Urbino / Giovedì 1 dicembre 2016 / Aula Magna del Rettorato / Ore 12.00 / Ingresso libero /
“LE RELAZIONI, LA SESSUALITÀ, LA VIOLENZA E IL POTERE: UNO SGUARDO MASCHILE”
L’ONU ha designato il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su tale drammatica emergenza. In questo contesto si inserisce la conferenza del Dott. Stefano Ciccone dell’ Associazione Maschile Plurale, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che si svolgerà giovedì 1 dicembre alle 12 nell’Aula Magna del Rettorato in Via Saffi, 2 per l’organizzazione del CUG (Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità) dell’ Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.
“Il campo delle relazioni tra i sessi e dei ruoli e delle attribuzioni di genere non si pone più come “questione femminile” da affrontare esclusivamente in termini di politiche di riequilibrio e tutela delle donne – afferma Ciccone – e nemmeno solo in termini di riconoscimento dei diritti civili delle persone con orientamenti sessuali e affettivi non conformi alla norma eterosessuale. Questo mutamento rende ormai impossibile per gli uomini pensare il proprio posto nel mondo, la percezione che hanno di sé come dato naturale. Anche il maschile si mostra essere un genere, costruito socialmente”.
Come si collocano gli uomini in questo profondo cambiamento?
“La stessa costruzione del potere maschile: potere sociale, potere simbolico, potere nelle relazioni, si è incrinata: sono entrate in crisi istituzioni maschili che riproducevano privilegio, controllo e autorità, ma si è anche andata esaurendo la capacità di queste di conferire identità, di produrre saperi, di rispondere alla domanda di senso degli stessi uomini”.
Questa nuova condizione, questo scenario, generano disagio, frustrazione, disorientamento. Ma possono anche aprire delle opportunità per le vite concrete degli uomini e le loro prospettive esistenziali?
“Una delle rappresentazioni più diffuse, divenuta luogo comune , in merito alla collocazione degli uomini rispetto al mutamento avvenuto a seguito della “rivoluzione femminista”, vuole uomini depressi, intimoriti dalla perdita di ruolo, di riferimenti per la propria identità, aggrediti e minacciati da un femminismo che avrebbe “esagerato”, messi in crisi dalla libertà e dall’autonomia delle donne, castrati anche nell’espressione del proprio desiderio dall’espressione di una sessualità femminile disinvolta e aggressiva. Non possiamo distogliere lo sguardo dalla violenza maschile e dal permanere del potere maschile – conclude Ciccone – ma per non fermarci alla denuncia dobbiamo vedere il prezzo che gli uomini pagano per questo potere, leggere le radici relazionali e culturali della violenza senza ridurla a mera devianza”.