualcuno/a che non è e non ha paura di fare i conti con le proprie contraddizioni: ciò che viene trasferito a chi è educato/a è l’autorevolezza del proprio “in fieri”, comprese le sue frammentazioni e i suoi andirivieni.
Il lavoro sugli stereotipi culturali è considerato centrale dalla Rete.
L’obiettivo educativo è quello di favorire la consapevolezza di sé attraverso un processo di interrogazione degli stereotipi che conduca gradualmente dall’esplorazione dei “luoghi comuni”, e del loro carattere accomunante e rassicurante, al riconoscimento dei modelli dominanti, e delle loro dinamiche semplificatorie e identificative, alla scoperta delle risorse originali di ognuno/a, e delle loro infinite declinazioni creative.
Nell’idea della Rete l’approccio educativo è olistico.
“Il cuore per emozionarsi, la testa per comprendere, le mani per fare” sono elementi dell’azione educativa sempre presenti e sempre stimolati, nelle forme del sentire, del pensare e dell’agire.
Quello che la Rete intende promuovere con la propria azione educativa è un doppio livello di azione: su di sé e nel mondo, rendendo i soggetti dell’azione educativa autori della propria progettualità e promotori attivi di cambiamento per una cultura delle differenze.
2.3 La contestualizzazione dell’intervento
Gli interventi educativi proposti dalla Rete si rivolgono a tutti quei contesti, formali e informali, nei quali è contemplata un’attività educativa, pertanto la Rete non può prescindere da un’interlocuzione attiva con tutti i soggetti coinvolti.
In particolare, per quanto riguarda la scuola, qualsiasi intervento di educazione al genere deve necessariamente integrarsi con il Piano dell’Offerta Formativa, attraverso la condivisione del Consiglio d’Istituto, o del Collegio dei docenti, e con il supporto di almeno un’insegnante referente e/o dei/delle rappresentanti degli/delle studenti.
L’intervento della Rete non va considerato infatti come l’offerta di un “servizio a chiamata”, ma come l’attivazione di una trasformazione, in sinergia con le agenzie educative.
2.4 L’adattabilità dell’intervento
Il progetto di educazione al genere è un contenitore all’interno del quale possono essere scelti diversi interventi (informazione, sensibilizzazione, formazione) e diverse modalità di svolgimento delle attività (in forma corsuale o in forma laboratoriale, con l’utilizzo di differenti tecniche).
Per metodologia la Rete intende anche l’adeguamento delle attività all’età e alla maturità dei/delle destinatari/e dell’intervento educativo.
A seconda delle esigenze del contesto educativo e tenuto conto dello specifico di ogni gruppo al quale il progetto si rivolge, saranno concordate specifiche e dettagli dell’intervento.
Una rosa di attività diverse, oltre alle competenze differentemente specifiche di ogni Associazione della Rete, sono garanzia della flessibilità dell’intervento.
Tempi, spazi e strumenti di lavoro sono strettamente correlati al tipo di intervento scelto.
2.5 Le modalità di interazione con tutti i soggetti dell’azione educativa
La Rete è consapevole che il proprio intervento è tanto più efficace quanto più si pone in dialogo con tutte le figure dell’azione educativa stimolando, per quanto possibile, un’azione sinergica.
Per figure dell’azione educativa la Rete intende principalmente i/le insegnanti, gli/le educatori/trici e i genitori.
La sinergia è da considerarsi sia nella condivisione della validità dell’intervento educativo, sia nell’attivazione, ognuno/a per il proprio ruolo, di tutte le competenze utili a sostenerne l’attuazione.
Strumenti del coinvolgimento sono la co-progettazione di dettaglio, la formazione, l’osservazione, la riflessione a partire dalla restituzione del percorso svolto, l’organizzazione di percorsi di continuità educativa.
Per co-progettazione di dettaglio la Rete intende l’adattamento delle linee metodologiche generali al particolare di ogni situazione educativa.
Per formazione la Rete intende sia percorsi corsuali, più o meno lunghi, sia introduzioni, restituzioni e affiancamenti guidati delle/alle attività laboratoriali.
Per osservazione la Rete intende la presenza in situazioni educative eteroguidate con precisi compiti di annotazione e di documentazione.
Per riflessione a partire dalla restituzione del percorso svolto la Rete intende lo stimolo a ripartire da sé traendo spunto dal partire da sé di altri e altre.
Per continuità educativa la Rete intende la relazione tra l’intervento educativo e il più ampio progetto educativo all’interno del quale l’intervento si inserisce.
2.6 La valorizzazione del lavoro
La Rete considera il proprio lavoro un’espressione professionale di alto valore e pertanto valuta imprescindibile il suo riconoscimento economico.
La misura finanziaria è certamente la valorizzazione più adeguata alle forme contemporanee della transazione, tuttavia, eccezionalmente, potranno essere presi in considerazione riconoscimenti di altra natura economica (es. scambi e collaborazioni con altre Associazioni/Istituzioni).
Per valore del proprio lavoro la Rete intende la professionalità delle figure educative, la loro formazione, la progettazione accurata degli interventi, il confronto e la supervisione del gruppo di lavoro che è la Rete.
Nel valore del proprio lavoro è contemplata la possibilità di interventi in coppia: un uomo e una donna, o due uomini, o due donne, sia con funzioni rappresentative della diversità, sia come collaboratori/trici per la migliore riuscita dell’intervento, sia come differenti soggetti prospettici nella rielaborazione del lavoro svolto.
