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Comunicato D.i.Re. – Il Pronto Soccorso si trasforma in trappola per le donne maltrattate

  • POLITICA E GENERE

Condividiamo profondamente le motivazioni della richiesta di ritirare l’emendamento “codice rosa” alla legge di stabilità. Invitiamo tutti gli amici e i gruppi della rete Maschile Plurale a sostenere l’iniziativa e a discuterne i contenuti.

Per l’Associazione Maschile Plurale hanno dato adesione:

Fabio Bonacina

Antonio Canova

Sandro Casanova

Mario Castigioni

Marco Cazzaniga

Stefano Ciccone

Gian Andrea Franchi

Daniele Frigerio

Andrea De Giacomo

Nino De Giosa

Orazio Leggiero

Alberto Leiss

Giacomo Mambriani

Jones Mannino

Domenico Matarozzo

Alessio Miceli

Beppe Pavan

Michele Poli

Ermanno Porro

Gianluca Ricciato

Franco Tagliaferri

Claudio Tognonato

Giancarlo Viganò

Alberto Villa

Danilo Villa

***

DIRE

 

 

 

 

 

 

Comunicato e firme

Il Pronto Soccorso si trasforma in trappola per le donne maltrattate

9 dicembre 2015

Un emendamento alla legge di stabilità toglie diritti e libertà alle donne picchiate che vanno al Pronto Soccorso. Va ritirato immediatamente.

L’emendamento detto “Codice Rosa” n. 1.131 al ddl Atto della camera 3444 cd. Legge di Stabilitàa firma Giuliani, Verini, Ferranti, Ermini, Gribaudo, Tartaglione, Bazoli, Amoddio, Mattiello, Zan, Campana, Guerini, Morani, Rostan, Pini, Locatelli, Galgano, Milanato, Polverini, D.Bianchi,  minaccia la libertà e i diritti delle donne che subiscono violenza.

L’emendamento configura infatti un percorso obbligatorio, e a senso unico: una donna che si rivolge al Pronto Soccorso sarebbe automaticamente costretta un tracciato rigido, senza poter decidere autonomamente come agire per uscire dalla violenza, e si troverebbe di fronte  un magistrato o a un rappresentante della polizia giudiziaria prima ancora di poter parlare con una operatrice di un Centro Antiviolenza che la ascolti e la sostenga nelle sue libere decisioni. L’emendamento quindi mette in pericolo l’incolumità fisica e psichica delle donne che subiscono violenza maschile, e rischia di compromettere l’emersione del fenomeno.  Questo emendamento è frutto di un analfabetismo costituzionale, legislativo, sociale e culturale.

Infatti, se l’emendamento “Codice Rosa” fosse approvato, una donna picchiata avrebbe paura di rivolgersi al Pronto Soccorso per farsi curare, già sapendo che la sua richiesta di aiuto e di prestazioni sanitarie si tradurrebbe automaticamente in una azione di polizia e poi giudiziaria. E poi chi garantirebbe l’incolumità fisica della donna dopo la visita al Pronto Soccorso? Una delle ragioni per cui le donne stentano a chiedere aiuto e a denunciare è proprio che hanno paura di essere uccise dal maltrattante se lo fanno.

L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica del Consiglio d’Europa. La Convenzione di Istanbul è stata sottoscritta dall’Italia ed è giuridicamente vincolante dall’agosto 2014. Per le donne che subiscono maltrattamenti prevede il diritto di disporre di un sistema di supporto coordinato tra diversi attori territoriali, come i Centri antiviolenza, i Pronto Soccorso, le forze dell’ordine formate all’uopo, servizi sociali, eccetera.

I Centri Antiviolenza, che hanno venticinque anni di esperienza nell’affrontare quotidianamente la violenza contro le donne, sono completamente cancellati dall’emendamento “Codice Rosa”. La violenza maschile contro le donne viene considerata un problema sanitario e di ordine pubblico e sicurezza, invece di essere affrontata come fenomeno strutturale e complesso di ordine politico, sociale e culturale.

L’emendamento “Codice Rosa” è in aperta contraddizione con la vigente legge 119/13, con il pur discutibile Piano Nazionale Antiviolenza appena firmato dal Governo, con tutte le leggi Regionali in materia, e annulla il ruolo fondamentale del Dipartimento delle Pari Opportunità previsto dalla legge.

Le Procure della Repubblica dovrebbero svolgere un lavoro che nulla ha a che vedere con le funzioni dell’autorità giudiziaria. E’ illecito e privo di fondamento che il Ministero della Giustizia si intesti queste attività.

Sono anni che il Ministero dell’Interno e quello della Sanità cercano di far passare il “Codice Rosa” come soluzione del problema della violenza maschile contro le donne, nonostante il parere contrario e l’opposizione di tutti coloro che hanno esperienza in questo campo, innanzitutto i Centri Antiviolenza, il mondo dell’associazionismo delle donne, le organizzazioni sui diritti umani.

Noi ci rivolgiamo alle parlamentari ai parlamentari che hanno a cuore la battaglia per mettere fine alla violenza contro le donne perché contrastino l’emendamento Giuliani, e alle firmatarie e ai firmatari perché lo ritirino.  

Per adesioni scrivete a: [email protected]it

 

centri antiviolenza comunicato Dire contro la violenza emendamento Giuliani pronto soccorso
Maschile Plurale16/12/2015

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One thought on “Comunicato D.i.Re. – Il Pronto Soccorso si trasforma in trappola per le donne maltrattate”

  1. ivana canevarollo ha detto:
    18/12/2015 alle 14:23

    Marina Longo (PD) mi riferisce che, non è più così grazie a quella parlamentare del Pd che ha fatto emendare: la donna non è assolutamente obbligata. Sarebbe stata ulteriore violenza.

    Rispondi

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