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"Raffina i sentimenti, trasgredisci i rituali"

Ago 1997 “Un altro maschile, un’altra esperienza di sé” di C.Vedovati e S.Ciccone

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Ago 1997 “Un altro maschile, un’altra esperienza di sé.
Il bisogno degli uomini di prendere parola” 
di
Claudio Vedovati, Stefano Ciccone
da: “Derive del maschile. Gli uomini dopo il femminismo”, Alfazeta n. 63/64, maggio/agosto 1997

Partire da sé: sembra facile a dirsi, ma per il maschile – paradossalmente – non c’è nulla di più difficile che mostrare a se stesso i proprio bisogni. Paradossalmente, perché è il genere che ha permeato di sé i rapporti sociali, le forme istituzionalizzate del vivere insieme, il modo di pensare il mondo.

La forma maschile – questa forma storica dentro alla quale siamo ancora immersi – si è imposta al mondo e lo ha dominato attraverso una proiezione oltre il proprio corpo. Diventare “uomini” è stato sinonimo di realizzazione nella storia, nella scienza, nei saperi, nel mercato, nella politica, per realizzare un soggetto forte, prometeico, neutrale. Un soggetto che ha fatto tacere il proprio corpo e lo ha rimosso quando lo intralciava ma che poi, proprio attraverso la finzione della propria neutralità, ha imposto il proprio potere sugli altri corpi e li ha dominati.

Giu 1993 “Turisti per caso” di R.Sebastiani e C.Vedovati

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Giu 1993 “Turisti per caso.  Viaggio difficile intorno alla differenza maschile”
di Renato Sebastiani e Claudio Vedovati *
pubblicato in Democrazia e Diritto n.2 1993 

«Vé, te porte mé, / vòi fatel veder / ‘l om che volares. / Fin ros el me devé / ma el strapeghe / daanti al prim specc. / Che pora che ghe vé / e mé, con l’oter là / ze dre a rider»[1] (Franca Grisoni).

‘l om che volares: l’uomo che vorrei, il desiderio di una donna. Ma qual è invece l’uomo che noi, uomini, vogliamo? Siamo capaci di metterci spontaneamente davanti ad uno specchio, senza esservi «strascinati», superando la paura del guardarvi dentro, trovando un’identificazione? Queste le domande che come uomini non possiamo eludere per cominciare ad affrontare il difficile viaggio intorno alla nostra identità sessuata. Segnati dallo scarto tra desiderio e condizione reale, non è stato facile capirlo.

Scopo di questo scritto è descrivere i passaggi di un tentativo fatto in questa direzione. Una esplorazione sulla propria condizione di individui sessuati svolta da un gruppo di ragazzi romani a partire dalla seconda metà del decennio trascorso, iniziata con lunghe chiacchierate private davanti ad una tazza di tè, proseguita poi in riunioni di gruppo, discussioni in luoghi pubblici (assemblee del movimento della pace, sezioni del Pci, feste dell’Unità), e incontri con collettivi di donne.

Nov 1985 “Se la notte lei ci incontra”, di S.Ciccone e R.Sebastiani

IMPEGNO CONTRO LA VIOLENZA

Nov 1985 Se la notte lei ci incontra
di Stefano Ciccone e Renato Sebastiani
pubblicato per la prima volta in “Guernica”, n. 1, 1985*

E’ sera, camminando incontriamo una ragazza. Lei ci vede e affretta il passo finché non ci siamo sufficientemente allontanati. Due uomini di sera fanno paura. Siamo pericolosi. In questa situazione l’affermazione provocatoria secondo cui “gli uomini sono tutti stupratori” si fa reale e concreta e non c’è nulla che, agli occhi della sconosciuta, ci distingua da uno stupratore.

Mar 1985 “Donne in Piazza contro la cultura dello stupro. Gli uomini…”

IMPEGNO CONTRO LA VIOLENZA

Mar 1985 “Donne in Piazza contro la
cultura dello stupro. Gli uomini…”

Un volantino di Guernica

Quella che segue è la riproduzione di un volantino originale del 1985.

Il clima era quello della battaglia per l’approvazione di una legge contro la violenza sessuale che sancisse tale reato come un reato “contro la persona” e non “contro la morale”. Il peggio della cultura cattolica e il servilismo della classe politica alle gerarchie vaticane riusci a impedire questo elementare passaggio di civiltà fino al 1996.

Il coordinamento delle studentesse romane lancia in quei giorni una sfida ai compagni maschi di avviare una riflessione separata, cioè di soli uomini, sulla cultura dello stupro.

Alcuni uomini raccolgono questa sfida come un opportunità per sè, per riflettere sulla propria libertà, la propria storia di uomini, il proprio desiderio. Oltre la solidarietà, il dover essere, e il politically correct.

L’iniziativa è promossa attraverso la rivista “Guernica” che tra l’82 e l’85 tenta di intrecciare questa riflessione con la ricerca sulle culture della pace e dell’ambiente (sono gli anni del movimento contro il nucleare militare e civile), sulla condizione giovanile, sulla critica ai saperi e al modello di sviluppo, sulle forme della politica e la crisi della rappresentanza.