2.7 L’impiego politico dei risultati del lavoro
Il primo impiego politico dei risultati del lavoro è quello che la Rete riconduce al proprio interno come stimolo di riflessione, di autoformazione e di trasformazione.
Ulteriori utilizzi sono tutti quelli utili a costruire e rafforzare il dialogo con i soggetti diversamente coinvolti nel raggiungimento di analoghi obiettivi di trasformazione.
La Rete Attraverso lo specchio vuole essere un punto di riferimento in grado di promuovere e di sostenere un confronto aperto a tutte le Associazioni che hanno interesse a impegnarsi nell’educazione al genere e nella prevenzione della violenza di genere. È una cornice all’interno della quale condividere pensieri, strumenti e storie rispettose delle loro genealogie.
La Rete è anche un osservatorio con funzione proattiva nei confronti delle istituzioni. L’aspirazione è quella a diventare un riferimento orientativo per chi si muove a livello nazionale (e internazionale) intorno a queste esperienze.
3. Tecniche
Per tecniche la Rete intende le modalità con le quali viene condotto l’intervento educativo: letture e racconti, visione di film/filmati o performance teatrali, analisi di materiale pubblicitario, brainstorming, discussioni, somministrazione di questionari, costruzione di cartelloni, costruzione di mappe concettuali, role playing, drammatizzazioni, scrittura su domande stimolo, peer education, partecipazione guidata a concorsi, elaborazione e produzione di materiali documentari e promozionali (video, spot, vignette).
La differenza delle tecniche utilizzate riflette la differenza di storie, di connessioni con altre esperienze e di pratiche che caratterizzano le Associazioni che compongono la Rete.
Alcune delle tecniche utilizzate sono mutuate da altre esperienze educative, altre sono state elaborate da alcune Associazioni della Rete.
La Rete condivide l’utilità di un’autoformazione permanente intesa come forma di condivisione delle pratiche e di riflessione.
La scelta delle tecniche da utilizzare è relativa al tema dell’intervento educativo, all’età dei/delle partecipanti, alle competenze dell’Associazione che cura l’intervento.
Le diverse tecniche utilizzate sono tutte riconducibili a una medesima metodologia dell’intervento educativo e sono orientate ad attivare il più possibile una partecipazione attiva.
4. Documentazione
Per documentazione la Rete intende i materiali prodotti in relazione all’intervento educativo con l’intenzione di riflettere sul lavoro svolto, di valorizzarlo, di sistematizzare riflessioni teoriche e metodologiche, di facilitare il confronto tra educatori/trici, di restituire considerazioni sullo svolgimento e indicazioni sulla prosecuzione delle attività, di offrire spunti a chi lavora in ambito educativo o è attivista, di farsi portavoce di quanto emerso a un pubblico più ampio, di esprimere obiettivi politici.
La documentazione può essere concepita e costruita sia da chi conduce l’intervento educativo sia da chi ne fruisce, in modo collaborativo o in modo autonomo, diventando così, essa stessa, ulteriore strumento educativo.
La documentazione può essere cartacea (depliant, manuali, volumi) o multimediale (cd rom, dvd rom, filmati off line o online), può essere o non essere interattiva, può avere un carattere informativo, divulgativo o formativo, può essere illustrativa (backstage) o liberamente ricostruttiva (fiction di comunicazione sociale), può rivolgersi, con diversi linguaggi, a target differenti.
La documentazione può fornire anche spunti e soggetti per materiali vari di campagne promozionali (spot, cartelloni, cartoline, magliette, borse, spille, ecc.).
La Rete è consapevole dell’utilità della documentazione, tanto ai fini della elaborazione e della programmazione interne, quanto ai fini della condivisione e del confronto esterno.
Per questo la Rete ritiene importante che il materiale prodotto a questo scopo sia facilmente rintracciabile e fruibile: in parte, in forma di archivio riservato ai membri della Rete, in parte, in forma di patrimonio accessibile a una più ampia Rete di soggetti interessati.
Il lavoro di archiviazione della documentazione pone il problema della memoria storica di quanto realizzato. La Rete ritiene che la memoria storica non possa essere ridotta a mera funzione archivistica e che sia importante valorizzare alcune figure di continuità in grado di garantirla.
È considerata documentazione anche la produzione di materiale specifico curata da ogni Associazione perinformare delle proprie attività e trasmettere le proprie riflessioni. Tale materiale, in alcuni casi, è utilizzato come spunto iniziale dell’intervento educativo, in altri casi, è lasciato, a conclusione dell’intervento educativo, come promemoria delle attività svolte e dei recapiti utili.
L’uso di documentazione all’interno degli interventi educativi è condiviso da tutte le Associazioni della Rete, che in alcuni casi si servono anche di materiali prodotti da altri soggetti.
La documentazione della Rete non è sostitutiva della documentazione di ogni singola Associazione che ne fa parte, può però rinviare ai materiali di ogni Associazione.
Elaborazione
Associazione Armonie, Mariolina Borioni
Associazione Casa delle donne per non subire violenza – ONLUS, Silvia Carboni
Il Cassero LGBT Center Arcigay Bologna, Ezio De Gesu e Valeria Roberti
Hamelin Associazione Culturale, Barbara Servidori
Maschile Plurale, Sandro Casanova
Associazione Il Progetto Alice, Giulia Rodeschini e Giulia Selmi
Associazione S.O.S. Donna, Mirna Boncina
U.D.I., Cristina Sciacca
Supervisione e redazione
Letizia Lambertini, Commissione Pari Opportunità Mosaico – ASC InSieme